venerdì 13 maggio 2011

CHI NON RICORDA IL SALESIANO DON FARINA?



Stasera, mentre rovistavo tra un mucchio di vecchie foto, me ne è capitata tra le mani una color seppia che avevo inutilmente cercato tempo fa per corredare un mio pezzo sui "Salesiani".
Adesso che, senza averla cercata, l'ho trovata, la voglio rendere pubblica e son sicuro che ciò farà piacere a molti ex ragazzi di Barcellona.
La foto, che coglie don Farina accanto a me, venne scattata quando - dopo anni d'assenza dalla sua prima stagione salesiana nel nostro oratorio - don Farina era rientrato a Barcellona per passare in questo Oratorio la maturità del suo ministero sacerdotale.
E allora che faccio? In ricordo di quel grande indimenticabile "parrino salesiano" la pubblico ripescando il "post" per il quale l'avevo inutilmente cercata.
E vi assicuro che non farà l'effetto di una minestra...riscaldata.

RICORDI D'INFANZIA: DI QUANDO BAMBINI FREQUENTAVAMO L'ORATORIO

Quando ieri ho assistito all'arrivo di quella numerosa truppa vociante e festosa che, scodellata dai pullman, s'è riversata sulla spiaggia e ho capito che erano i ragazzi del Grest salesiano, mi si è risvegliata la sopita nostalgia del tempo in cui anch'io, come loro, frequentavo l'oratorio San Michele Arcangelo, allora ospitato in un'antica costruzione donata dal commendatore Salvatore Cattafi. Erano tempi diversi, quelli d'allora: e l'oratorio poteva essere frequentato soltanto dai maschietti. Erano altri tempi, ma anche se i sacerdoti erano altri, non erano diversi per umiltà, carità cristiana, intuito psicologico di quelli che operano adesso nella mirabile istituzione creata da Don Bosco. Avrei da ricordare tanti piccoli episodi, di quando frequentavo, e a giocare con noi c'erano giovanissimi sacerdoti, che si chiamavano don Farina, don Giarratano, don Zambuto, e per raggiungere l'Oratorio bisognava attraversare il letto del Longano. Che tempi allora e che fame! Ricordo che, potevo avere sei anni, e i più grandi, che s'eran presi l'impegno di vigilarci e metterci in fila per raggiungere la cappella - al primo piano - ad ascoltar Messa, erano non più di due: uno si chiamava Aldo, l'altro si chiamava...(il nome non lo dico e capirete in seguito perchè). Dicevo che era tempo di magra, il tempo in cui i nostri genitori per farci sbarcare il lunario si ...imbarcavano per l'Abissinia. Una domenica mattina, prima di spedirmi all'oratorio, la mamma mi diede un pezzo di pane e per companatico una bella zolla di zucchero, avvolti in un pezzo di carta: allora, per chi non lo sapesse, dirò che c'era lo zucchero anche a zolle belle grosse. Giunto all'oratorio, dovetti mettermi in fila con gli altri compagnetti; e chi c'era a far da capo squadra? Il giovane che non ho voluto nominare. Aveva un cipiglio severo, come sempre, e vedendo che avevo in mano un fagottino disse: "Eh, no! In chiesa non si entra con questo in mano. Là bisogna pregare. Dammi quel coso che te lo conservo io. Te lo restituirò dopo la messa". E me lo tolse di mano. Finita la messa, cercai il caporione per farmi restituire la mia colazione. Sapete cosa fece quel giovanotto? Negò che m'aveva tolto il pane e lo zucchero. Io, protestai, andai piangendo da don Farina, ma il giovane negò con sussieguo e mi chiamò bugiardo. Don Farina, vedendomi piangere e forse anche avendo capito dov'era finita quella misera colazione - dove pensate voi ? - cercò di rabbonirmi, mi condusse sopra in cucina e mi fece sedere ad un tavolo - mentre io singhiozzavo per rabbia mista a fame - aprì la dispensa e prese un tocco di pane e una magnifica pera, tanto buona e grossa che ancora la ricordo. Mi disse: "Prendi, questo te l'ha portato l'angelo". E siccome continuavo a singhiozzare, per farmi sorridere prese un coltello e una forchetta e sapete che cosa fece? Una cosa che davvero mi fece sorridere: pizzicando con la lama i denti della forchetta fece emettere dei suoni, una specie di musichetta che m'invogliò subito a ficcare i denti nella pera. Oh, don Farina, don Farina, quanto t'ho voluto bene, quanto t'abbiamo voluto bene! Smetto perchè adesso mi son venuti i lucciconi, come quando persi il pane e la zolla di zucchero.


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