


Mi accingo a scrivere qualcosa che interessi questa nostra bella città, dove il caldo incamerato dai muri dei palazzi s'irradia sulle trafficate strade che intersecano Barcellona: vedo le auto che s'accostano disordinatamente ai marciapiedi oberati da lunghi banconi carichi di frutta, ma non vedo alcun vigile che tenti di disciplinarle; scorgo lunghi filari di tigli che lacrimano la melata che gli afidi continuano a ricavare dalle fin troppo lucide foglie, ma non m'accorgo affatto dell'esistenza di qualche potatore che, dalle basi degli "introffati"alberi, tolga la massa di foglie e polloni che, inselvaticandole, rendono più ospitali le piante ai voraci pidocchi.
Ma ecco che, mentre con santa pazienza continuo ad annotare queste peculiarità urbane, passa davanti al desktop del mio pc, con la velocità di un razzo, un moschito nero, più nero del buon calimero, e ciò m'allarma. "Vuoi vedere - penso - che 'sto figlio d'una mignotta mi punge?". Manco a dirlo e, zac, il minuscolo bolide s'affretta a darmi ragione e con un rapido "touch and go away" mi punge una caviglia.
Quel gran figlio di buona madre m'ha costretto a smettere di scrivere: tanto il prudore ch'esso m'ha prodotto che mi son dovuto mettere a cercare del ghiaccio per attutirlo.
E dire che ero io che intendevo punzecchiare il sindaco Candeloro e l'assessore Scolaro per essersi ricordati troppo tardi di questi insidiosi insetti.
Pazienza sarà per un'altra volta.
Stavolta il fregato sono stato io.....
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