
Un anno di lavoro in meno per ogni figlio». È la proposta del sen. Francesco Casoli e dell'on. Giancarlo Mazzuca (Pdl) in merito alla bozza di riforma previdenziale che interessa la Pubblica Amministrazione. «L'innalzamento dell'età pensionabile - affermano i due parlamentari - è un atto dovuto per adeguarci a quanto previsto dall'Unione Europea. Riconoscendo il grande impegno del mondo femminile, nella duplice gestione della vita lavorativa e quella familiare, pensiamo che, oltre ad investire i soldi risparmiati in misure e servizi a favore delle donne, sia giusto riconoscere alle madri la possibilità di andare in pensione prima, calcolando un anno in meno di lavoro per ogni figlio».
Risposta positiva dell'Ugl. «In attesa di una convocazione del ministro Sacconi sull'età pensionabile delle donne - ha detto il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini - è apprezzabile la proposta di alcuni parlamentari del Pdl di riconoscere un anno di contributi per ogni figlio.
SE QUESTO SARA' IL REGALO DEL PDL ALLE DONNE, NELLA GIORNATA A LORO DEDICATA, POTREMO STARE CERTI CHE AVREMO UN GRANDE RIFLESSO POSITIVO SULLA NATALITA' NAZIONALE.
O NO?
PER CAPIRE ALLORA RAGIONIAMOCI SU':
ESSENDO FISSATO L'INNALZAMENTO DELL'ETA' PER ANDARE IN PENSIONE AL 65° ANNO, GIUNTE ALL'ETA' DI 50 ANNI LE DONNE CHE VORRANNO ANTICIPARE LA MESSA IN QUIESCENZA SI PREMURERANNO A PRODURRE FIGLI, ALMENO UNA CINQUINA.
E CIO' PER SOPPERIRE AL FATTO CHE LA PROLE EVENTUALMENTE PRODOTTA IN GIOVENTU' AVRA' FATTO CASA PROPRIA E PERTANTO NON RIENTRERA PIU' NELLO STATO DI FAMIGLIA DELLA PENSIONANDA.
MA DOPO I CINQUANT'ANNI LA DONNA E' GENERALMENTE IN MENO PAUSA.
E ALLORA COME LA METTIAMO?
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