domenica 22 luglio 2007
VENT'ANNI DOPO
Sono trascorsi vent'anni da quel tragico momento, in cui una mano pietosa raccolse ciò che, inanimato, era rimasto dell'onorevole, medico, scienziato, poeta, giornalista, critico saggista: di radici anarchiche e azione di sinistra, pluripremiato per la sua eccelsa cultura; ma anche guardato con timoroso rispetto, spesso con sospetto e invidia, per il suo temperamento tetragono, che non faceva intendere dove finiva l'uomo d'azione per dare spazio al sensibile umanitario.
E' passato un ventennio da quando, solo e senza alcun aiuto nel momento di maggior crisi, fu stroncato nella camera da letto di quella casa di via Operai, dove era nato, aveva fatto vedere i sorci verdi alla sua imponente madre - la maestra Balotta - e nell'età più matura aveva condiviso momenti più sereni con l'indimenticata compagna della sua vita.
Sono passati vent'anni dalla scomparsa di Nino Pino Balotta, che tante tracce ha lasciato nella sua Barcellona, da quelle che ci hanno raccontato i nostri genitori (quando ancora "branzinotto" resisteva con atti eclatanti alla polizia fascista) alle controverse gesta movimentiste che lo coinvolsero in fatti di piazza altrettanto eclatanti, quando la democrazia era ancora in fasce.
Pur non essendo vicino alle sue idee "rivoluzionarie", pure io ho avuto modo di conoscerlo da vicino e di apprezzare il suo "genio", anche se lui - non capii mai se per modestia o per strategia politica - cercò sempre di mimetizzarlo, vestendolo con abiti trasandati. Un po' alla Jean Valjean, il romantico personaggio di Victor Hugo. Un giorno però questo sospetto, che non era il mio soltanto, sembrò dissolversi. E fu quando, essendo lui deputato al Parlamento - era, credo, il 1961 - io, mentre camminavo per le vie del centro di Roma, assieme al cappuccino padre Carlo da Roma, lo incontrai per caso, anche là vestito con il consueto abito dimesso, il solito cappello in testa e l'immancabile "toscano" alle labbra.
"Ciao collega - mi disse - so che insegni qui. Ma con il giornale sei ancora in contatto?"
Allora ero un pivellino che aveva avuto la fortuna di scrivere per il "Corriere della Sera", primo e ultimo corrispondente da Barcellona Pozzo di Gotto.
Lui, appellandomi in quel modo, mi portava a livello di "suo collega", e ciò mi pareva un'iperbole che mi faceva sentire un po' preso in giro.
Lo presentai al frate, e non mi sembrò affatto che in quell'istante si potesse parlare di "diavolo e acqua santa".
"E' davvero un onorevole? - mi chiese poi il cappuccino- A me sembra piuttosto, per la sua modestia, uno dei nostri frati".
E a modo suo, Nino Pino Balotta, era davvero un frate...missionario. Tanto fu vicino all'umanità che reclama ciò che il Cristo ha predicato: giustizia sociale.
"Quella notte a Barcellona era caldo... Nino Pino Balotta a 20 anni dalla scomparsa. I libri, i ricordi, le testimonianze, la voce". Con questo tema, presso la libreria Gutenberg di via Roma, da giovedì 25 a sabato 28 luglio, sarà ricordata la figura del grande barcellonese.
Fra' Galdino
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