
Dilaga , in tutta la Grecia, la protesta innescata dall’uccisione del quindicenne Alexis Andreas Grigoropoulos, avvenuta sabato scorso durante una scaramuccia tra studenti e una pattuglia di poliziotti.
Si sono svolti i funerali del ragazzo e migliaia di giovani vi hanno partecipato. L’atmosfera abbastanza tesa ha fatto temere incidenti, in concomitanza con la cerimonia funebre. Nei pressi del cimitero, s’è arrischiata una zuffa, allorchè un gruppo di ragazzi hanno cercato d’impedire ad una troupe televisiva di accostarsi al feretro. L’intervento della polizia, cui i ragazzi hanno risposto con lancio di sassi, ha fatto temere il peggio. GLi agenti hanno risposto con il lancio dialcuni lacrimogeni e qualche sparo in aria.
Oggi è il quarto giorno di guerriglia urbana: professori e studenti universitari sono scesi in piazza al centro di Atene per protestare contro l'uccisione di "Alexis". Diverse centinaia di persone si sono date appuntamento all'Università di Atene e hanno marciato raggiungendo il Parlamento.
La protesta rischia di radicalizzarsi: emergono testimonianze secondo cui l'uccisione di Alexis Grigoropoulos sarebbe avvenuta a sangue freddo. Gli spari avrebbero seguito un alterco fra i poliziotti ed un piccolo gruppo di giovani. Gli agenti dopo un primo scontro verbale avrebbero abbandonato l'auto e inseguito i giovani, li avrebbero insultati e poi uno dei due avrebbe sparato non in aria, ma direttamente nel gruppo, uccidendo Alexis. Secondo l'agente che ha ucciso il ragazzo, invece, questi avrebbe fatto parte di un gruppo di una trentina di facinorosi che avrebbero attaccato l'auto della polizia. L'agente avrebbe sparato tre colpi, due in aria e uno in terra, che sarebbe rimbalzato, colpendo al petto la vittima. Entrambi gli agenti sono in stato d’arresto e gli avvocati del poliziotto che ha sparato hanno rinunciato all'incarico, sostenendo che questi non avrebbe loro detto la verità.
Gli incidenti anticipano di 72 ore lo sciopero generale del 10 dicembre contro la crisi economica e il deterioramento delle condizioni di vita, la cui responsabilità molti imputano al governo, colpito da scandali e da un'opposizione interna che ha reso la maggioranza precaria.
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