Che il nuovo "Cutroni-Zodda", per quanto grande e bene attrezzato, sia nato sotto una cattiva stella, non è una novità.
Molte cose, a Barcellona, sembrano essere nate e vissute con una pesante coltre addosso, come si suol dire.
Sarà destino infame, sarà strafottenza o incapacità nostra, fatto sta che, da parecchio tempo, sembra esserci nella nostra città il marchio dell'inefficienza e della rassegnazione.
Ci siamo spesso rassegnati, per esempio, tutte le volte che, per decisione dall'alto, abbiamo visto spegnere le luci di divisioni efficienti nell'ospedale, per improvviso trasferimento delle competenze o dei competenti in altro nosocomio; come d'altronde abbiamo fatto le spallucce, nel momento in cui ci siamo accorti che da anni esiste un costruendo teatro su terreno argilloso, lasciato in abbandono forse per questo motivo, e continuiamo a fregarcene allorché sentiamo proclamare che quanto prima saranno spesi milioni di euro per completare quel monumento a Placido Mandanici : un musicista che la città non ha mai saputo illustrare come merita.
Stando così le cose, non possiamo né dobbiamo meravigliarci se capita che un cittadino infortunato - mettiamo che si tratti di un malcapitato che, adoperando un "cotonfiocco made in China" si ottura un orecchio perché la bambagia s'è staccata dal bastoncino - si present

e bisogna ricorrere al prontosoccorso di Milazzo, perchè il servizio richiesto il nostro ospedale non è in grado d'espletarlo. O perché il responsabile è in ferie o perchè addirittura quel reparto a Barcellona non esiste più.
Questa è la vita, per Barcellona, e chi dovrebbe migliorarla non se ne cura.
Fra' Galdino