giovedì 19 gennaio 2012

DALLE ALPI AL LONGANO: DUE LUMINOSE FIGURE DI DONNA

PER UN ANNO INTERO S'E' PARLATO DI RISORGIMENTO: ECCO DUE DONNE CHE L'HANNO ONORATO PARTECIPANDO GENOROSAMENTE ALLA SUA ATTUAZIONE
 
Nata a Barcellona, si chiamava Giuseppa Bolognani (Calcagno ? ) e visse in un periodo che precedette e seguì la spedizione dei Mille in Sicilia.
Per la storia, essa fu una figura eroica, che lasciò un’indelebile impronta nella lotta contro l’oppressione borbonica, fulgendo per il suo coraggio e la sua astuzia, particolarmente durante l’insurrezione del 31 maggio 1860, a Catania, contro il colpo di coda della resistenza borbonica.
In quella giornata di lotta, le squadre catanesi, male armate, ed in inferiorità numerica rispetto al nemico, per ben sette ore tennero fronte a circa duemila borbonici. Giuseppina Bolognani, che praticamente era da supporto come vivandiera ai giovani siciliani, partecipò con molto ardore e grande intelligenza allo scontro, così da diventare il deus ex machina della difficile situazione.
Due furono gli episodi che la resero memorabile: ed entrambi caratterizzati da stratagemmi per l’utilizzo di pesanti pezzi d’artiglieria.
Unitasi ai rivoltosi, una prima volta li aiutò a trasportare un cannone, nascosto dal 6 aprile 1849 in un pozzo, e a trasferirlo nell’atrio di un palazzo.
Aperto all’improvviso il portone, Giuseppina scaricò una cannonata contro i borbonici in transito, che colti di sorpresa furono costretti rifugiarsi dietro alcune barricate, lasciando sulla strada diversi caduti e un pezzo di artiglieria. Non essendo possibile avvicinarsi al cannone per impossessarsene, a causa del fuoco dei soldati, Peppa escogitò uno stratagemma: usando una corda a mo’ di lazos riuscì ad imbrigliare e, con l’aiuto dei giovani, a tirare l'affusto fino ad impossessarsene. Verso mezzogiorno, Peppa, aiutata da alcuni popolani, trascinò il mortaio fino alla Marina, dove però si vide fronteggiare da due squadroni di lancieri. Gli insorti per non essere sopraffatti scapparono, lasciando sola la donna che, rimasta dietro l’affusto, ricorse all’astuzia di far credere che il cannone non funzionasse. Pose sulla bocca della canna un po’ di polvere e le diede fuoco, per fare sembrare che il colpo avesse fatto cilecca. I lancieri abboccarono e, sicuri d’avere già in mano la preda, si gettarono all’assalto. Fu allora che Peppa accese la miccia, l’arma sparò veramente e investì in pieno gli assalitori. Ciò consentì all’eroina di fuggire e mettersi in salvo.
Dalla Sicilia alle Alpi, anzi addirittura alla Svizzera.
Giulia Calame Modena
Tra le tante figure di donne che generosamente entrarono nella storia del nostro Risorgimento, spicca pure quella di una giovane ginevrina, Giulia Calame, una collegiale sedicenne che innamoratasi, nonostante il divieto dei genitori, si unì all'attore veneto Gustavo Modena, fervente mazziniano, profugo in Svizzera dopo il fallimento dei moti risorgimentali del 1830/31.
Avendo condiviso  la vita di esule col marito,  espulso dopo due anni dalla Svizzera, lo seguì prima in Francia e poi a Londra, dove incontrarono Giuseppe Mazzini. Quando la situazione politica si fece più favorevole, Giulia e Gustavo decisero di rientrare in Italia, dove l’attore poté riprendere con successo l’attività teatrale in molte città. Ma nella primavera del 1848, quando scoppiarono i moti insurrezionali a Venezia, città d’origine di Gustavo, la coppia si unì agli insorti, combattendo sulle barricate, dove una pallottola ferì Giulia alla spalla. Dopo una breve prigionia Gustavo, espulso dal restaurato Regno lombardo-veneto, riprese la sua carriera teatrale a Torino, ma nel 1849 Mazzini e la Repubblica Romana li chiamarono a nuove prove. Qui Giulia si unì ad altre donne che hanno lasciato una traccia luminosissima nella nostra storia, dedicando anima e corpo ad assistere e curare i feriti in uno degli ospedali militari, che Cristina di Belgiojoso aveva finanziato e organizzato, insieme a Enrichetta di Lorenzo Pisacane e a Giulia Bovio Paulucci.

Negli anni tormentati del nostro Risorgimento molte  donne si sacrificarono per il raggiungimento dell’indipendenza italiana, al fianco di ben più noti illustri personaggi della nostra storia. L’oscurità e il silenzio che sono calati su molte di esse, che hanno messo la propria vita a disposizione della lotta risorgimentale, rappresentano uno di quei buchi neri  della storia d'Italia.
FRA' GALDINO

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