Mi ricordo che, quando si voleva dire metaforicamente che una cosa non era accettabile, si usava dire che "non nni mancia agghi a jatta".
Una spiegazione a quel detto popolare poteva essere questa: che è uso gusto e costume dei felini, abbastanza schifiltosi,  rifiutare quel bulbo amarillydaceo, a causa del suo pungente odore.
Oggi, per quel che ho visto e realizzato stamattina dall'ortolano, mi capita di dovere dire che i nostri governanti ci hanno ridotti al punto di doverci chiedere: "Ma nni mancia agghi l'omu?".
 Mi si dirà di sì: perché c'è chi  li mangia per curarsi la pressione e c'è chi li mangia per condimento, nonostante il pungente odore.
Sennonché, devo confessare che, dopo l'esperienza fatta stamattina dal fruttivendolo, dove ho dovuto pagare per tre agli due euro e mezzo - cioè quasi 5.000 delle vecchie gloriose lire -  sono costretto a pensare che, quanto prima, anche la gente seguirà l'esempio del gatto. 
Infatti ci  hanno portato al punto di dovere constatare che "non nni mancia agghi mancu a genti".



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