
Don Raffaele, anche se la coalizione da lui sostenuta non è riuscita a raggiungere il sospirato 4% che avrebbe aperto la porta del Parlamento Europeo, un danno al cavaliere certamente l'ha fatto, facendogli perdere un sacco di voti, e ferendo così la sua sensibilità di leader max: tanto d'avergli fatto dire che ad impedirgli la marcia trionfale, oltre alla moglie e a Kakà, è stata la defezione in Sicilia.
Adesso, il Governatore, reo d'avere iniziato la sua protesta azzerando la propria Giunta, dovrebbe pagare "di faccia" - come si dice nel gioco delle carte - con una punizione esemplare.
E quale può essere la rivalsa, se non la minaccia di farlo decadere dalla carica di presidente della Regione?
Ed ecco che è spuntato, come fungo dopo un acquazzone, il colpo basso formalizzato in disegno di legge, inteso a modificare la norma dello Statuto Siciliano sullo scioglimento dell'Assemblea.
Attualmente, la norma stabilisce che, se per propria iniziativa o per sfiducia subita, il presidente della Regione decade, di conseguenza l'assemblea regionale si scioglie e si procede a nuove elezioni. Alla base di tale norma c’è il principio secondo cui entrambi vengono eletti dal popolo ed entrambi se ne vanno.
Cosicchè se, per caso, don Raffaele decidesse di mollare, tutti i filisdei farebbero la fine di Sansone.
Il colpo basso, per impedire che - ancorchè teoricamente - ciò avvenga, consisterebbe in una significativa modifica, che consenta all'Assemblea di non decadere pur decadendo il Governatore.
"Le motivazioni, secondo gli amici del Governatore, sarebbero politiche e non frutto di una scelta ponderata". "Quanto al merito ed alle modalità con cui l’iniziativa è stata intrapresa non poche sono le perplessità: la prima delle quali riguarda proprio le prerogative della Regione siciliana".
"Viene richiamata la natura pattizia dello Statuto regionale, secondo cui ogni modifica non può essere scelta unilateralmente dallo Stato. Anzi, esiste di fatto un iter che prevede la “primogenitura” dell’iniziativa legislativa al Parlamento siciliano".
L’iniziativa assunta dal Senato costituirebbe un grimardello in grado di aprire la porta ad altre modifiche che l’Assemblea sarebbe costretta a subire. Con evidente rischio d'un "annacquamento statutario", a tutto danno dell'Autonomia siciliana.
fra' Galdino
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