E’ apparsa oggi la notizia che il Comune ha emesso un’ordinanza di chiusura dei locali Ipab di via Nicola Fabrizi, utilizzati per uso commerciale. La decisione è stata presa dal dirigente del settore di sviluppo economico di Palazzo Longano, che, in seguito ad un ispezione attuata nello scorso mese di novembre dalla squadra Annona della Polizia Urbana, aveva potuto accertare che la gestione di quell’esercizio era nelle mani di una ditta diversa da quella cui, nell'agosto di due anni fa, era stata data, l’autorizzazione amministrativa, in attesa che entro un anno venisse regolarizzata la documentazione di rito. Poiché di tale “subentro” nessuno aveva dato informazione all’ufficio competente, e neppure erano state presentate, al competente ufficio, le documentazioni (certificati d’agibilità e sanitario) dovute per l’esercizio dell’attività commerciale, il dirigente dell’ufficio competente ha ordinato la chiusura e il non utilizzo della struttura, con la concessione di quindici giorni di tempo, al fine di consentire la soluzione dei rapporti con il personale e coi fornitori. Dopo questa decisione, che ovviamente mette in difficoltà un operatore economico e quanti avevano trovato un lavoro, si riaccende la querelle , sorta mesi fa per la cessione a privato dell’immobile di via Fabrizi, lo stesso ora utilizzato da un supermercato.
Con l’intento di chiarire la questione l’allora presidente del Consiglio d'Amministrazione dell’Opera Pia , Rodolfo Fiumara, cercò di spiegare che la concessione dell’immobile con l’annesso terreno era intanto avvenuta “onerosamente” e con regolare contratto in cui il destinatario “s’è impegnato ad anticipare tutte le necessarie spese per ristrutturare l’immobile e adeguarlo alle necessità di un’attività commerciale, provvedendo, anche, alla elaborazione di un apposito progetto, sulla base del quale il Comune di Barcellona P.G. ha rilasciato concessione edilizia, che prevedeva la ristrutturazione e l'ampliamento dell'esistente edificio, nonché il cambio di destinazione d'uso a commerciale". "L'immobile esistente al tempo della consegna - ricordava il presidente - era in condizioni di assoluta inagibilità ed era stato oggetto di devastazione da parte di vandali, che avevano distrutto porte, servizi igienici, impianti etc. Ad asilo, invece, era destinato un altro immobile che insisteva su quell'area sin dagli inizi del 1900 e che poi era stato dismesso e si era ridotto a rudere, dopo il crollo avvenuto a causa di terremoti. Detto rudere - continuava Fiumara - era diventato ricettacolo di immondizie e luogo di consumo di droga, per cui il sindaco dieci anni fa ordinò con apposito provvedimento la demolizione, per eliminare la situazione di degrado ambientale che si era venuta a creare e quella di pericolo per la pubblica incolumità, posto che il rudere era pericolante e si trovava a ridosso della strada pubblica". Secondo la ricostruzione dell'amministratore non sarebbe vero, quindi, "che la locazione sia avvenuta gratuitamente, ma era stato stipulato un contratto molto conveniente per l'Ente, il quale al tempo non aveva risorse finanziarie per ristrutturare l'immobile. Il contratto prevedeva, in sintesi, la locazione per anni 18 e per uso commerciale, per un canone annuo provvisorio di euro 12.000, salvo diverso parere di congruità che al tempo era di competenza del Comune, nonché l'obbligo per il locatario di ristrutturare l'intero immobile, anche adeguandolo all'uso commerciale per il quale il contratto era stato stipulato, anticipando tutte le spese occorrenti (e, in relazione alle condizioni dei luoghi, dette spese erano ingenti), con il solo diritto di recuperarle decurtandole dai canoni e, in ogni caso, fino alla concorrenza degli stessi". Questa chiarificazione ed altre riguardanti la salute dell’ente, il rapporto d’oneri con gli affittuari e con le maestranze e l’inopportunità che l’Ipab venisse sciolta, furono per l’occasione fatte dal presidente Fiumara in una lettera inviata alla Regione, nella convinzione che di tutt’altra specie di quella fino allora prospettata dovese essere la scelta da operare per salvare il patrimonio a suo tempo acquisito da opere pie cittadine su lasciti di benefattori barcellonesi. A suo giudizio la migliore strategia sarebbe stata quella di trasformare l’Istituzione di Pubblica Assistenza e Beneficenza cittadina in società privata.
Fra Galdino
Con l’intento di chiarire la questione l’allora presidente del Consiglio d'Amministrazione dell’Opera Pia , Rodolfo Fiumara, cercò di spiegare che la concessione dell’immobile con l’annesso terreno era intanto avvenuta “onerosamente” e con regolare contratto in cui il destinatario “s’è impegnato ad anticipare tutte le necessarie spese per ristrutturare l’immobile e adeguarlo alle necessità di un’attività commerciale, provvedendo, anche, alla elaborazione di un apposito progetto, sulla base del quale il Comune di Barcellona P.G. ha rilasciato concessione edilizia, che prevedeva la ristrutturazione e l'ampliamento dell'esistente edificio, nonché il cambio di destinazione d'uso a commerciale". "L'immobile esistente al tempo della consegna - ricordava il presidente - era in condizioni di assoluta inagibilità ed era stato oggetto di devastazione da parte di vandali, che avevano distrutto porte, servizi igienici, impianti etc. Ad asilo, invece, era destinato un altro immobile che insisteva su quell'area sin dagli inizi del 1900 e che poi era stato dismesso e si era ridotto a rudere, dopo il crollo avvenuto a causa di terremoti. Detto rudere - continuava Fiumara - era diventato ricettacolo di immondizie e luogo di consumo di droga, per cui il sindaco dieci anni fa ordinò con apposito provvedimento la demolizione, per eliminare la situazione di degrado ambientale che si era venuta a creare e quella di pericolo per la pubblica incolumità, posto che il rudere era pericolante e si trovava a ridosso della strada pubblica". Secondo la ricostruzione dell'amministratore non sarebbe vero, quindi, "che la locazione sia avvenuta gratuitamente, ma era stato stipulato un contratto molto conveniente per l'Ente, il quale al tempo non aveva risorse finanziarie per ristrutturare l'immobile. Il contratto prevedeva, in sintesi, la locazione per anni 18 e per uso commerciale, per un canone annuo provvisorio di euro 12.000, salvo diverso parere di congruità che al tempo era di competenza del Comune, nonché l'obbligo per il locatario di ristrutturare l'intero immobile, anche adeguandolo all'uso commerciale per il quale il contratto era stato stipulato, anticipando tutte le spese occorrenti (e, in relazione alle condizioni dei luoghi, dette spese erano ingenti), con il solo diritto di recuperarle decurtandole dai canoni e, in ogni caso, fino alla concorrenza degli stessi". Questa chiarificazione ed altre riguardanti la salute dell’ente, il rapporto d’oneri con gli affittuari e con le maestranze e l’inopportunità che l’Ipab venisse sciolta, furono per l’occasione fatte dal presidente Fiumara in una lettera inviata alla Regione, nella convinzione che di tutt’altra specie di quella fino allora prospettata dovese essere la scelta da operare per salvare il patrimonio a suo tempo acquisito da opere pie cittadine su lasciti di benefattori barcellonesi. A suo giudizio la migliore strategia sarebbe stata quella di trasformare l’Istituzione di Pubblica Assistenza e Beneficenza cittadina in società privata.
Fra Galdino
2 commenti:
andate a quel paese
il tuo????
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