
Sapevamo che la Rai stava per giungere al capolinea, ma speravamo anche che ci potese essere, a quel punto, un'inversione di marcia.
Invece no.
Adesso l'impressione è un'altra: che, nell'avvicinarsi al capolinea, il tram Rai accelera, accelera, accelera fino a dovere cozzare contro il muretto dell'ultima fermata.
Che vuol dire ciò?
Significa che si sta facendo di tutto per sfasciare il carrozzone.
A premere sull'acceleratore ci sono tutti: Di Pietro, coadiuvato dal Pd e silurato, non senza complicità, dal Pdl. Insomma un po' tutti: Di Pietro con la cocciuta insistenza sulla candidatura di Orlando a presidente di Vigilanza Rai, il PD con lo stiracchiamento ed in fine un sospetto doppio gioco sulla medesima candidatura, con la conseguente apparizione sulla scena del piddino Villari, il quale, ora che è stato eletto presidente, è deciso a non mollare.
E i piddiellini di Berlusconi in che modo hanno contribuito?
Con le furberie della candidatura civetta di Pecorella e il convogliamento dei propri voti sul piddino Villari.
A metterci la ciliegina su questa contorta torta chi spunta in fine?
Il destro Francesco Storace che, se Villari si dimetterà, giura e sacramenta che si precipiterà a denunciarlo per omissione del proprio dovere: avendo, nella qualità di neo presidente, l'obbligo di convocare la Vigilanza Rai per stabilire il regolamento da applicare in occasione delle prossime elezioni amministrative in Abruzzo.
In tutto questo bailamme, vero o gonfiato, fa ad un tratto capolino la spudoratezza della Rai - in persona - che sotto le specie di Claudio Cappon avanza richiesta di aumento del canone, in percentuale almeno pari al tasso d'inflazione. E ciò per potere far fronte allo squilibrio emerso nel corso del 2007 tra quanto incassato dal canone e quanto speso per i programmi di servizio pubblico.
Insomma il carrozzone è talmente squilibrato che rischia davvero di finire contro il muro.
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