martedì 10 novembre 2009

A RISOLVERE IL PROBLEMA DELLA PRESCRIZIONE NON BASTEREBBE NEPPURE IL DOTTOR AZZECCAGARBUGLI

Due ore di discussione a Montecitorio questa mattina, al centro del vertice tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini sulla riforma della giustizia. Nonostante il lavoro tra Niccolò Ghedini e Giulia Bongiorno per porre in essere un testo condiviso, le distanze tra il premier e il presidente della Camera continuano ad essere notevoli

I maggiori contrasti sono quelli relativi alla prescrizione e la durata dei processi. Soprattutto Fini non accetta che si realizzi una soluzione che vada incontro alle esigenze giudiziarie del presidente del Consiglio il quale però non intende cedere e pretende un un impegno scritto dai parlamentari del Pdl, una carta che il presidente dei deputati non vuole firmare.

I punti sui quali Fini conviene con Berlusconi riguardano al massimo solo la durata massima, sei anni, per i processi. Per il resto la proposta messa a punto dai collaboratori di Berlusconi e Fini si incentrano su questi elementi: in caso di processi per reati con pene non superiori a dieci anni, esclusi reati di mafia, terrorismo o grave allarme sociale come rapina o omicidio, ciascuna fase del processo non potrebbe durare più di due anni in caso contrario interverrà la prescrizione. La norma sarebbe introdotta tramite un disegno di legge d'iniziativa parlamentare.

Altro provvedimento taglierebbe di un quarto dei termini di prescrizione per i procedimenti pendenti relativi a reati di non grave entità commessi prima dell'entrata in vigore dell'indulto. Altri due punti della bozza invece sono relativi alla possibilità per agli uffici giudiziari di svolgere i processi in tempi più brevi. Proprio questo è il nodo maggiore della discordia visto che Fini ha ricordato già come 600 mila i processi cadrebbero in prescrizione con queste nuove norme.

Fonte:(ami) Agenzia Multimediale Italiana -


"Se vogliono migliorare il servizio giustizia siamo qua a dire sì, se vogliono cancellare i processi in corso siamo qua a dire no". Così Pier Luigi Bersani, segretario Pd, ha risposto ai giornalisti a Montecitorio.

Per Bersani "ogni cittadino lamenta la lunghezza dei processi, siamo d'accordo a una riforma che modifichi i meccanismi organizzativi perchè si arrivi a sentenze rapide nel rispetto dei diritti delle vittime, altrimenti non possiamo essere d'accordo. Tutto questo serenamente, perchè è un problema obiettivo. Non possiamo insultare le vittime dei reati per risolvere qualche problema".

Quanto alla dialettica Berlusconi-Fini e alle garanzie chieste dal presidente della Camera, Bersani ha affermato: "Non so come si siano svolti i colloqui. Fin qui ho percepito anche nelle affermazioni del presidente della Camera che c'è l'intenzione di affrontare la riforma della giustizia senza subordinarle alle convenienze".

Fonte:
La Repubblica.it

1 commento:

Unknown ha detto...

Ma Bersani come fa a dire che quello che lui ha percepito è che ''c'è l'intenzione di affrontare la riforma della giustizia senza subordinarla alle convenienze''?Dai fatti risulta che le convenienze del premier non quelle dei cittadini risultano prioritarie.Il PD dovrebbe presentare in parlamento un proprio progetto di riforma il più presto possibile e costrigere al confronto il PDL-Lega sui veri interessi dei cittadini sulla giustizia.Altrimenti si fanno solo chiacchiere utili all'unico interessato.
Franz

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