
Tarsu ed Iva: questione aperta
Stamattina, anche se "obtorto collo" ho pagato la bolletta della spazzatura, relativa al primo quadrimetstre 2010. Non sono stato il solo, visto che, malgrado la gravità del diservizio ATO, parecchie altre persone erano nell'ufficio postale per versare la rata indebitamente richiesta. La fattura, per l'occasione più salata del solito, era accompagnata da un'avvertenza, secondo cui la tariffa applicata non era assoggettata a I.V.A., come da sentenza n.238 del 24-07-2009 della Corte Costituzionale. Notando ciò, qualcuno s'è chesto se l'I.V.A. gia pagata in tutte le precedenti rate, sarebbe restituita. Essendo nata a tale proposito una discussione, tra chi diceva di sì e chi tale sì riteneva assai difficile, se non addirittura impossibile, credo che cada a fagiolo - come risposta al quesito - il contenuto di un'e-mail fattaci pervenire dal sindacalista Lorenzo Gitto.Praticamente si tratta del contenuto di un articolo scritto da Antonio Palagiano dell'IdV.
Ve lo propongo:
"Sulla mia casella di posta stanno arrivando, in questi giorni,  diverse  segnalazioni a proposito della legittimità o meno  dell’applicazione  dell’IVA alla Tarsu. La questione, in effetti, è piuttosto  complessa ed  è uno dei – purtroppo numerosi – casi in cui la cosiddetta  “certezza del diritto” nel nostro Paese è più un auspicio che un  caposaldo. Fino al 1997 il costo dello smaltimento dei rifiuti  veniva  pagato attraverso l’imposizione di una tassa (la TARSU, tassa sui  rifiuti solidi  urbani), sulla cui natura di tributo non vi erano dubbi. La questione si  è  complicata con il celeberrimo “decreto Ronchi” (d.lgs.  22 del  1997), che gettava le premesse per un progressivo passaggio  dalla  tassa alla tariffa, in applicazione del principio comunitario  “chi  inquina paga”, con cui il costo del servizio di gestione dei rifiuti  veniva  commisurato alla produzione degli stessi. Principio ineccepibile sotto  il  profilo ambientale. Nel frattempo il varo del “Codice dell’ambiente”  (d.lgs. n.  152 del 2006), ha “assemblato” in un unico “corpus normativo” gran parte  delle  leggi in materia ambientale, comprese quelle relative ai rifiuti (a  cominciare  dal “decreto Ronchi”).
Secondo l’art. 238 il Ministero  dell’ambiente avrebbe dovuto emanare un regolamento attuativo della TIA  entro  sei mesi dalla data di entrata in vigore del Codice, creando di  fatto  un doppio binario: da una parte gli enti locali che avevano già  effettuato il  passaggio, dall’altra quelli che attendevano il nuovo regolamento.  Intanto, a  seguito di un ricorso incidentale relativo alla competenza in materia  tributaria, la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 238 del 24  luglio 2009,  ha sancito l’inapplicabilità dell’IVA alla tariffa di igiene ambientale.  Nel  testo del provvedimento si afferma che ".. non esiste una norma  legislativa  che espressamente assoggetti ad IVA le prestazioni del servizio di  smaltimento  rifiuti … entrambe le entrate devono essere ricondotte nel novero di  diritti  canoni e contributi chela normativa comunitaria esclude in via  generale  dall’assoggettamento ad Iva perché percepite da enti pubblici  per  le attività od operazioni che esercitano in quanto pubbliche autorità  sempre che  il mancato assoggettamento all’imposta non comporti una distorsione  della  concorrenza".
L’instabilità del quadro normativo sta creando  una  situazione pressoché surreale: dopo 13 anni dall’approvazione del  decreto Ronchi  – già “pensionato” – sono ancora tantissimi i comuni che non sono  passati alla  TIA e, da ultimo, con il decreto mille proroghe (d.l.  194 del 2009) è slittato ulteriormente il termine per  l’emanazione  del regolamento.
In questo quadro nebuloso è utile il  contributo  dato nei giorni scorsi da una circolare esplicativa in cui si chiarisce  che,  alla luce della sentenza della Corte Costituzionale,  la TIA non può certo essere considerata alla stregua  di una sorta di controprestazione per un servizio, ma un vero e  proprio tributo. In secondo luogo la TARSU non è ancora  scomparsa dal  nostro ordinamento e non ha fondamento la tesi di una sua presunta  abrogazione  implicita. In sostanza, fino a quando non verrà imposto con  legge  l’obbligo di passaggio dalla TARSU alla TIA (e, si spera,  previa  approvazione del regolamento) le due fattispecie continueranno a   convivere, fatta salva la possibilità – ma non l’obbligo – per i comuni  di  passare dalla tassa alla tariffa.
L’atteggiamento   “pilatesco” del Governo sta creando non pochi problemi, anche  per  il rischio di avvio di contenziosi tra privati cittadini ed enti   locali in riferimento alle richieste di rimborso dell’IVA indebitamente  versata. E’ evidente che i comuni dovranno quanto prima  adeguare i  propri regolamenti contabili al nuovo quadro giuridico disegnato dalla  Consulta,  ma – come afferma correttamente l’ANCI – spetta al Governo  individuare modalità e tempi per uscire dall’impasse.
Non  è  certo un caso che il Ministro dell’economia e delle finanze  abbia  risposto con il silenzio alle diverse interrogazioni presentate in  merito dopo  il pronunciamento della Corte Costituzionale. Da un lato,  infatti, si  dovrebbero emanare delle norme che chiariscano una volta per tutte il  quadro  legislativo, attraverso accordi con gli enti locali – e di conseguenza  con le  Aziende che forniscono il servizio di smaltimento dei rifiuti -;  dall’altro c’è  il problema del rispetto dei diritti dei cittadini che, alla luce di  tale  sentenza, vorrebbero vedere rimborsato quanto ingiustamente pagato.
Noi   dell’Italia dei Valori, attraverso la nostra azione politica in  Parlamento,  cercheremo di chiarire questa situazione - a cominciare dall'interrogazione da me depositata lo scorso 8   aprile - e sollecitare il Governo a coprire questo vuoto normativo,  perché i  diritti di tutti i cittadini siano riconosciuti e rispettati". 

2 commenti:
Sono d'accordo.Ma noi cittadini intanto,senza saper leggere nè scrivere,mandiamo la nostra richiesta di rimborso iva all'ente che illegititimamente ce l'ha caricata.Io l'ho già fatto con un fax,facciamolo tutti,come una specie di class action individuale.In altre parti d'Italia l'hanno pure fatto e qualche commercialista qui a barcegotto lo sta facendo.
Franz
Il posto per queste persone è la galera......
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