Sabato 11 giugno, per iniziativa dell'associazione Genius Loci, si tratterà all'ex Monte di Pietà di Barcellona, del villino Liberty di via Roma, com'era e come sarà quanto prima.
Per l'occasione, dopo l'apertura di una mostra (ore17) si terrà una conferenza sull'antico edificio, il cui restauro è in corso di completamento.
Con questa nuova iniziativa, l’associazione barcellonese si propone di fare conoscere a fondo un rilevante bene architettonico prima ancora che venga completamente restaurato per essere consegnato alla città.
Del villino Liberty di via Roma, progettato nel 1910 dall’ingegnere G. Ravidà, rimesso a nuovo dopo decenni di abbandono per una complessa vicenda testamentaria parleranno, con cognizione e competenza, due architetti ed il sindaco della città.
Farà da cornice una mostra di disegni, documenti e foto dell’edificio.
L’architetto Daniela Motta, vicepresidente della Genius Loci, la cui tesi di laurea, condotta con la collega Arch. Felicia Daniele, è stata incentrata proprio sul villino, relazionerà su come era l’edificio prima e durante la fase di abbandono e degrado, mentre l’architetto Domenica Giacobbe, Direttore dei Lavori di Restauro per conto della Provincia di Messina (oggi proprietaria del villino), parlerà del restauro in corso. Il sindaco della città, dott. Candeloro Nania, darà indicazioni sulle ipotetiche destinazioni d’uso, illustrando i possibili utilizzi futuri. Il Comune di Barcellona è direttamente interessato in quanto ha ottenuto il villino in comodato d’uso dalla Provincia. La Provincia a sua volta l’ha acquistato dal Santuario di Tindari, che l’aveva ricevuto per lascito testamentario dall’ultimo proprietario, il cavaliere Paolo Arcodaci, morto a sessantanove anni nel 1968.
Nota sul villino (a cura di Daniela Motta).
Il villino Foti-Arcodaci, in stile Liberty, fu fatto edificare nel 1911 dal Barone messinese Ignazio Foti su progetto dell’Ingegnere G. Ravidà, del quale i documenti d’archivio non rivelano altre opere sul territorio. Sorge all’incrocio tra la via Operai e la via Roma, in quello che rappresenta uno dei punti nodali della città, ed è l’unico rimastoci di una serie di villini previsti ai margini della via Roma. Lo schema compositivo di questo edificio, suggerisce una giustapposizione di volumi semplici che nella loro accentuata geometricità danno forte risalto all’asse centrale.
Il villino ha pianta leggermente trapezoidale con i prospetti principali perfettamente paralleli rispettivamente alla via Roma ed alla via Operai. All’esterno ha un marcato sviluppo orizzontale sottolineato da un coronamento aggettante scandito da beccatelli in legno ed interrotto, nella parte centrale, da due alti e sporgenti pilastri con decorazione floreale che incorniciano e sottolineano gli ingressi. Questi ultimi sono ulteriormente definiti da pensiline in ferro battuto sulle quali, originariamente, erano inseriti dei vetri colorati. Sulle due facciate principali sono presenti elementi decorativi tipici dell’Art Nouveau come la linea ondulata del cornicione, le decorazioni floreali, le cornici di porte e finestre e l’elegante zoccolo di base, trattato plasticamente con scanalature orizzontali. L’edificio è coperto da un tetto a padiglione con manto di tegole alla francese di tipo piano culminante in un’altana con copertura a pagoda.
La recinzione, così come la cancellata in ferro battuto, si deve all’estro dell’artigiano locale Giovanni Cutrupia, conosciuto come "Giovanni u Palummu" che risulta essere attivo in tutta la provincia nei primi anni del secolo. Sfortunatamente questa pregevole opera è stata in gran parte rimossa durante il periodo fascista per donarla alla patria, e sostituita infine con una semplice rete metallica.
Internamente le stanze sono disposte intorno ad un disimpegno centrale dal quale una piccola scala in legno porta alla soffitta. Tutte le camere, realizzate con controsoffittatura in volta a schifo, avevano i soffitti dipinti. Questi ultimi, a causa della mancata manutenzione del tetto, sono in gran parte crollati, e solo nel 2007 la Soprintendenza di Messina ha provveduto allo stacco di quelli rimanenti a fine conservativo.
Nel 2008, in seguito allo stacco delle volte, si è proceduto anche alla ricostruzione del tetto così da mettere in sicurezza l’edificio, e nel 2010 è iniziato il restauro, in corso di completamento.
CLICCAbarcellonablog: VILLA LIBERTY. PROPOSTO UN MUSEO DA FONDARE DOPO IL SUO RESTAURO.
Per l'occasione, dopo l'apertura di una mostra (ore17) si terrà una conferenza sull'antico edificio, il cui restauro è in corso di completamento.
Con questa nuova iniziativa, l’associazione barcellonese si propone di fare conoscere a fondo un rilevante bene architettonico prima ancora che venga completamente restaurato per essere consegnato alla città.
Del villino Liberty di via Roma, progettato nel 1910 dall’ingegnere G. Ravidà, rimesso a nuovo dopo decenni di abbandono per una complessa vicenda testamentaria parleranno, con cognizione e competenza, due architetti ed il sindaco della città.
Farà da cornice una mostra di disegni, documenti e foto dell’edificio.
L’architetto Daniela Motta, vicepresidente della Genius Loci, la cui tesi di laurea, condotta con la collega Arch. Felicia Daniele, è stata incentrata proprio sul villino, relazionerà su come era l’edificio prima e durante la fase di abbandono e degrado, mentre l’architetto Domenica Giacobbe, Direttore dei Lavori di Restauro per conto della Provincia di Messina (oggi proprietaria del villino), parlerà del restauro in corso. Il sindaco della città, dott. Candeloro Nania, darà indicazioni sulle ipotetiche destinazioni d’uso, illustrando i possibili utilizzi futuri. Il Comune di Barcellona è direttamente interessato in quanto ha ottenuto il villino in comodato d’uso dalla Provincia. La Provincia a sua volta l’ha acquistato dal Santuario di Tindari, che l’aveva ricevuto per lascito testamentario dall’ultimo proprietario, il cavaliere Paolo Arcodaci, morto a sessantanove anni nel 1968.
Nota sul villino (a cura di Daniela Motta).
Il villino Foti-Arcodaci, in stile Liberty, fu fatto edificare nel 1911 dal Barone messinese Ignazio Foti su progetto dell’Ingegnere G. Ravidà, del quale i documenti d’archivio non rivelano altre opere sul territorio. Sorge all’incrocio tra la via Operai e la via Roma, in quello che rappresenta uno dei punti nodali della città, ed è l’unico rimastoci di una serie di villini previsti ai margini della via Roma. Lo schema compositivo di questo edificio, suggerisce una giustapposizione di volumi semplici che nella loro accentuata geometricità danno forte risalto all’asse centrale.
Il villino ha pianta leggermente trapezoidale con i prospetti principali perfettamente paralleli rispettivamente alla via Roma ed alla via Operai. All’esterno ha un marcato sviluppo orizzontale sottolineato da un coronamento aggettante scandito da beccatelli in legno ed interrotto, nella parte centrale, da due alti e sporgenti pilastri con decorazione floreale che incorniciano e sottolineano gli ingressi. Questi ultimi sono ulteriormente definiti da pensiline in ferro battuto sulle quali, originariamente, erano inseriti dei vetri colorati. Sulle due facciate principali sono presenti elementi decorativi tipici dell’Art Nouveau come la linea ondulata del cornicione, le decorazioni floreali, le cornici di porte e finestre e l’elegante zoccolo di base, trattato plasticamente con scanalature orizzontali. L’edificio è coperto da un tetto a padiglione con manto di tegole alla francese di tipo piano culminante in un’altana con copertura a pagoda.
La recinzione, così come la cancellata in ferro battuto, si deve all’estro dell’artigiano locale Giovanni Cutrupia, conosciuto come "Giovanni u Palummu" che risulta essere attivo in tutta la provincia nei primi anni del secolo. Sfortunatamente questa pregevole opera è stata in gran parte rimossa durante il periodo fascista per donarla alla patria, e sostituita infine con una semplice rete metallica.
Internamente le stanze sono disposte intorno ad un disimpegno centrale dal quale una piccola scala in legno porta alla soffitta. Tutte le camere, realizzate con controsoffittatura in volta a schifo, avevano i soffitti dipinti. Questi ultimi, a causa della mancata manutenzione del tetto, sono in gran parte crollati, e solo nel 2007 la Soprintendenza di Messina ha provveduto allo stacco di quelli rimanenti a fine conservativo.
Nel 2008, in seguito allo stacco delle volte, si è proceduto anche alla ricostruzione del tetto così da mettere in sicurezza l’edificio, e nel 2010 è iniziato il restauro, in corso di completamento.
CLICCAbarcellonablog: VILLA LIBERTY. PROPOSTO UN MUSEO DA FONDARE DOPO IL SUO RESTAURO.
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