
Accogliamo uno scritto di Pasquale Rosania, segretario del Circolo Prc Nino Pino Balotta.
Anche qui si esprimono parere e suggerimenti sull'evento tragico che sconvolge BARCELLONA POZZO DI GOTTO:
"Ora  che i giorni trascorsi dall’alluvione del 22 Novembre ci consentono  ragionamenti a mente lucida sull’accaduto, è il caso anche di  interrogarci sulle prospettive.
Innanzitutto, la conformazione di  Barcellona, come più volte avevamo sottolineato, è estremamente  problematica dal punto di vista idrogeologico. Per semplificare si  potrebbe dividere la città in tre fasce (di cui le prime due riguardano  il corso del torrente), che comportano tutte seri rischi in caso di  precipitazioni di una certa rilevanza.
La prima è a monte, e  comprende le frazioni che si affacciano sul Longano. Queste sono rese  franose dall’assoluta mancanza di manutenzione. Teniamo a sottolineare  che gli imbrigliamenti di cui negli anni si è fatto uso non sono  assolutamente sufficienti e sono soluzioni ormai superate che sarebbe  ridicolo riproporre ora. L’unica cosa che rende un terreno  geologicamente stabile è la vegetazione. Per via dell’incuria e degli  incendi estivi l’instabilità dei terreni a monte sembra ormai essere una  caratteristica fisiologica del nostro territorio. Più volte abbiamo  ribadito che l’ESA,  costantemente sul punto di chiudere,  rappresenterebbe uno strumento indispensabile in questo senso; oppure,  l’utilizzo alternativo di queste aree, che comprenda pascolo ed  agricoltura, consentirebbe il normale ciclo vitale delle pareti, che  tornerebbero ad essere stabili. Crediamo che questa proposta sia ancora  assolutamente valida.
La seconda area è quella in cui il Torrente  attraversa il centro. Innanzitutto, anche solo guardando il letto ci si  rendeva conto che i lavori di pulitura erano approssimativi, ma il  problema è di ordine strutturale e riguarda le coperture. Il ponte di  via Roma e quello di via San Giovanni Bosco non sono assolutamente  sufficienti a contenere una portata di piena (per quanto ipotetica) del  Torrente. Dunque non è affatto vero che evitando che l’acqua trascini  detriti ed alberi il problema si risolve! Ovviamente si ridurrebbe di  molto il rischio, ed è verissimo che la presenza di corpi solidi e fango  nella corrente è stata la causa principale dell’esondazione, ma resta  l’enorme problema che detti ponti sono sufficienti per circa due terzi  rispetto alla portata che il torrente può assumere (anche questo è un  argomento più volte segnalato). Questi due tratti del ponte Longano  vanno necessariamente riformulati, insieme agli argini, peraltro  crollati in più punti.
La terza area è quella, particolarmente  diffusa in una città interamente fluviale come Barcellona, delle  cosiddette saje, piccoli torrenti disseminati in tutto il territorio.  Queste sono costantemente allagate alle prime piogge autunnali e, seppur  asfaltate, si comportano, appunto, come saje.  Si pensi alla saja  d’Agri, Pantano, Santa Venera, Battifoglia. Diventano delle vere e  proprie pozze d’acqua che bloccano la città e creano disagi, allagamenti  nelle abitazioni circostanti, diverse frane. A parte la stessa  conformazione di questi torrenti e l’urbanistica assolutamente  discutibile, non esiste un vero sistema di drenaggio, e quando c’è  consiste in piccoli scoli che non vengono mai puliti e praticamente  sempre raccolgono acqua, spesso, peraltro, in corrispondenza di  sottopassaggi che diventano pericolosissimi, senza che a nessuno venga  in mente di ripensare strutturalmente almeno alcuni siti più rischiosi.
Viste le ripetute iniziative svolte dal nostro Circolo sull’argomento e  il fatto che dette problematiche erano note a chi ci amministra, e  visto inoltre l’immobilismo assoluto, a parte qualche intervento di  pulitura perché uscisse sui giornali, da parte della Giunta, impegnata a  spendere fondi per la costruzione di piazze e strutture varie da  inaugurare sotto elezioni, noi riteniamo che la responsabilità sia  interamente del Comune. Restano valide, e speriamo trovino finalmente  applicazione, le nostre proposte. Nel frattempo, pur nella condizione,  che mai avremmo voluto si verificasse, di dire “l’avevamo detto”, i  nostri ragazzi, fascia rossa al braccio, sono tutta la giornata nel  fango da una settimana e la nostra sede sta facendo da base operativa e  da ricovero per chi spala. Crediamo che questa tragedia, unita  all’unica, ma grande nota positiva della solidarietà cittadina, ci possa  consegnare ad una nuova generazione che sembra viva ed estremamente  umana, voltando una pagina cupa, che sa di marcio, che stava uccidendo  lo spirito pubblico, e che come ultimo atto ci abbandona nel fango.
Pasquale Rosania, Segretario Circolo Prc Nino Pino Balotta.
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GAZZETTA DEL SUD Barcellona, «impossibile farcela da soli»
 
 

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Intervista a Gian Antonio Stella: «Basta con il fatalismo dei siciliani, che non protestano abbastanza e al momento del voto si accontentano di due pigne secche»
Sulle alluvioni di Saponara e Barcellona P.G., “diversamente considerate” dai media nazionali, il giornalista e scrittore riconosce un «un certo distacco dei giornali del nord verso quello che succede nel profondo sud», ma bacchetta l’atteggiamento dei siciliani, che dovrebbero far sentire più forte la loro voce .
Abbiamo incontrato Gian Antonio Stella in occasione della sua ultima visita a Messina. Il noto giornalista, editorialista del Corriere della sera ed autore di libri di successo è approdato in riva allo Stretto per presentare la sua ultima fatica editoriale : “Licenziare i padreterni. L’Italia tradita dalla Casta” scritto - come “La casta” e “Vandali , l’assalto alle bellezze d’Italia” - a quattro mani con il collega Sergio Rizzo. Nel libro, i due giornalisti-scrittori analizzano la situazione politica italiana attuale, partendo dalla definizione che Luigi Einaudi diede, in un articolo pubblicato sul Corriere della sera, del termine padreterni, che - come ci spiega Stella - indica quella categoria di «politici che fanno confusione tra l’interesse pubblico e l’interesse privato e, ovviamente, danno preferenza all’interesse privato» .
Durante il nostro incontro con Gian Antonio Stella, svoltosi in un noto locale del centro, abbiamo voluto affrontare anche l’ argomento razzismo, partendo dal suo libro ,scritto nel 2009, “Negri, froci e giudei. La guerra contro l’altro”, in cui l’autore racconta storie vere di xenofobia, violenza, pregiudizio, ed emarginazione che hanno riempito le pagine di storia ed anche quelle di cronaca degli ultimi anni. Con un parallelismo forse azzardato, siamo passati da queste forme estreme di razzismo alle forme più blande ma anche più subdole del razzismo tutto italiano, fomentato da chi rinnega l’Italia unita e lo fa spesso con la complicità dei media nazionali , disattenti e superficiali nei giudizi anche di fronte a catastrofi che non possono essere catalogate in base all’area geografica in cui avvengono . L’alluvione di Giamplieri prima e quelle di questi giorni a Saponara e Barcellona Pozzo di Gotto ci hanno “insegnato” che , per certa opinione pubblica , qui le colline franano, i torrenti esondano e le abitazioni crollano, seminando morte e distruzione, perché siamo tutti abusivi; al Nord perché certe “reazioni” della natura sono imprevedibili , salvo poi osservare con i propri occhi che a Genova come a Messina si è costruito troppo e male.
Gian Antonio Stella riconosce, anche se con po’ di scetticismo, «un certo distacco dei giornali del nord verso quello che succede nel profondo sud», ma è diretto quando afferma che la colpa è anche di un «certo fatalismo del siciliano , che non protesta abbastanza quando ci sarebbe da protestare» e che, poi, «quando è il momento di votare si fa bastare due pigne secche». Dice molto più di questo Stella, che non ha paura di “bacchettare” il Meridione: «dovrebbe avere più consapevolezza di se stesso, essere più orgoglioso di se stesso e più duro nel difendere i propri princìpi. Ad un certo- punto conclude impietoso - chi è causa dei suoi mali pianga se stesso». (Danila La Torre)
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