Oggi, nelle edicole di Barcellona, tutte le copie dell'Espresso, alle nove del mattino, erano già esaurite. Non ne sono arrivate molte in verità, si può dire lo stesso numero delle altre settimane, ma se ce ne fossero state di più si sarebbero vendute tutte. Era stata annunciata la pubblicazione, sul sito web dell'Espresso, di una lettera estrema del prof. Adolfo Parmaliana, il docente universitario che, la mattina del 2 ottobre scorso, si suicidò gettandosi dall'alto di un viadotto dell'A20, Messina -Palermo. Si tratta - è scritto sul sito - di "un documento di straordinaria forza e drammaticità rivolto alla pubblica opinione, ai suoi familiari, agli amici più cari. Parole scritte a penna sotto al titolo La mia ultima lettera, che 'L'espresso' pubblica in esclusiva". La lettera, che si affianca ad un dossier attualmente al vaglio della Procura di Reggio Calabria, oltre ad essere un "addio", ha tutto il sapore di un atto d'accusa nei confronti di quanti - a giudizio di Parmaliana - l'hanno avversato fino ad indurlo all'estremo gesto.
Parmaliana inizia il suo scritto puntando il dito contro la Magistratura barcellonese/messinese, senza tuttavia - almeno nella lettera - fare riferimento a nominativi specifici, alcuno dei quali, subito dopo la sua morte, è circolato tramite i media, con conseguenti smentite da parte degli interessati e successivo intervento della Giunta distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati, a tutela della reputazione "di tutti quei magistrati del distretto che quotidianamente svolgono il loro lavoro con abnegazione, sacrificio, onestà e senso del dovere". Il gesto di Adolfo Parmaliana non è stato commentato da tutti alla stessa maniera: c'è chi l'ha giudicato un estremo atto di sfida, come ultima ratio del suo comportamento in vita, c'è chi l'ha ritenuto conseguente alla sua fragilità di uomo, stanco di sentirsi isolato e bersagliato a causa del suo operato, ch'egli considerava impeccabile.
3 commenti:
L'articolo è stato pubblicato sul sito web dell'Espresso e non sul settimanale.
Diverse persone, stamattina, erano convinte di trovare la lettera sul settimanale e l'hanno comprato. Ma siccome il numero delle copie fornite alle edicole era stato quello solito, è avvenutoo che alle nove tutto è andato esaurito. il giornalaio
Questo suicidio ci interpella.E noi come reagiamo?Scansiamo gli scogli, ci rifugiamo dietro l'anonimato. Non sappiamo che dire ,che fare ?Siamo in attesa di eventi chiarificatori, di giustizia?Ma almeno possiamo testimoniare la nostra stima il nostro dolore.Ricordare in qualsiasi circostanza pubblica,e questa lo è,la figura polica etica libera di Parmalia.Il suo coraggio .Il suo sacrificio.Ha difeso la verità e la giustizia contro il male di questa incompiutissima democrazia.Contro la corruzione di una società ,in tutti i suoi gangli vitali,attaccata dalla ruggine tignosa,che non sente più i valori della costituzione.Ma può un uomo solo vincere il male? Solo Cristo ha potuto farlo,indicando la via dell'amore e della pacificazione fra tutti gli uomini.Sacro ed esecrando, il gesto estremo di Parmaliana ci sollecita a perseverare e operare secondo quegli alti valori, che per ora non hanno rappresentanza politica.
Fino a quando una comunità può vivere nella miseria morale,senza autodistruggersi?
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