
Quella di domani - 10 marzo - è una data memorabile per il popolo tibetano.
Saranno cinquant'anni dalla fatidica giornata di sangue che segnò la più grande rivolta tibetana contro l'occupazione cinese.
Fu allora che iniziò, con una sanguinosa repressione operata dall'esercito comunista e con la fuga in esilio del Dalai Lama, la drammatica resistenza di un popolo contro un oppressore deciso a cancellarne l'identità.
Alla vigilia di quest'anniversario, il governo di Pechino, nel timore che si ripetano le proteste scoppiate il 10 marzo dello scorso anno, ha disposto rigidi controlli di polizia e dell'esercito per le strade dei principali centri, nella provincia del Quinghai, dove già questa mattima s'è registrato un attentato contro la polizia.
Per l'occasione non è mancato l'intervento del movimento dei Tibetani in esilio in India, che ha annunciato manifestazioni spettacolari per commemorare il cinquantenario.
Il Dalai Lama afferma di battersi per una "genuina autonomia" del Tibet all'interno della Repubblica Popolare Cinese, ma Pechino lo accusa di perseguire in realtà l'indipendenza del territorio in combutta con "circoli" stranieri.
E per questo il presidente cinese Hu Jintao, parlando ai tremila delegati dell'Assemblea nazionale del popolo - il Parlamento cinese - riuniti a Pechino per la sessione annuale. ha annunciato che intende "creare una solida Grande Muraglia contro la secessione per proteggere l'unità della patria, portando il Tibet ad assicurarsi un ordine ed una tranquillità durevoli".
In un comunicato, emesso in questa circostanza, Focus Trinakria, in segno di solidarietà, nella qualità di movimento per l'indipendenza siciliana, afferma di porsi a fianco della nazione e del popolo del Tibet, perchè "pochi Popoli, poche Nazioni, al pari dei Siciliani, sanno e possono comprendere, umanamente, storicamente le attuali sofferenze del Tibet e dei Tibetani". Il documento conclude rivolgendo un appello "alla Repubblica Popolare Cinese perché i suoi dirigenti sappiano e vogliano percorrere la strada del
realismo politico riconoscendo, finalmente, non solo nominalmente, il valore dell’Identità, della Cultura e della specificità politica e religiosa del Tibet, restituendo, quindi, ai Tibetani il diritto ad un futuro di libertà, pace e prosperità".
. Amnesty International ha chiesto oggi al governo cinese di consentire l'ingresso in Tibet agli osservatori sui diritti umani e ai giornalisti e di porre fine alla campagna "Colpire duro", lanciata in vista delle proteste per il 50° anniversario della fallita rivolta del 1959. L'organizzazione per i diritti umani ha sottolineato che le crescenti misure di sicurezza poste in essere dalle autorità cinesi rischiano di esacerbare una situazione già tesa.
Tutte le stanze che vuoi piciotto.
U capisti!
Basta che porti i cannoli, che poi festeggiamo 'sta gran bella 'ncappata di cemento.
Evviva la Sicilia!
Evviva l'Italia!
"Facciamo un po' come cazzo ci pare!"
P.S.Aspetto che finiscano stu minchia di ponte per suicidarmi?
Ciao
Rosa
11 marzo 2009 14.13
noooooooooo rosa non ti lanciareeeee!!!
E comunque credo che non lo finiranno mai.
11 marzo 2009 15.42