
Chi salverà la villa Liberty di via Roma?
L'unico esemplare rimasto, dei previsti e mai costruiti villini che avrebbero dovuto abbellire, nel secolo scorso, il primo tronco della via Roma, ora sta cadendo a pezzi.
Nell'assoluta indifferenza di tutti, i calcinacci si staccano dal prospetto, e la scalinata che porta all'ingresso tende a sgretolarsi sotto il loro peso.
E meno male che i pezzi d'intonaco non cadono sulla testa dei passanti, essendo l'edificio protetto da una recinzione reticolata: la medesima rete metallica che, nello scorso secolo, fu messa in sostituzione dell'artistica cancellata in ferro battuto, smantellata e requisita, durante l'ultima guerra, perchè , col metallo ricavato, la Città patriotticamente contribuisse alla costruzione dei cannoni per l'esercito in arme.
Fu, quello, l'inizio della cattiva sorte di questo delizioso edificio, che fu fatto costruire all'inizio del '900 dal barone Foti, su progetto dell'ingegnere Ravidà, e che adesso, per il suo valore storico ed architettonico, ha la "fortuna" d'essere sottoposto a vincolo della soprintendenza ai beni culturali e ambientali.
Una jella che ha lasciato una scia di fatti spiacevoli: dalla tragica morte del giovane figlio di un magistrato che ivi abitava, alla inopinata donazione del villino al Santuario del Tindari, la cui amministrazione non sapeva che farsene e a tutto poteva badare tranne che alla sua cura; dal successivo acquisto del manufatto da parte della Provincia, anch'essa poco interessata a rivalutarlo, al recente improficuo tentativo di proteggerlo dalla pioggia, con una sovrastruttura poco riparatoria. Intanto il villino liberty continua a perdere pezzi.