«Contro di me solo calunnie»
"Silvio Berlusconi è un fiume in piena contro le «calunnie» della

La Regina ha smentito d'essersi seccata per il suo vociare, la Merckel l'ha giustificato per il suo ritardo, ma

La vignetta è di Vukic======>
Intende promuovere la conoscenza dei problemi cittadini e invitare gli amministratori ad affrontarli.
Qui sotto offriamo una prima cicca, a premessa del Manuale. "Domenica - avverte don Mario - in ogni chiesa, grande o piccola, bella o brutta, di città o di campagna, terminata la proclamazione del vangelo, la gente si siede e il prete comincia a parlare. È il momento dell’omelia o della predica, per dirla nel linguaggio corrente. Nessuno si meraviglia, nessuno protesta, nessuno si ribella. È scontato che c’è e bisogna ascoltarla. Dopotutto è duemila anni che funziona così. A questo punto della Messa i cristiani si aspettano alcune cose. In primo luogo di non addormentarsi perché sottoposti a un lungo, confuso e noioso monologo; in secondo luogo di non doversi sorbire l’ennesimo sfogo emotivo di uno che sembra ce l’abbia col mondo intero; infine, di portarsi a casa qualcosa che arricchisca spiritualmente la propria vita cristiana. E vi pare poco? Questa è la cosa dal punto di vista dai fedeli. Dal punto di vista del prete che prende la parola, possono insorgere alcune strane sensazioni. Qualcuno rimane convinto che basti aver frequentato i corsi di esegesi dell’antico e del nuovo testamento, con votazione di esame almeno superiore al venti, per commentare bene le letture domenicali. Qualche altro con meno dimestichezza di ermeneutica e dogmatica, fa affidamento all’imposizione delle mani del giorno della propria ordinazione che, ex opere operato, ha fatto di lui un buon predicatore. Altri, arrivati di corsa all’ultimo momento, si affidano allo Spirito, non avendo avuto il tempo di leggersi in anticipo nemmeno il vangelo. Altri vengono presi dal panico, perché parlare davanti all’assemblea non è mai facile. Alcuni affrontano serenamente il compito perché preparato con cura da tempo. Prendere la parola davanti a un’assemblea è un’arte. Certo, come ogni arte può essere che un prete sia più portato del suo confratello, più dotato per le qualità innate che si trova ad avere: artisti si nasce. È però altrettanto vero che artisti si diventa. Questo per dire che accanto ad innegabili predisposizioni congenite, come ogni arte, anche il prendere la parola in pubblico domanda un tirocinio di applicazione, di graduale acquisizione delle regole fondamentali, di paziente e umile riconoscimento di aver qualcosa da imparare. Ce lo domanda il rispetto per la Parola di Dio che dobbiamo annunciare, il rispetto per le persone che abbiamo davanti, il rispetto di noi stessi preti e del nostro servizio pastorale alla comunità. Ce lo domanda il tempo affascinante che stiamo vivendo, stagione culturale in cui la comunicazione gioca un ruolo fondamentale. In questo villaggio globale zeppo di parole, non è agevole farsi largo nell’intasamento multimediale. Sarebbe ingenuo pensare che la gente ti ascolta solo per il fatto che è fisicamente seduta in un banco. solo per il fatto che a parlare è un prete, solo per il fatto che l’oggetto è la Parola. Ormai abbiamo tutti un telecomando incorporato dentro la testa: se il tizio che parla non ci cattura entro i primi due minuti, abbiamo già cambiato canale. E allora addio predica! Cominciamo allora ad esaminare l’oggetto in questione, la predica. Gli elementi che entrano sono di carattere contenutistico, di carattere personale e comunicativi". L'autore si soffermerà su questi ultimi elementi, convinto che possa così districare la matassa e aiutare il collega ad essere il più accetto possibile all'uditorio. VI raccomando, soprattutto se siete predicatori, di cliccare sopra. Io l'ho fatto... fra' Galdino | |||