sabato 16 agosto 2008

LA CALCA DEL MATTINO, DAVANTI ALLA COLOMBAIA DELLE POSTE ITALIANE


Se doveste andare a sbrigare un vostro affare - pensione, pagamento bollette, eccetera - all'ufficio postale di Barcellona centro (quello di via Roma, per intenderci), vorrei che ascoltaste un mio modesto consiglio: non andate mai di sabato, nè prima dell'apertura mattutina.
In questo caso andreste con l'intento di trovarvi, dietro la porta d'ingresso, avvantaggiati al momento dell'apertura degli sportelli, nello stacco del numero dalla famigerata macchinetta dispensatrice del ticket. Niente di più errato.
Di sabato, non conviene, perché la chiusura è anticipata a metà giornata e si rischia, pure avendo il numero d'ordine, di vedersi chiusi gli sportelli prima che si arrivi al proprio turno.
Di mattina presto, prima dell'apertura, è peggio ancora: perchè il tempo che si crede di potere guadagnare arrivando dietro la porta, viene completamente annullato da una serie di fattori negativi.
Anche se si arriva mezz'ora prima dell'apertura, di norma il piazzale antistante la porta d'ingresso risulta già affollato da gente che ha cominciato ad accalcarsi probabilmente dalle prime luci del mattino, per trovarsi tra i primi a catapultarsi all'interno.
E tra questi potete stare certi che ci sono persone che usano una raffinata strategia: si collocano da un lato, in maniera che al momento dell'apertura della porta, che avviene verso l'esterno, loro non si trovino dalla parte in cui la "massa", schiaffeggiata dall'anta, viene allontanata dall'ingresso.
E' il momento dello tzunami verso l'interno ed è un premere e sospingere che mette in imbarazzo chi non è abituato, mentre consente a qualcuno più svelto e meno scrupoloso di scavalcare chi era giunto prima.
Quando si arriva davanti alla "macchinetta", per fortuna c'è un incaricato dalla voce grossa che cerca di distribuire i numeretti, e lo fa difendendosi dalla ressa sgolandosi. E senza lesinare rimbrotti e rimproveri.
Insomma, è un'esperienza che, se si vuole, si può fare una volta sola, anche perchè - a parte la sceneggiata descritta - alla fin fine, nonostante l'alzataccia e la spremuta ai fianchi, il tempo dell'attesa rimane ugualmente lungo.

Fra' Galdino

giovedì 14 agosto 2008

Militari in strada e sindaci sceriffi=il rischio è una guerra tra poveri=il presidente spazzino nel "paese da marciapiede"

"Bene fa il Governo a prendere provvedimenti su annosi problemi . Ma riuscirà a fugare il sospetto che quando è al potere la destra i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?" Se lo chiede "Famiglia Cristiana" nell'editoriale del numero 23, che così prosegue:
"È un "Paese da marciapiede" quello che sta consumando gli ultimi giorni di un’estate all’insegna della vacanza povera, caratterizzata da un crollo quasi del 50% delle presenze alberghiere nei luoghi di vacanza. Dopo vari contrasti tra Maroni e La Russa, sui marciapiedi delle città arrivano i soldati, stralunati ragazzi messi a fare compiti di polizia che non sanno svolgere (neanche fossimo in Angola), e vengono cacciati i mendicanti senza distinguere quelli legati ai racket dell’accattonaggio da quelli veri".
Ma ancora:
"A Roma il sindaco Alemanno, che pure mostra in altri campi idee molto più avanzate di quelle che il pregiudizio antifascista gli attribuisce, caccia i poveri in giacca e cravatta anche dai cassonetti e dagli avanzi dei supermercati. Li chiamano scarti, ma lì si trovano frutta e verdura che non sono belli da esporre sui banchi di vendita. E allora se vogliamo salvare l’estetica, perché non facciamo il "banco delle occasioni", coprendo con un gesto di pietà (anche qui "estetico"), un rito che fa male alle coscienze? Nei centri Ikea lo si fa, e nessuno si scandalizza. Anzi."
"Ma dai marciapiedi - si ammette - sparisce anche la prostituzione (sarà la volta buona?) e sarebbe ingeneroso non dare merito al Governo di aver dato ai sindaci i poteri per il decoro e la sicurezza dei propri cittadini. A patto, però, che la "creatività" dei sindaci non crei problemi istituzionali con questori e prefetti e non brilli per provvedimenti tanto ridicoli quanto inutili; e che il Governo non ci prenda gusto a scaricare su altri le sue responsabilità, come con l’uscita tardiva e improvvida (colpo di sole agostano?) della Meloni e di Gasparri, che hanno chiesto ai nostri olimpionici di non sfilare per protesta contro la Cina (il gesto forte, se ne sono capaci, lo facciano loro, i soliti politici furbetti che vogliono occupare sempre la scena senza pagare pegno!)." Un colpo al cerchio e un colpo alla botte? Più botte che cerchio:
"Tornando al "Paese da marciapiede" - aggiuge il settimanale cattolico - ha fatto bene il cardinale Martino, presidente del Pontificio consiglio per i migranti, ad approvare la lotta al racket dell’accattonaggio senza ledere il diritto di chiedere l’elemosina da parte di chi è veramente povero. Il cardinal Martino ha posto un dubbio atroce: la proibizione dell’accattonaggio serve a nascondere la povertà del Paese e l’incapacità dei governanti a trovare risposte efficaci, abituati come sono alla "politica del rattoppo", o a quella dei lustrini?"
"La verità è - qui il colpo è bene assestato - che "il Paese da marciapiede" i segni del disagio li offre (e in abbondanza) da tempo, ma la politica li toglie dai titoli di testa, sviando l’attenzione con le immagini del "Presidente spazzino", l’inutile "gioco dei soldatini" nelle città, i finti problemi di sicurezza, la lotta al fannullone (che, però, è meritoria, e Brunetta va incoraggiato). Ma c’è il rischio di provocare una guerra fra poveri, se questa battaglia non la si riconduce ai giusti termini, con serietà e senza le "buffonate", che servono solo a riempire pagine di giornali".
"Alla fine della settimana scorsa - ricorda Famiglia Cristiana - sono comparse le stime sul nostro prodotto interno lordo (Pil) e, insieme, gli indici che misurano la salute delle imprese italiane. Il Pil è allo zero, ma le nostre imprese godono di salute strepitosa, mostrando profitti che non si registravano da decenni. L’impresa cresce, l’Italia retrocede. Mentre c’è chi accumula profitti, mangiare fuori costa il 141% in più rispetto al 2001, ma i buoni mensa sono fermi da anni. L’industria vola, ma sui precari e i contratti è refrattaria. La ricchezza c’è, ma per le famiglie è solo un miraggio. Un sondaggio sul tesoretto dei pensionati che sarà pubblicato su Club 3 dice che gli anziani non ce la fanno più ad aiutare i figli, o lo fanno con fatica: da risorsa sono diventati un peso".
"È troppo chiedere al Governo di fugare il sospetto che quando governa la destra la forbice si allarga, così che i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?"

(Estratto da Famiglia Cristiana)

mercoledì 13 agosto 2008

MEDAGLIE OLIMPICHE "CONFISCATE"

FOTO:Giulia Quintavalle e l'on.Giuliano Rossi

Avete visto quante lacrime le medaglie, conquistate alle Olimpiadi, fanno versare ai nostri campioni, che stanno facendo onore alla nostra Italia?
Piange la Pellegrini, piange la Quintavalle mordendo ciascuna la popria medaglia d'oro, ed ha pianto persino quel duro poliziotto, Francesco D'Aniello, baciando la medaglia d'argento conquistata nel double trap del tiro a volo, dove s'è piazzato al secondo posto.
Ma sono solo lacrime di gioia di atleti, esultanti per avere dato tanto prestigio alla nostra Nazione, soltanto lacrime di gioia? O sono anche lacrime di rabbia?
Se si pensa che, in Italia, le medaglie conquistate costringono gli atleti olimpici a rendere gran conto al fisco, certamente una punta di rabbia e di protesta, se non al primo impatto con l'orgoglio, devono averla suscitata.
E forse più di una punta, visto che in questi giorni s'è insistito con appelli al Parlamento, perchè si riconosca che i trofei delle Olimpiadi, che tanto onore recano alla Nazione, non vengano trattati come le miliardarie parcelle dei calciatori.
Valentina Vezzalli, tre volte campione nel fioretto, ha giustamente fatto notare che i guadagni di atleti come lei non sono stratosferici e tuttavia le medaglie da loro conquistate praticamente vengono "con-fiscate" a metà.
Praticamente, a causa delle tasse imposte, il valore della medaglia d'oro o di quella d'argento viene dimezzato, perchè il 50% viene detratto dal fisco.
Per questa lamentela, che giustificherebbe lacrime di rabbia e di delusione, un deputato del Pdl, Luciano Rossi, che tra l'altro è presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Amici del Tiro, della Caccia e della Pesca”, s'è impegnato in Parlamento a portare avanti una sua proposta di legge per la detassazione delle medaglie olimpiche, che d'altronde possono essere conquistate solamente ogni quattro anni.
E quasi sempre una tantum.

Francesco Cilona

martedì 12 agosto 2008

NEL RICORDO D'UN'INFAME STRAGE CITTADINA

Sessantacinque anni fa, il 12 agosto 1943, veniva consumata nelle strade e nelle case di Barcellona Pozzo di Gotto la più grande tragedia mai sofferta da questa nostra comunità. Sotto le bombe di aerei americani, seminate proditoriamente dai "futuri liberatori della nostra Isola", furono massacrati duecento nostri concittadini, civili d'ogni sesso ed età, molti dei quali, sfortunatamente, in quelle ore antimeridiane, per motivi di lavoro o per altri interessi familiari, erano provvisoriamente rientrati in città dai luoghi di sfollamento. Duecento vite barbaramente stroncate, dalla cieca violenza di un bombardamento a tappeto che non risparmiò nemmeno le innocue tombe del nostro cimitero. In occasione di questa dolorosissima ricorrenza, che probabilmente non è neppure nota alle giovani generazioni, l'Amministrazione Comunale ha sentito il dovere di commemorare, ancora una volta il luttuoso evento, organizzando per la giornata odierna una breve cerimonia, con svolgimento dalle ore 11 presso il Monumento ai Caduti.
Il sindaco Candeloro Nania, nel ricordare il pesante contributo di sangue pagato dalla nostra città alla follia umana, ha auspicato che il sacrificio dei nostri caduti, in quella triste occasione e in tutte le guerre, mantenga sempre alto il suo forte valore, e che il ricordo di questa nostra tragedia sia di monito a tutte le generazioni, perchè non si ripetano più gli errori del passato, ma si persegua sempre la pace e la tolleranza.
Parole giuste e giudiziose, che si spera non rimangano flatus vocis, anche se gli attuali eventi in Olsezia e in Georgia, somiglianti a quelli di 65 anni fa, pare che abbiano già oscurato gli orrori della seconda guerra mondiale e di ogni altra guerra.

lunedì 11 agosto 2008

IL TRISTE ROSARIO DEGLI INCIDENTI CONTINUA, ma le strade e i controlli restano difettosi e carenti



Avere assistito, quasi in diretta, al disastroso incidente di quel Tir che, sbandando ed infrangendo il guard-rail in autostrada, ha seminato la morte nell'altra corsia, è stato davvero raccapricciante.
Dovrebbe bastare quella rapida sequenza, esplodente in un violentissimo rogo, per sconvolgere anche il più incallito di quei giovani che alla guida di "grosse cilindrate", dopo una nottata di baldoria e di chissà quante altre trasgressioni in discoteca, si lanciano alla cieca lungo le strade di ritorno a casa.
Come dovrebbe apparire emblematico un altro incidente, quasi contemporaneo nel Cilento, in cui sette giovani hanno perduto la vita gettando nella disperazione le loro famiglie, appunto per una circostanza ormai ripetitiva: il ritorno a casa dopo una serata trascorsa in allegria, spesso fino a notte inoltrata. O quello non meno doloroso del giovane di 22 anni, che tornando dal festeggiamento del proprio compleanno, ieri ha trovato la morte in una delle nostre strade, nei pressi di Pace del Mela.
Non sempre però la causa delle stragi su strade e autostrade dovrebbe essere imputata al colpo di sonno del conduttore del Tir finito nel rogo o all'incosapevolezza di giovani che si lasciano prendere la mano dalla velocità. Perchè ci sono anche ben altri fattori, dovuti alla incuria e alla superficialità dei nostri governi, che finora hanno creduto di potere affrontare il pauroso incremento degli incidenti stradali ricorrendo allo spauracchio di una normativa più feroce, come la pseudo deterrenza della patente a punti. Mentre - per contrappasso - lesinano, con tagli alla "finanziaria", la possibilità, già fin troppo magra, di attuare efficaci controlli e costante vigilanza, opportuni interventi di manutenzione nelle strade e nelle autostrade e di ammodernamento dell'assetto viario, in gran parte divenuto soprattutto da noi fatiscente e assolutamente inadeguato all'esorbitante traffico attuale. Già in un precedente "post" ho avuto modo di evidenziare la pericolosa situazione registrata nella SS113, e nelle provinciali attigue, dove giornalmente il movimento automobilistico è aggravato dal continuo andirivieni di mezzi pesanti, tra cui i mastodontici autocompattatori che persino da Messina trasportano i rifiuti urbani fino alla discarica di Mazzarrà S.Andrea.
Come pure ho ricordato, a chi se lo fosse scordato, che da anni, tra Villafranca e Rometta, per ragioni di sicurezza, rimane chiuso un lungo tratto dell'A20, in direzione ME-PA, e chissà quali interventi saranno necessari perché sia riaperto al traffico.
Il fatto è che, di riattivazione, non si profila neppure l'ombra.
Sarà un problema difficile e costoso, e pertanto destinato al rinvio perpetuo?
E' probabile che sia così.
Mentre invece non è certamente così per il progetto "PONTE SULLO STRETTO", la cui attuazione, pur risultando un milione di volte più difficile e dispendiosa, è già "COSA FATTA". Almeno così sostiene l'amico della Sicilia, Silvio Berlusconi.

domenica 10 agosto 2008

CHI DI MARTEL COLPISCE.....


E' stato davvero esemplare il clamoroso gesto del sindaco di Capo d'Orlando, quando con una mazzotta ha frantumato la targa intestata a Giuseppe Garibaldi, per sostituirla con un'altra dedicata ad una antica battaglia navale, avvenuta nel nostro bel Tirreno, tanti anni fa.
E che la martellata del primo cittadino sia stata di esempio - negativo - l'ha dimostrato un cinquantenne suo concittadino che, contrariato dall'inopinato cambiamento nominale del piazzale antistante la stazione ferroviaria, s'è fatto accompagnare da due pensionati per imitare alla lettera l'intervento di rottura del capo della civica amministrazione, frantumando la nuova targa e ripristinando, provvisoriamente con una scritta su cartoncino adesivo, nome e cognome di colui che, nelle nostre scuole, ci avevano insegnato a considerare eroe dei due mondi.
Cosicchè, la polemica che, nei giorni scorsi, s'era accesa a parole, adesso sembra rinfocolarsi con i fatti.
Ma se - come si dice - le parole sono pietre, le azioni che cosa saranno, macigni?
E' augurabile di no, e che - dopo questo gesto imitatorio - non ci siano più né fatti esemplari, né imitazioni a ruota, soprattutto di questa natura..

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