Oggi, 15 marzo, idi di marzo. Data fatidica che nel 44 a.C segnò l'assassinio di Caio Giulio Cesare.
Oggi, 15 marzo, idi di marzo 2009: potrebbe essere un'altra giornata importante, almeno per la nostra comunità cristiana di Barcellona, Castroreale e Merì. E' la prima volta che i sacerdoti di questo nostro territorio sentono "il bisogno e l'urgenza" di scrivere una lettera aperta indirizzata "ad ogni persona che ha a cuore il bene di questo territorio...". E l'hanno scritta.
Cosa li ha indotti a farlo?
Una serie d'eventi accaduti ultimamente in mezzo a noi: "dall'omicidio di Nasari, alle recenti "operazioni " della Magistratura e delle Forze dell'Ordine, alla denuncia dell'Arcivescovo mons. La Piana sulla massoneria e sul malessere della nostra provincia e il suo accorato appello a rialzarci insieme".
L'arcivescovo Calogero La Piana - ricordiamolo - al compimento dei due anni di Episcopato a Messina, parlando dei tanti problemi che impediscono lo sviluppo della comunità, ha affermato che "la città vive sotto una cappa massonica e che dietro le apparenze c'è gente che controlla i meccanismi per garantirsi potere ricchezze".
A due mesi da quel grido di dolore, adesso i sacerdoti delle nostre parrochie di provincia fanno eco esprimendo la loro "grande preoccupazione per quanto di problematico stanno vivendo le nostre comunità civili".
In particolare i nostri sacerdoti appaiono preoccupati perchè "si stanno affievolendo importanti valori: il senso e la ricerca del bene comune, oscurato dal solo interesse privato; il valore della legalità e dei "diritti" in ogni aspetto della vita privata e pubblica; la coscienza del territorio come cosa di tutti e per tuttti; il discernimento morale tra ciò che è bene e ciò che è male".
"Tutto ciò - sostiene la lettera - in molti lascia spazio al clientelismo umiliante, alla sopraffazione dilagante, alla violenza efferata, al potere mafioso; mentre in tanti altri provoca paura, rassegnazione, insicurezza sociale, disaffezione alla partecipazione civile, sociale e politica... fino a determinare l'esodo dei nostri giovani dalla nostra terra".
Da qui gli interrogativi, su cosa deve cambiare nel modo di vivere e di essere credente e su cosa è mancato nel modo di educare le giovani generazioni alla vita e alla fede.
Su ciò, la risposta dovrebbero darsela tra loro, i nostri sacerdoti, con un esame di coscienza su quanto s'è fatto finora per incidere concretamente sulla crescita dei nostri ragazzi. Se sia bastato l'indottrinamento o se sarebbe stato necessario - nei limiti del possibile - aprire spazi per tenersi a contatto con la gioventù: come si faceva con il vitale ausilio dell'Azione Cattolica, della Fuci, delle Acli e di tante altre iniziative capaci di parlare al cuore e alla mente delle generazioni in crescita.
Comunque: la lettera continua sottolineando l'inquietante facilità con cui adolescenti e giovani si lasciano sedurre dal fascino della violenza e del facile guadagno. Ed agiunge: "Riteniamo, perciò, opportuno riflettere con voi sul modo di coniugare la fede e la vita; su come crescere nella coscienza di cittadinanza con i suoi diritti e doveri; su come contribuire a spezzzare la catena della clientela politica; su come essere vicini a chi subisce la violenza del pizzo e dell'usura".
Da qui, l'invito "a reagire , ad alzare il capo, a credere alla forza del Vangelo e dell'amore, essendo giunto il momento di svegliarci dal sonno della rassegnaziolne, della paura, del silenzio complice e di dare una svolta significativa: al modo d'impostare le relazioni sociali ed economiche; alla religiosità che non può convivere con l'ingiustizia, l'illegalità e il disimpegno; al modo d'educare e trasmettere valori alle nuove generazioni; al modo d'abitare questo territorio; per un maggiore impegno verso una città da ricostruire, una politica da rendere credibile, un agire morale che rispetti la vita e la dignità di tutti, una convivenza pacifica ed integrata con gli immigrati.
I sacerdoti chiudono la loro lettera facendo proprio l'appello del vangelo alla responsabiltà personale e comunitaria per denunciare, combattere e abbattere le strutture del male e i suoi effetti nefasti.
Senza più attendere, perchè ormai non c'è più tempo da perdere.
3 commenti:
Il vescovo e i sacerdoti dicono cose giuste.Ma sono credibili?.Sono cose che dovevano essere dette 20 anni fa,quando proponevo per la nostra città una teologia della liberazione.Solo la Chiesa con tutte le sue parrocchie poteva incidere- con questo tipo di messaggio ridotto a spot martellante ,come sa fare quando vuole-su una realtà povera di cultura e di risorse.La massoneria e la mafia sono un grosso problema ma la cattiva politica,il potere fine a se stesso sono il peggior male il collante di tutto.Se poi la cattiva politica si allea tramite gli atei devoti ,ora, e sempre nella storia d'Italia,con il potere ecclesiastico che tradisce il messaggio di Cristo, il cittadino è bello che fritto.Neanche in questo in tervento si denuncia la mala politica che nega ogni vera libertà diritto e dignità.Sentiremo vedremo che cosa vorranno fare e poi decideremo se sono credibili.
Sono perfettamente daccordo sui 20 anni di ritardo ... per il resto la lettera è la solita accozzaglia di parole vuote. Volendo le posso scrivere anche io, avrebbero lo stesso valore, cioè zero, ma mancherebbero della carica "politica".
Vi saluto in attesa di poter assistere a "fatti concreti" che possano far risorgere una città che volente o nolente sarà sempre la "MIA" città.
Tadd Euro
Abbiamo voluto trascrivere quasi integralmente questa lettera, distribuita in tutte le chiese, domenica scorsa, per due motivi: 1) perchè è la prima volta che i nostri sacerdoti unitariamentee pubblicamente agitano problemi di questa portata, con l'intento di scuotere i parrocchiani e con la promessa di impegnarsi nella difficile opera di riscossa; 2) per far sì che quanto scritto e promesso fosse da Barcellonablog registrato e conservato, perchè possa essere messo,un giorno, a confronto con quanto di concreto sarà stato fatto dai nostri sacerdoti, per il riscatto di questa città e del suo hinterland.
Noi aprioristicamente non ci sentiamo di escludere che alle parole possano seguire i fatti, anche se abbiamo la consapevolezza chela situazione è talmente grave da risultare disarmante. Comunque chi vivrà vedrà, sempre se la memoria reggerà.
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