
E' andata buca, ai soci Udc e Pdl-lealisti, l'iniziativa all'ARS, mediante due mozioni intese:
1) a respingere le dichiarazioni del Presidente della Regione , censurando“l’azione politica del Presidente della Regione, perché tesa allo stravolgimento della volontà popolare per mera occupazione di potere”;
2) a ottenere la revoca dell’incarico ad Armao a causa del suo presunto conflitto d’interessi legato alla vicenda dei termovalorizzatori.
Nella dibattutissima seduta di ieri l'altro, protrattasi fino a notte inoltrata e incentrata soprattutto sul dissidio intorno alle dichiarazioni fatte dal presidente Lombardo sulla costituzione del nuovo governo regionale, ha avuto peso determinante il comportamento del Pd, che è riuscito a fare respingere le due mozioni, contrarie a quello che gli avversari di Lombardo definiscono un ribaltone.
Senza partecipare nè al dibattito, nè alla votazione - tutti i componenti il gruppo Pd, tranne due, pur presenti in aula non hanno inserito la scheda di presenza - è stato consentito al Governatore di superare lo scoglio, avendo dalla sua parte (PmA e Pdl di Sicilia) i numeri sufficienti per farlo.
Don Raffaele, pur apparendo soddisfatto per l'esito, rimane tuttavia convinto che s'è formato un vero "clima di odio" contro il suo governo, non solo all'interno dell'Assemblea regionale, ma anche e soprattutto a Roma.
"So che devo esercitare - ha dichiarato a Repubblica - la virtù della pazienza rispetto alle tante offese e alle tante aggressioni. Quelle più forti e serie non vengono dall'Ars ma da fuori" "Pensate ad esempio - aggiunge - al disegno di legge sulla sfiducia costruttiva in discussione al Senato che penalizza il presidente eletto direttamente dagli elettori solamente in una regione. Vale soltanto in Sicilia. Lo dirò al presidente Giorgio Napolitano".
Già, la maggioranza bulgara di Berlusconi al Parlamento nazionale è capace di tutto, anche di portare a compimento il tentativo di cambiare la legge elettorale siciliana, anche se tale compito spetta soltanto alla nostra Regione.
E poi la stessa maggioranza - lega in testa - pretende di assumere il ruolo di paladino del federalismo regionale.
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