domenica 5 giugno 2011

IL SICILIANO: UNA NUOVA MATERIA PER LE SCUOLE DELL'ISOLA CHE NON DIVENTI PESANTE ORPELLO PER GLI STUDENTI SICILIANI


::::::::::::::::::::::::::::::::::::Giuseppe Pitrè==>

Il 18 maggio u.s., l'Assemblea regionale ha approvato la legge che pone il "siciliano" tra le materie da studiare.
Il testo, presentato dal deputato del MpA Nicola D'Agostino, è stato approvato all'unanimità, e prevede l'inserimento del nuovo studio in tutte le scuole dell'Isola, dalle elementari alle superiori.
Avevo saputo di tale rivoluzionaria iniziativa, quando l'idea era stata sottoposta al giudizio della commissione parlamentare, e sinceramente m'ero chiesto - e me lo chiedo ancora - quale debba essere "il siciliano" da introdurre tra le materie di studio, con quali libri e con quali docenti.
Una curiosità legittima, a mio modo di vedere, che nasce dal dilemma: siciliano aulico o siciliano vissuto?
Cioè: la lingua uniforme cui sono ricorsi letterati e studiosi dell'Isola o il linguaggio verbale comunemente usato in ogni angolo della Sicilia, che però è talmente multiforme, da doversi affrontare specificamente in loco.
La nuova norma prevede per due ore la settimana "la valorizzazione e l'insegnamento della storia, della letteratura e della lingua siciliane nelle scuole di ogni ordine e grado", senza però specificare altro - almeno per quel che io sappia -, cosicché la sua istituzione, seguita dalla retorica accoglienza dei nostri politici - in primis il presidente Raffaele Lombardo - m'ha fatto sentire puzza di fumo, di quel fumo leghista che, come ogni cattivo odore, cerco di sfuggire.
Comunque, dalla mia esperienza di maestro e di genitore, a ben riflettere, potrei desumere che qualcosa per non disperdere la "nostra" lingua - che potremmo definire la sintesi dei dialetti locali della nostra Isola - si può e si deve fare: e non soltanto nella scuola, ma anche e soprattutto nella famiglia.
Come esperienza magistrale ricordo che vigeva un tempo l'imperio e c'è ancora la viva raccomandazione di evitare il dialetto, a tutto privilegio della lingua italiana; come genitore ricordo che ai nostri bambini, sin dalla culla, evitavamo di parlare in dialetto perché era invalsa la pessima abitudine di insegnar loro ad esprimersi in italiano.
E dico pessima, perché successivamente ci saremmo dovuti accorgere che i bambini, divenuti ragazzi, a contatto esterno, apprendevano un dialetto talmente distorto da apparire comico, anche se in effetti era una conseguenza amara della nostra errata lezione di lingua.
Dal ricordo di queste due esperienze, allora, che cosa intendo dedurre?
Una cosa molto semplice: che sia in famiglia, sia nella scuola si dia la possibilità di esprimersi con la massima spontaneità, senza nessun ostracismo per la lingua materna (che non va confusa con la lingua nazionale, ma identificabile con il siciliano locale) e con tanta attenzione verso il rispetto di essa e della lingua italiana, pari al meritato riguardo per la storia e la letteratura dell'Isola, coniugato con quello della storia e della letteratura d'Italia.
Quelle vere e non quelle artefatte e smussate finora ammannite nei libri di scuola.

FRANCESCO CILONA

1 commento:

messina.giusep@tiscalinet.it ha detto...

Carissimo Cilona, ho molto apprezzato il tuo intervento equilibrato circa l'insegnamento della lingua siciliana nelle scuole dell'isola nostra e mi complimento con te per gli interessanati punti toccati. Grazie alla mia esperienza, nelle scuole medie superiori, di docente di varie materie, a cominciare da quelle delle tradizioni popolari siciliane, della poesia dialettale siciliana, della drammatizzazione per la legalità, che ha previsto anche l'insegnamento di dizione, posso assicurarti che non è facile entrare in sintonia con la gran parte degli studenti che spesso sembra abbiano vergogna di esprimersi in dialetto. Da ciò ho scoperto che ci vuole veramente una grande passione e una provata preperazione e, ancor di più, volontà da parte del docente per riuscire a fare abbandonare certi stereotipi. Pertanto sono certo che raramente si riuscirà a trovare insegnanti preparati a un simile compito. Non è semplice trasmettere un importante valore come il dialetto, contenitore, sicuramente, di ricchezze, esperienze degli antenati che hanno preparato le radici del nostro futuro. No, non è facile poiché sono rari coloro che si siano dedicati ad uno studio di cui, da sempre, si è fatto credere l'inutilità. Tutti ci dovremmo rendere conto di ciò che si è dimenticato o disperso perciò se si vuole rimediare seriamente c'è, in primo luogo, da preparare i docenti di dialetto al loro serio compito, dal momento che non basta sapere tradurre una frase dal dialetto in italiano o viceversa. Affermo ciò poiché sono certo che saranno in tanti a credersi e a tentare di fare credere di avere le richieste capacità soltanto perché sono nati in Sicilia e di saper parlare il dialetto. Prevedo che potrebbe succedere di avere un enorme monte ore di docenza disperse senza alcun utile, importante risultato.
...........(Giuseppe Messina)

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