domenica 29 agosto 2010

TUTTO IL MONDO E' PAESE: OGNI OSPEDALE HA LE SUE "PECCHE".


DUE CASI SPECIFICI CHE DOVREBBERO FARCI MEDITARE SULLA GARANZIA CHE CI OFFRONO I NOSTRI OSPEDALI

UN PARTO A RISCHIO PER UNA LITE TRA MEDICI


Migliorano le condizioni di salute di Laura Salpietro, 30 anni e del figlio Antonio, nato nel Policlinico di Messina durante un diverbio finito alle mani tra due medici in sala parto, . Sulla vicenda indaga la Procura di Messina, mentre il Policlinico, che ha sospeso i due medici, ha aperta un'inchiesta interna, in attesa dell'arrivo degli ispettori dell'assessorato regionale alla Salute.


Le indagini dei carabinieri, coordinate dal pm Francesca Rende, dovranno accertare se la lite tra i due medici possa aver causato un eventuale ritardo nell'operazione che avrebbe determinato le gravi condizioni di salute della puerpera. Al momento sembra che non ci siano indagati. I carabinieri hanno acquisito la cartella clinica della donna e altri documenti. Oggi continueranno a interrogare medici e personale sanitario del reparto di ginecologia e ostetricia.

La mamma e il bambino migliorano. Laura Salpietro, alla quale è stato asportato l'utero per via di una emorragia subito dopo aver partorito, è uscita dalla prognosi riservata. «Sta meglio - dice il professor Domenico Granese, direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia del Policlinico - e nei prossimi giorni sarà dimessa». Migliora anche il piccolo Antonio, venuto alla luce con due arresti cardiaci e un presunto danno cerebrale. I medici di terapia intensiva, dove è ricoverato il neonato, dicono che il bambino respira meglio e che il coma farmacologico, cui è stato sottoposto, potrebbe essere tolto in giornata. Sui presunti danni cerebrali i sanitari effettueranno specifici esami. Matteo Molonia, marito della puerpera, ha denunciato i medici ai carabinieri. Secondo l'uomo, la moglie e il figlio avrebbero subito danni in conseguenza della lite scoppiata tra i medici in sala parto.

Il primario: «I due medici hanno litigato perchè il collega più giovane non ha avvertito quello più anziano, facendo l'induzione al travaglio di parto. Poi uno ha spinto l'altro e hanno litigato - dice Domenico Granese, direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia del Policlinico di Messina - Sono state comunque due teste calde, quello che è accaduto è inammissibile. Devo però dire che sono due ottimi professionisti, molto stimati da tutti. Il fatto, comunque, è accaduto nella pre-sala parto e non nella sala parto. Litigi ne avvengono spesso, tra i due c'era qualche ruggine, ma non doveva succedere in quel momento».
«Nessun ritardo, la lite non ha influito sul parto».


PARTORIRE ALL'UMBERTO I° (LETTERA DI UNA DEGENTE ROMANA)

"Buongiorno! Mai avrei pensato di scrivere alla redazione di un giornale, ma queste righe le devo a mio figlio. Elia è nato all'Umberto I all'alba del 22 ottobre 2005, dopo tre giorni di ricovero.

Mi sono state provocate le doglie con l'ossitocina, sono entrata in sala parto il 21 ottobre alle 10 del mattino. Per tutto il tempo mio marito e i miei genitori hanno atteso in corridoio aspettando notizie che venivano fornite loro con il contagocce. Io sono rimata per buona parte del travaglio in compagnia di una tirocinante ostetrica più impaurita di me che ero alla prima gravidanza.
Vi risparmio i particolari delle 18 ore di travaglio, al termine delle quali la dott.ssa di turno leggendo la cronologia della mia permanenza ha intimato all'ostetrica responsabile di porre fine al mio calvario. Mio figlio è stato, letteralmente, tirato fuori con una ventosa grazie alla pressione che questa signora ha esercitato sedendosi sul mio sterno. Il tutto davanti a circa 10, se non di più, tirocinanti e specializzandi, la cui discrezione ed educazione è rimasta ad aspettare fuori dalla sala parto.

Dopo un'ora di "decantazione" in una sala vicina le infermiere si sono accorte che la mia safena stava per scoppiare, e hanno ordinato a mio marito di recarsi in un negozio specializzato a comprarmi delle calze elastiche. Nel frattempo qualcuno ha pensato bene di ripulire il mio armadietto del portafoglio e dei miei documenti.

Ho potuto vedere mio figlio solo in serata, quando grazie a mio marito, mi è stato possibile raggiungere il nido in carrozzina.
La sera prima delle mie dimissioni sono rimasta chiusa per ben 20 minuti in un ascensore, colpevole di essere andata ad allattare mio figlio senza fare le scale.
Per tutto il tempo della degenza, mia madre e mio marito si sono curati di lavarmi e di rifarmi il letto...secondo antiche usanze cliniche una donna dopo 18 ore di travaglio può fare tranquillamente tutte queste cose da sola!
Il giorno delle mie dimissioni un'infermiera mi ha salutato dicendomi: devi essere contenta, il tuo era un cesareo, ma alla fine abbiamo provato che si può nascere naturalmente!"

Marina Carta

FONTE "IL MESSAGGERO"

1 commento:

Unknown ha detto...

Un fatto inaudito.Nell'italia berlusconiana succede questo ed altro.La carriera il successo i soldi la prevaricazione la maleducazione,e zero umanità responsabilità professionalità codice deontologico.Niente. con questo sistema di potere per il potere berlusconiano, che fa affari con putin e gheddafi e difeso da comunione e liberazionesiamo e dalla compagnia delle opere e dal cardinale scola patriarca di venezia,siamo tutti in pericolo sin dalla nascita. Auguri al bimbo e alla madre.
Franz

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