sabato 14 marzo 2009

MALPENSA,, ITALIA: UN TALK-SHOW NOIOSO E PETULANTE

foto: il conduttore e gli ospiti di ieri a Malpensa,Italia

Ieri sera - in seconda serata - facendo zapping col telecomando - mi sono fermato sul secondo canale Rai e ho visto che si stava trasmettendo un talk show, che neppure sapevo esistesse.
A condurlo c'era il giornalista Gianluigi Paragone, già vicino alla Lega (è stato direttore della Padania), ed ora prossimo al Pdl ( è vicedirettore di Libero).
Il programma dal titolo significativo - "Malpensa, Italia" - è il solito salotto, dove il conduttore - ovviamente in piedi e con l'indice della mano destra appoggiato al labbro inferiore - cerca di dirigere un dibattito politico-sociale tra quattro "noti" personaggi dalle idee contrastanti, mentre da una finestra s'affaccia il quinto, che con fatica cerca di dire la sua.
Nel palcoscenico di ieri sera, tutt'attorno le pareti sostenevano gigantografie con le immagini del premier, macchiettate in tutte le salse: da Napoleone alla strega cucù.
Era evidente che si trattava di un talk show antitetico a quello della sera precedente, l'ormai stracco "Anno zero" di Michele Santoro. Da quanto ho potuto capire - e poi informandomi ne ho avuto conferma - lo share di questa nuova chicca di Rai due non dovrebbe essere confortante, e ciò me l'ha fatto sospettare, oltre la conduzione, lo sciatto confusionario andamento del programma. M'è sembrato di rivedere la stesso vuoto contenitore qualche anno fa aperto dall'ormai dimenticato Socci e chiuso in grande anticipo per carenza di spettatori.

"DELETAE SENTENTIAE": LA SUPREMA CORTE ANNULLA LE SENTENZE SULL'ABUSIVISMO, ANCORCHE' PRESCRITTE, DEL SENATORE NANIA



Pinco: Dopo tutto il polverone che s'è fatto, lo sai com'è finito adesso?
Pallino: La polvere sarà finita sotto il tappeto.
Pinco: Ma che tappeto, qui si parla di cose serie. Io dicevo del polverone che s'era alzato sul presunto abusivismo edilizio barcellonese.
Pallino: Spiegami un po'. Stai parlando per caso del caso della casa del senatore?
Pinco: Chiamala casa, si tratta in verità di una villa, quella costruita a Coccomelle.
Pallino: "A coccomelle"! Che vuol dire? Significa forse "a sambro?".
Pinco: Scemo, Coccomelle è una zona agricola di Barcellona. Comunque qualcuno aveva denunciato con lettera anonima che la villa era stata costruita , come dici tu ,"a sambro", cioè fuori delle regole, zitto io e zitto tu. Insomma abusivamente.
Pallino: Ma mi pare d'avere letto sul giornale che marito e moglie erano stati assolti dall'accusa, perchè i reati d'abusivismo erano stati prescritti per due motivi...
Pinco: E qui è il bello. Il senatore non poteva contentarsi della semplice prescrizione. Ci basta e ci avanza Berlusconi in fatto di prescrizioni. Lui era incazzato perchè carabinieri e tecnici del Comune si erano introdotti per accertamenti e rilievi nella sua abitazione... "abusivamente". Gli abusivi caso mai sarebbero stati loro, che si erano permessi di violare l'art. 68 della Costituzione, il quale prevede che nessun membro del Parlamento possa essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare senza autorizzazione della Camera di appartenenza.
Pallino: E loro non l'avevano questa benedetta autorizzazione... Eh, eh, m'immagino che cosa ha potuto fare il senatore, che tra l'altro è avvocato.
Pinco: Lui personalmente no, ma il suo avvocato sì.
Pallino: Ho capito: ha fatto ricorso alla Cassazione. E al Palazzaccio che cosa gli hanno detto?
Pinco: Che il senatore ha pienamente ragione e che pertanto le sentenze precedenti andavano invalidate. Perchè devi sapere che « la Cassazione è la Corte Suprema che assicura l'esatta osservanza e l'uniforme interpretazione della legge".

venerdì 13 marzo 2009

IL CINQUE IN CONDOTTA NON SI PUO' DARE AD OGNI PIE' SOSPINTO.......l'HA FATTO SAPERE IL MINISTRO GELMINI.



La valanga di 5 in condotta che ha seppellito migliaia di studenti delle scuole italiane, sulla spinta inopinata della riforma Gelmini, ha messo in imbarazzo i soloni del Ministero dell'Istruzione, che con tanta scienza ed incoscienza avevano suggerito alla Maria Stella di correggere il bullismo scolastico usando l'arma della insufficienza in condotta.
"E adesso, si saranno domandate le teste di uovo del dicastero, adesso che son venuti allo scoperto tanti bulletti, come la mettiamo? Li facciamo bocciare tutti, come prevede la riforma?"
Già, secondo la nuova legge scolastica, il 5 in condotta comporta la non ammissione all'anno successivo o agli esami di maturità e concorre alla determinazione dei crediti scolastici.
Ma con tutti questi cinque in condotta non si rischia un'ecatombe?
E così i soloni consiglieri della Gelmini hanno dovuto riunirsi e studiare il modo per porre rimedio alla inflazione creata dalla "intempestività" di professori che non avranno capito lo spirito della riforma, allorchè hanno usato l'arma del cinque in condotta.
Il rimedio?
Ricorrere all'immancabile circolare esplicativa con cui si potrà precisare che "per prendere un'insufficienza in condotta lo studente deve aver già preso una sanzione disciplinare".
"Una sorta di ammonizione, come un «cartellino giallo» dopo il quale, se i comportamenti gravi persistono, scatta il 5 in condotta". Ma c'è di più:"L'insufficienza sarà attribuita dal collegio dei docenti per gravi violazioni dei doveri degli studenti, definiti dallo Statuto delle studentesse e degli studenti, a chi non frequenta regolarmente i corsi e non assolve assiduamente agli impegni di studio; non ha nei confronti del capo d'istituto, dei docenti, del personale della scuola e dei compagni il dovuto rispetto; non osserva le disposizioni organizzative e di sicurezza dettate dai regolamenti dei singoli istituti; agli alunni che non utilizzano correttamente le strutture, i macchinari e i sussidi didattici; a chi arreca danno al patrimonio della scuola".
Tutte motivazioni, queste, che la Gelmini ha avuto la delicatezza di anticipare durante una conferenza stampa rilasciata nei giorni scorsi.

NONOSTANTE LE STRAGI COMPIUTE DA GIOVANISSIMI, IN ITALIA SI VUOLE ABBASSARE L'ETA' PER ACCEDERE ALL'USO DELLE ARMI DA FUOCO



In questa Italia, abbandonata nelle mani di un imprenditore fantasioso, stiamo attraversando momenti veramente assurdi.
Una delle ultime trovate del governo Berlusconi è un disegno di legge sulla caccia ( primo firmatario il senatore del PdL Franco Orsi), in discussione alla commissione Ambiente del Senato, che sta destando viva preoccupazione, per una sconcertante innovazione in esso contenuta: l'abbassamento dell'età minima per potere praticare l'attività venatoria, dai 18 anni attuali a 16. Il che significa che anche un minorenne potrebbe accedere all'uso dell'arma da fuoco. E ciò, nonostante la gravità di taluni avvenimenti coinvolgenti soggetti giovanissimi, episodi terrificanti, quale l'ultimo registrato, giorni or sono, in Germania.
L'autore della strage - 16 morti - si chiamava Tim Kretschmer, aveva 17 anni e aveva studiato nella scuola che ha preso d'assalto alle 9.30, la Albertville-Realschule di Winnenden, una cittadina di 27.600 abitanti vicino a Stoccarda, nel Baden-Wuerttemberg. Le motivazioni non si conoscono, ma il ragazzo s'era preparato con cura alla carneficina: aveva indossato un'uniforme da combattimento nera, forse ispirandosi a un videogioco, ipotizzano i media tedeschi. La famiglia aveva in casa un vero arsenale: 18 armi da fuoco regolarmente registrate. Non è chiaro se abbia usato una di queste ma, secondo l'agenzia di stampa tedesca Dpa, l'arma della carneficina era una pistola Beretta.

E' stato il più grande massacro che la Germania abbia mai visto dall'aprile del 2002, quando nella cittadina di Erfurt nell'est, un altro ex alunno fece irruzione in una scuola e uccise 17 persone prima di togliersi la vita. La storia, quindi, si è ripetuta, e probabilmente ci vorranno anni prima che il Paese possa dimenticare.
Tornando alla legge Orsi, la reazione al suo contenuto, è stata espressa immediatamente da numerosi politici, non solo d'opposizione, ma anche da senatori e deputati della maggioranza. Un appello bipartisan, perchè il disegno di legge, definito barbaro, venga attentamente valutato ed "espurgato" in Parlamento, è stato firmato bipartisan.

giovedì 12 marzo 2009

NO COMMENT....

Ancora una vignetta di Marco Vokic, con relativi commenti colti sul blog:vukicblog.blogspot.com

Blogger Rosa ha detto...

Tutte le stanze che vuoi piciotto.
U capisti!
Basta che porti i cannoli, che poi festeggiamo 'sta gran bella 'ncappata di cemento.
Evviva la Sicilia!
Evviva l'Italia!
"Facciamo un po' come cazzo ci pare!"

P.S.Aspetto che finiscano stu minchia di ponte per suicidarmi?

Ciao
Rosa

11 marzo 2009 14.13

Blogger Marco Vukic ha detto...

noooooooooo rosa non ti lanciareeeee!!!
E comunque credo che non lo finiranno mai.

11 marzo 2009 15.42

IL "CUTRONI ZODDA" E IL "BARONE ROMEO" CANDIDATI A DIVENTARE OSPEDALI CAPOFILA

Foto: Gli ospedali di Barcellona e di Patti, capofila

Dopo una lunga tormentata gestazione, la riforma sanitaria regionale potrebbe finalmente venire alla luce.
Il governatore Raffaele Lombardo ha già presentato all'Assemblea un disegno di legge, precedentemente sottoposto all'attenzione della Commisssione Sanità e ideato con l'intento di salvare capra e cavoli mediante un compromesso tra il piano dell'assessore alla sanità Massimo Russo e l'altro avanzato dal tandem Cdu-Pdl: il cosiddetto modello Leontini,che la stessa Commissione sanità aveva approvato mettendo in minoranza le proposte di Russo.
Sulla base del piano ridisegnato dal presidente, ora in discussione all'ARS., il riequilibrio dovrebbe ridurre da 29 a 17, il numero dei managers, i quali sarebbero affiancati da altre figure medie di dirigenti - circa cento - con stipendi più bassi dei direttori generali.
In pratica, in totale, i dirigenti tra grossi e medi sarebbero 113.
Un numero che da sicurezza?
Comunque un numero che dovrebbe risultare inferiore a quello attuale, che assomma a 156 "poltrone".
Ciascuna provincia avrebbe la propria Azienda Sanitaria, il cui acrostico sarebbe ASP. A queste 9 ASP si aggiungerebbero 8 aziende ospedaliere, di cui 3 per grandi nosocomi, 2 per ospedali d'alta specializzazione, 3 per policlinici.
In fine sono previsti 18 ospedali capofila, due dei quali nel territorio della nostra provincia: uno a Barcellona (Ospedale Cutroni-Zodda) e l'altro a Patti (Ospedale Barone Romeo).

mercoledì 11 marzo 2009

C'E' CHI VORREBBE CAMBIARE L'ORARIO PER I RAGAZZI DELLA SCUOLA MEDIA INFERIORE. L'idea è stata lanciata in Inghilterra



Potrebbe sembrare una stranezza, eppure è scientificamente accertato che, nell'età scolare compresa tra i dodici e i quindici anni - che coincide suppergiù con quella dei ragazzi di scuola media inferiore - l'orologio biologico è diverso di quello dei bambini e degli adulti, tanto che sarebbe opportuno concedere loro la possibilità di alzarsi due ore più tardi degli altri.
Prendendo spunto da questa scientifica constatazione, confermata anche dalla propria esperienza professionale, il preside di una scuola media britannica, dottor Paul Kelley, ha lanciato l'idea di cambiare l'orario scolastico d'entrata e di uscita, spostandolo di due ore per consentire ai ragazzi di alzarsi più tardi, in maniera da espletare la propria attività d'apprendimento nelle migliori condizioni recettive.
Il preside Kelley sostiene d'avere avvertito che "the end of "teenage zombies" dozing off in lessons before lunch", che cioè i ragazzi terminano di essere sonnacchiosi a metà mattinata, prima di quella che per gli inglesi è l'ora della seconda colazione.

Da notare che durante l'adolescenza la melatonina, l'ormone endogeno che facilita il sonno, viene rilasciato più tardi che nell'infanzia, e questo rende difficile per i teenagers addormentarsi prima delle 22,30-23 circa. Di conseguenza risultano difficili e lenti i risvegli al mattino.
Le reazioni alla proposta avanzata dal preside inglese sono state solo in parte favorevoli.
Molti insegnanti si sono pronunciati contrari, asserendo che gli alunni dovrebbero andare a letto presto.
E moltissimi presidi hanno assicurato che non cambierebbero mai l'orario scolastico, perchè non esiste una tale necessità.
I favorevoli hanno sottolineato la possibilità di migliorare il traffico automobilistico all'interno delle città, grazie allo slittamento dell'orario dì entrata ed uscita in talune scuole.

SI CREA UN COORDINAMENTO INTERCOMUNALE PER DIFENDERE LA SCUOLA DI MESSINA E PROVINCIA

---------------------------------------------------------foto=Gelmini e Amoroso

I deleteri effetti della riforma scolastica, firmata dal Ministro Maria Stella Gelmini su "istanza" di Tremonti, coi suoi ingiustificati tagli finanziari che penalizzano inmaniera pesante le scuole e gli operatori scolastici della Sicilia, con particolare danno per la provincia di Messina, hanno creato giustificato allarme, oltre che tra i diretti interessati - famiglie degli studenti, docenti e personale ATA - anche tra gli amministratori dei Comuni, che si ritrovano decurtate, nel proproio territorio, occupazione e scuole.
Sulla base di conseguenze così preoccupanti, è nata la necessità di un coordinamento intercomunale, che presa in debita considerazione, ha suggerito una opportuna iniziativa all'assessore alle politiche scolastiche del Comune capoluogo, Salvatore Magazzù: invitare gli amministratori omologhi dei diversi Comuni della provincia ad un incontro per la trattazione delle problematiche sorte con la riforma Gelmini. Tale incontro si terrà domani, giovedì, alle 10,30, a Palazzo Zanca, sede del Municipio messinese, dove si spera che non manchi nessuno degli assessori del settore scolastico, intendendosi per l'occasione formalizzare un coordinamento provinciale di amministratori e la sottoscrizione di un documento, suggerito dal coordinamento regionale, da inviare, nei prossimi giorni, al Presidente del Consiglio e ai Ministri della Istruzione e delle Finanze. Il Comune di Barcellona Pozzo di Gotto sarà presente con la persona del vicesindaco e assessore all'Istruzione, Prof.ssa Antonietta Amoroso.

martedì 10 marzo 2009

BERLUSCONI, GLI ORAZI E I CURIAZI


Berlusconi si sta davvero ubriacando di...democrazia.
E' talmente brillo d'avere la lucidità di proporre che, per l'approvazione delle leggi, al posto del gruppo, voti il solo capogruppo.
Ma così mette in imbarazzo Fini, che aveva fatto spendere fior di milioni per installare, contro i pianisti, gli aggeggi tecnici per il voto digitale.
"Per cui, dice Fini, questa di Berlusconi è una proposta che cadrà nel vuoto".
Ma Berlusconi insiste, a lui piace il Parlamento snello, anzi magro, anzi magrissimo. Ridotto a cinque votanti, quanti sono in tutto i gruppi in Parlamento: per effetto dei cespugli e cespuglietti rimasti fuori.
"D'altronde - si chiederà il Primiero - gli antichi Romani come fecero nella guerra contro Albalonga? Misero in campo i tre fratelli Orazi, a battersi contro altrettanti Curiazi".

E la massa dei soldati, dell'una e dell'altra parte, stette a guardare.
Come vorrebbe LUI che stesse il nostro Parlamento.

MA COS'E' QUESTA CRISI, SI CANTAVA ALLORA: ED ERA LA CRISI DEL '29



.....................................................................vukicblog.blogspot.com

Ieri pomeriggio, mentre mi trovavo alle "villette" di Piazza Basilica, ad un tratto, da che era quasi vuoto, il sagrato della Chiesa s'è popolato di giovani. Erano studenti che erano usciti dalla scuola con un paio d'ore d'anticipo e si stavano riversando nella piazza, giungendo a frotte chiacchierine, visibilmente contenti di avere lasciato le fredde aule per ritrovarsi qualche ora all'aperto, sotto un sole già tiepido, nonostante qualche algido spiffero levantino.
Li osservavo e pensavo quanta lontana fosse l'atmosfera - di quella giovane truppa - dall'aria di crisi che tira in questo nostro paese, anzi in questo nostro mondo.
Ed è bene che sia così, che cioè la spensieratezza dell'età giovanile non sia intaccata dalla crescente preoccupazione dei genitori, parecchi dei quali forse sono segnati nella lista nera dei perdenti...lavoro.
E' giusto sì, ma fino ad un certo punto, perchè prima o poi - meglio prima che poi - sarebbe opportuno che nascesse in loro la consapevolezza che, ormai, lo scenario delle vacche grasse si è sfilacciato e che, un po' tutti, dovremmo contribuire a ricomporne un altro più congruo alle reali esigenze dell'Umanità.
Appunto per non soggiacere al falso ottimismo di chi, per tornaconto politico, sta cercando di minimizzare sulla portata di questa tremenda crisi.

Ora chiediamoci: a chi spetta l'importante compito di instillare nei giovani- non tutti consapevoli - il senso dell'opportunità, necessario per adeguarsi ad un nuovo tenore di vita più responsabile del solito?
Io la domanda la lascio in sospeso, anche se qualche mezza risposta crederei di averla.
Ma è solo mezza e sarei lieto se fosse completata dai vostri commenti.

Fra' Galdino

COME PASSA IL TEMPO: SONO TRASCORSI TRENT'ANNI DALLA MORTE DEL POETA BARTOLO CATTAFI

LA PRO LOCO COMMEMORA LA DATA


L'ultima volta che incontrai Bartolo Cattafi , fu la Domenica di Pasqua di 31 anni fa. Era con la sua famigliola ad un tavolo del ristorante Sant'Andrea, e già allora era sofferente di quel male che, sul finire dell'inverno - il 13 marzo 1979 - l'avrebbe spento, in una clinica di Milano.
Il nostro poeta , quando ci lasciò, non aveva ancora compiuto il cinquattasettesimo anno d'età, essendo nato nella nostra città il 6 luglio del1922.
Bartolo Cattafi, che possedeva la laurea in giurisprudenza, iniziò a lavorare come pubblicitario nella stessa città in cui avrebbe finito i suoi giorni, spostandosi di tanto in tanto per raggiungere Barcellona.
Non appena ne ebbe la possibiltà preferì però intraprendere dei viaggi, che compì in Europa ed in Africa. E furono occasione propizia per quella ispirazione che, avviandolo alla poesia, lo rese uno dei maggiori poeti del secolo scorso. Dalla sua prima raccolta di versi (Nel centro della mano, del '51) all'ultima pubblicazione in vita (L'allodola ottobrina, del '79) la sua produzione poetica si svolse in un crescendo di toni e di sensazioni sempre più pregnanti, scultorei di quel senso della vita che pare l'avesse sempre tormentato. E della morte imminente, quasi annunciata nelle ultime raccolte: dalla già ricordata "Allodola ottobrina" alle due pubblicazioni postume, volute dalla moglie Ada (Chiromanzia d'inverno pubblicata nel 1983 e Segni 1986).
Un'antologia delle sue poesie, curata da Vincenzo Leotta e Giovanni Raboni >>
è stata pubblicata da Mondadori nel 1990, nella collana Lo Specchio.
Resta ancora in vita, ma con cadenza biennale, il Premio Nazionale di Poesia a Lui intitolato, che grande successo riuscì a mietere nelle edizioni del suo primo decennio

Francesco Cilona

lunedì 9 marzo 2009

GROSSI TIMORI IN CINA ALLA VIGILIA DEL CINQUANTENARIO DELLA REPRESSIONE DELLA PROTESTA TIBETANA


Quella di domani - 10 marzo - è una data memorabile per il popolo tibetano.
Saranno cinquant'anni dalla fatidica giornata di sangue che segnò la più grande rivolta tibetana contro l'occupazione cinese.
Fu allora che iniziò, con una sanguinosa repressione operata dall'esercito comunista e con la fuga in esilio del Dalai Lama, la drammatica resistenza di un popolo contro un oppressore deciso a cancellarne l'identità.
Alla vigilia di quest'anniversario, il governo di Pechino, nel timore che si ripetano le proteste scoppiate il 10 marzo dello scorso anno, ha disposto rigidi controlli di polizia e dell'esercito per le strade dei principali centri, nella provincia del Quinghai, dove già questa mattima s'è registrato un attentato contro la polizia.
Per l'occasione non è mancato l'intervento del movimento dei Tibetani in esilio in India, che ha annunciato manifestazioni spettacolari per commemorare il cinquantenario.
Il Dalai Lama afferma di battersi per una "genuina autonomia" del Tibet all'interno della Repubblica Popolare Cinese, ma Pechino lo accusa di perseguire in realtà l'indipendenza del territorio in combutta con "circoli" stranieri.
E per questo il presidente cinese Hu Jintao, parlando ai tremila delegati dell'Assemblea nazionale del popolo - il Parlamento cinese - riuniti a Pechino per la sessione annuale. ha annunciato che intende "creare una solida Grande Muraglia contro la secessione per proteggere l'unità della patria, portando il Tibet ad assicurarsi un ordine ed una tranquillità durevoli".
In un comunicato, emesso in questa circostanza, Focus Trinakria, in segno di solidarietà, nella qualità di movimento per l'indipendenza siciliana, afferma di porsi a fianco della nazione e del popolo del Tibet, perchè "pochi Popoli, poche Nazioni, al pari dei Siciliani, sanno e possono comprendere, umanamente, storicamente le attuali sofferenze del Tibet e dei Tibetani". Il documento conclude rivolgendo un appello "alla Repubblica Popolare Cinese perché i suoi dirigenti sappiano e vogliano percorrere la strada del realismo politico riconoscendo, finalmente, non solo nominalmente, il valore dell’Identità, della Cultura e della specificità politica e religiosa del Tibet, restituendo, quindi, ai Tibetani il diritto ad un futuro di libertà, pace e prosperità".
. Amnesty International ha chiesto oggi al governo cinese di consentire l'ingresso in Tibet agli osservatori sui diritti umani e ai giornalisti e di porre fine alla campagna "Colpire duro", lanciata in vista delle proteste per il 50° anniversario della fallita rivolta del 1959. L'organizzazione per i diritti umani ha sottolineato che le crescenti misure di sicurezza poste in essere dalle autorità cinesi rischiano di esacerbare una situazione già tesa.

COSA PENSA L'ESPERTO SUL PONTE DI MESSINA

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"Caro e anche pericoloso"

Bocciato il ponte sullo Stretto


A proposito della polemica sulla
costruzione del ponte sullo Stretto, mi sembra utile rispolverare un'intervista di Antonello Caporale al supertecnico Remo Calzona, apparsa in Repubblica.it il 29 novembre ultimo scorso.

"L'UOMO del Ponte si chiama Remo Calzona. Al dipartimento di ingegneria strutturale e geotecnica della Sapienza di Roma tutti lo conoscono. E anche a Reggio Calabria. Decine e decine di sopralluoghi tra Scilla e Cariddi e viaggi in tutto il mondo. Figura illuminata a cui prima l'Anas (1986) poi il governo (2002) hanno affidato la presidenza del comitato tecnico-scientifico per la verifica della fattibilità della grandiosa opera del Ponte sullo Stretto.

"La soluzione progettuale mi appare oggi assai costosa e per nulla immune da crisi strutturali".

Ahi, casca il Ponte?
"Bellissima domanda alla quale rispondo con Popper (ho rubato al suo pensiero il titolo del mio ultimo lavoro): La ricerca non ha fine".

L'uomo è fallibile.
"In Danimarca il ponte sullo Storebelt ha patìto il fenomeno del cosiddetto galopping. Il nastro d'asfalto si è andato deformando, tecnicamente è una deformazione ortogonale alla direzione del vento".

Su e giù, come fosse un grosso serpente.
"Esattamente così. Una deformazione, dovuta al fluido dinamico che impone di bloccare per motivi di sicurezza il passaggio di cose e persone. Ma il ponte si realizza proprio per permettere il transito ininterrotto".

Se soffia il vento a Scilla, ponte chiuso.
"Anche cento giorni all'anno".

Lei propone di ridurre l'ampiezza delle campate da 3300 a 2000 metri.
"Ci siamo accorti che la riduzione azzera quel fenomeno".

Ma nel 2002 era di diverso parere.
"Bellissima considerazione: mi viene in aiuto ancora Popper. La scienza misura i suoi passi sui propri errori".

I ponti si costruiscono ma ogni tanto cadono.
"Hai voglia se cadono! Nel secolo scorso abbiamo conosciuto il collasso provocato dalla fatica dei materiali".

Come un asinello che si stanca e stramazza al suolo.
"Carichi ripetuti sulla medesima struttura, fatica sviluppata fino al punto di insostenibilità".

Crash.
"Con la crisi del ponte di Tacoma, sopra Los Angeles, ci siamo accorti di un altro elemento destabilizzante, chiamato fletter. Sempre causato dal vento".

Il vento eccita, maledetto lui.
"Eccita".

Adesso siamo di fronte al galopping.
"Fare un ponte e spendere tanti quattrini per vederlo chiuso che senso ha?".

Ne ha parlato con la società dello Stretto di Messina?
"Pensi che l'amministratore delegato, l'ingegner Ciucci, mi ha persino diffidato a pubblicare il libro che documenta le mie nuove ragioni".

E perché?
"E che ne so! Uno gli dice che si può fare un ponte con meno della metà dei soldi e più sicuro e si sente trattato in questo modo".

Lo deve dire a Gianni Letta.
"Io scrivo e riscrivo. Soprattutto a Letta: guarda che così non va".

Ma Impregilo, la ditta costruttrice, ha il suo progetto. Chiederà penali.
"Chiamassero me: la metterei in ginocchio".

Professore: e se tra tre anni, o cinque o dieci lei scova qualche altro errore?
"Bellissima domanda: rispondo ancora con Popper. Lavoriamo sugli errori e sull'esperienza per fornire una soluzione progettuale che riduca il rischio di collasso della struttura entro limiti convenuti".

Limiti convenuti.
"Io non sono un mago".

domenica 8 marzo 2009

...................IL PONTE E LE CASE : CHE CASINO PERO'................... Il pensiero di Bossi e quello degli indipendentisti siciliani


Non sempre Bossi dice cose che a noi possono sembrare strane. Oggi infatti ha detto due cose sensate, e forse ci sembrano tali perchè contraddicono altrettanti spropositi promossi da Berlusconi: la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina e il nuovo piano casa, che tende a legalizzare le tentazioni all'abusivismo.
Parlando del ponte, a conclusione della manifestazione per l'elezione di miss Padania, il senatur ha detto:"Bisogna valutare quanto tempo il ponte di Messina farà risparmiare sulla tratta tra Milano e Palermo» Umberto Bossi ipotizza che «forse sarebbero meglio 100 aeroporti così portiamo in Sicilia svedesi, norvegesi e tedeschi».
Una proposta, questa, che avvantaggerebbe persino quanti si stanno battendo per la creazione dell'aeroporto del Mela e per quello dei Nebrodi.
Con la prospettiva di cento nuovi aereoporti, almeno due potremmo ottenerli in provincia di Messina.

"Ma quello del Mela - si dice - non è facile ubicarlo, per la presenza della Raffineria e della Centrake Enel.".
Si potrebbe sempre trovare un ripiego.
A parte la celia. è importante che non si faccia il ponte e che quei miliardi vengano utilizzati meglio.

Il leader del Carroccio smonta anche il “piano casa” , appena anticipato da Berlusconi.
«Alcuni ci credono molto. Io meno. Non ho capito - afferma il Padano - a chi servono le case».

«Quando l'edilizia va, è vero che va tutto, perché dietro ai vetri si mettono le tendine, ci vogliono le porte e così via, ma dobbiamo chiederci se servono davvero, dobbiamo chiederci invece come aiutare la nostra gente».
Per fare questo, secondo il senatur, bisogna «investire in soldi dello Stato per le cose già pronte da realizzare», in modo che si «possano immediatamente aprire i cantieri e non si debbano aspettare i tempi della burocrazia», che rischiano di farle partire ad anni di distanza.

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Di fronte alla "trovata berlusconiana" di stendere un ponte sullo Stretto, si registra un "No" più energico, ribadito dal Fronte Nazionale Siciliano "Sicilia Indipendente", in una lettera aperta del vice segretario Fabio Cannizzaro, che valuta la costruzione del Ponte una vera e propria iattura ecologica, sociale, economica e culturale.

"Motivi d’ordine ecologico, tecnico-costruttivi, considerazioni d’opportunità, costi, vantaggi e svantaggi - si legge nella lettera - pensati in chiave collettiva e comunitaria, sono tra le ragioni che noi adduciamo per dire No convintamente al progetto.
Queste però non sono le sole motivazioni che ci spingono al No.
Secondo noi, in una ottica d’insieme che compenetra tutti i motivi succitati, vi è anche il fatto, né secondario né accessorio, che il Ponte minaccia l’identità e l’integrità geografica, storico-culturale della Sicilia e con essa il dato inscindibile e correlato della percezione che della nostra Terra abbiamo e avremo noi Siciliani ed avranno gli altri, il Mondo in futuro"..
"Appare evidente dunque che la posta in ballo è enorme. Noi Indipendentisti progressivi e progressisti du F.N.S., muovendo da queste constatazioni, affermiamo che il progetto ponte mette in pericolo non solo l’identità, la memoria collettiva e condivisa e la percezione della Sicilia che ne ha il Mondo, ma anche alcuni dei pilastri della stessa cultura mediterranea e mondiale".

COSSOVARI COLLABORANO PER L'IDENTIFICAZIONE DI TRE GIOVANI RAPINATORI


Sarà stato per opportunismo, sarà stato per sincera reazione, è accaduto che una comunità di nomadi, di stanza a Palermo, ieri ha collaborato fattivamente con la polizia per fare identificare i tre autori della rapina subita l'altra sera da due fidanzatini che, in attesa dell'arrivo dell'autonbus, in viale del Fante, sotto la minaccia di un coltello dovettero consegnare agli aggressori un cellulare, un giubotto e delle scarpe griffate.
La ragazza, una studentessa di 15 anni, sarebbe stata pure palpeggiata e il fidanzatino, intervenuto per difenderla, picchiato.
I tre identificati (due fratelli e un cugino di origine slava: uno di 16 anni e due di 14 , appartenenti alla comunità nomade) sono stati denunciati alla Procura dei minorenni.
Gli inquirenti sono riusciti a risalire agli aggressori grazie alle indicazioni del giovane rapinato che aveva notato un accento slavo nei tre assalitori. "Siamo andati dai capi della comunità - ha detto il commissario Sara Fascina - abbiamo chiesto loro se sapessero qualcosa della vicenda. Quando hanno appreso che, oltre alla rapina, erano stati commessi atti di violenza sulla quindicenne, si sono mobilitati. In particolare a portarci dai responsabili sono stati gli stessi genitori".
Le mamme dei giovani accusati, che hanno accompagnato i tre ragazzi al Comissariato San Lorenzo, hanno detto apertamente che i loro figli avevano compiuto un gesto inaccettabile per la loro cultura, Non dovevano toccare e derubare quei ragazzi.
"Noi - hanno aggiunto - viviamo grazie al bene che ci fa la gente, e non insegniamo queste cose ai nostri figli".
Si sono dette pronte ad incontrare la mamma della ragazzina assalita, per chiederle perdono.
Può darsi che a farle parlare così sia stata la delusione per il comportamento dei tre adolescenti, può darsi che sia stata la paura di suscitare intolleranza tra la gente, il fatto è che la lorro collaborazione è servita ad accelerare l'inchiesta e a fare restituire la roba rubata ai legittimi proprietari.

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La mia foto
barcellona pg, messina, Italy
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