domenica 5 luglio 2009

LA TRAGEDIA INFERNALE DI VIAREGGIO DOVREBBE INSEGNARE QUALCOSA ANCHE A NOI

LE NOSTRE ARTERIE INTERNE SONO A RISCHIO, MA NOI NON CE N'ACCORGIAMO


Il recente infernale disastro di Viareggio dovrebbe essere di monito un po' per tutti: e non soltanto per il gravissimo rischio che si corre con l'attraversamento della strada ferrata all'interno dell'abitato - così come avveniva un tempo a Barcellona e avviene tuttora in numerosi centri della costa tirrenica - ma anche per il percorso che seguono le vie di transito - vedi la SS113 e la 114 - che attraversano quasi tutti gli abitati della nostra provincia.

Nella nostra città, se si esclude la via Gaetano Martino, relativamente di recente disegno, esistono in condizione di virtuale pericolo due importanti direttrici di marcia , costituite nel senso ME-PA dalle vie Kennedy -Marconi e in quello PA-ME dalle vie Operai-Papa Giovanni XXII.
Sono strade ad una sola carreggiata, che attraversano integralmente l'abitato, poco larghe e quasi sempre ingolfate, in quanto: è consentita la sosta in entrambi i lati, non è raro che si sosti in maniera scorretta e che ciò renda difficoltoso il transito dei mezzi, soprattutto di quelli pesanti, costretti sovente a rallentamenti, fermate e manovre difficoltose. con conseguenti code e ingolfamenti.
Resi più snervanti e duraturi per l'assoluta mancanza di vigili che, con il loro intervento possano districare il traffico.
A parte tutti questi inconvenienti, che naturalmente non sono cose da poco, quel che più dovrebbe impensierire è il rischio che si corre quando, a dovere percorrere queste strade, sono pesanti autocisterne trasportanti liquidi infiammabili. E non si dica che non ne passano: basti pensare alla spola che tali mezzi fanno con la raffineria, per il rifornimento di carburanti alle numerose stazioni di servizio dislocate in città e nei paesi dell'hinterland. "Purtroppo - si suol dire a giustificazione rassegnata della situazione - la città è nata e si è sviluppata male" e tutte le volte che ci si è resi conto della necessità di creare alternative al transito interno - per un motivo o per un altro - s'è riuscito a fare poco o nulla. Avvenne che si pensò - in buona fede? - di trovare la "via d'uscita" pensando all'opportunità di costruire una "circonvallazione". E fu un tentativo approcciato, caduto miseramente nel nulla: essendo risultato un vero aborto la costruzione dei due tronconi di Monte Croce e del Carmine. Successivamente si discusse a lungo sulla necessità di costruire un asse viario a valle del centro urbano, nella piana attualmente percorsa dall'autostrada e dal nuovo rilevato ferroviario, ma pare che dopo decenni ancora si facciano dissertazioni su un tale progetto. Mi si dirà che, intanto si sta lavorando, per la realizzazione di un tracciato che da Sant'Andrea porti a S.Antonino: va bene, si tratterà di un fatto positivo, che potrebbe pure scaricare un po' di traffico nella zona della vechia stazione, ma resterà ugualmente una goccia in un mare di necessità, che a volere ben sperare difficilmente potrà essere affrontato.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

si batte la fiacca eh... compagno Cilona!!!!!!!!!

f.to: "un non catto-comunista come te"

cattocomunista ha detto...

Gran lavoratore, tu, che non hai manco la voglia di scrivere nome e cogmome....il cattocomunista

franzsidoti ha detto...

concordo con il blogger cattocomunista.Anzi faccio presente che IL matersso lercio è sempre là in via del mare all'incrocio con via c. colombo; che via battifoglia, diventata importante per i collegamenti mare città e viceversa,presenta delle strozzature ,com'è noto,pericolose all'altezza del forno.Sarebbe opportuno crearvi degli slarghi di manovra con qualche semaforo a senso alternato o altro più conveniente.

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