venerdì 6 febbraio 2009

DISAGIO GIOVANILE O DISAGIO GENERAZIONALE?


Ho avviato questo Blog, spinto dall'interesse di continuare ad esprimermi su quanto, degli accadimenti della nostra città, maggiormente mi potesse colpire per sollecitare interventi e chiarimenti ad opera di chi s'è assunto il compito di governare Barcellona e la sua gente.
Di problemi validi su cui poter destare l'attenzione ne ho incontrati parecchi, ma non su tutti sono riuscito ad attirare il consenso di chi, a mio modesto parere, avrebbe dovuto e potuto affrontarli e risolverli. Purtroppo esistono problematiche che, per quanto vitale possa esserne la soluzione, non riescono facilmente a farsi captare, anche perchè probabilmente chi ha tutta l'intenzione di evidenziarle non riesce ad avere la grinta e lo spirito per lucidamente enunciarle. Se poi, a ciò si aggiunge la carenza di disponibilità e di spirito di chi dovrebbe recepirle, si può essere certi che, pur con tutte le buone intenzioni, non s'è fatto altro che perdere tempo.
E ciò, a mio modesto parere, non vale solo per i problemi spiccioli d'ogni giorno, ma anche e soprattutto per le grosse valenze che, anche nel nostro piccolo mondo di provincia, non mancano, soprattutto oggi che non c'è foglia che non tremi al vento della globalizzazione.
Barcellona, pur nella sua modestia provinciale, è anch'essa soggetta agli influssi della globalizzazione ed assiste, come ogni altro centro del mondo, all'ormai straripante avanzare di comportamenti generazionali preoccupanti, con fenomeni di disagio e devianza, che maggiormente colpiscono la fascia più debole: quella giovanile.
Le molteplici sconcertanti notizie di orribili atti di violenza, commessi quasi con incoscienza da giovanissimi, appresi in tempo reale attraverso i media, oggi sembrano scivolare come olio sulla coscienza di questa età adolescenziale, come se a doversene preoccupare spettasse caso mai soltanto agli anziani, i soli deputati ad essere ansiosi. O tutt'al più ai loro genitori, che, a mio modesto parere, fanno parte di quella generazione che - per un motivo o per un altro - stanno allargando troppo la mano sulla loro prole. Concedendo un eccesso di fiducia a giovincelli di 13/14 anni : seguendo una linea morbida, concedendo smisurata larghezza, difendendo a spada tratta il proprio pupillo per male interpretato senso d'appartenenza.
E' ovvio che non tutti i genitori sono così superficiali, verso i propri figli, ma molti lo sono. E questo capita soprattutto in famiglie benestanti.
Di contro, non minore abbandono - anche se d'altro genere e tipo - si registra laddove non si ha il tempo di pensare ai propri figli, tanto dura è la battaglia da combattere per potergli procurare il pane.
E qua può accadere che, al contrario di quelli che stanno bene, questi ragazzi, anche loro lasciati a ruota libera - si sentono in diritto di disprezzare la proprietà altrui: tanto da volergliela togliere con la forza, con conseguenti atti di microcriminalità.
Se però tu, ad uno di questi giovanissimi - senza far conto del rango - volessi chiedere di rivelare il proprio pensiero sul disagio adolescenziale, cosa credi che ti risponderebbe? .
Direbbe - come ho avuto occasione di sentire da più di uno - che il disagio giovanile non è altro che invenzione degli adulti, i quali hanno dimenticato che si tratta soltanto di disagio generazionale, non differente da quello provato da loro in gioventù. Certamente adesso esistono stimoli e rischii diversi, che forse genitori e insegnanti non tengono in debito conto, ma le reazioni dei ragazzi hanno sempre un fondamento, che gli adulti fanno fatica ad individuare.
Certe insofferenze giovanili non sono capite.
"Noi giovani siamo degli incompresi?- si chiede un ragazzo invitato a parlare dei suoi dubbi - Ma lo siamo realmente o lo siamo diventati a furia di sentirci dire da tutti, genitori, parenti, amici più grandi, insegnanti, educatori, che lo siamo?"
"Secondo me - aggiunge l'intervistato - il disagio giovanile non consiste tanto nel bisogno di un ragazzo di appartenere o inserirsi in un gruppo, o di voler seguire la moda, quanto, a mio avviso, nel cominciare a vedere il mondo con occhi completamente diversi. Senza andare tanto in giro, possiamo partire dalla figura del genitore. Fino ai dieci, massimo dodici anni, il genitore è visto come una specie di persona con un potere illimitato. Tutto ciò che dice è vero. Non ci sogneremmo mai di contraddire ciò che è stato detto. Sto parlando, ovviamente, in generale. Ecco che però, intorno ai tredici anni, il genitore comincia a "rimpicciolirsi", il suo potere non è poi così immenso e il ragazzo comincia a contrastare questo potere. Ecco che nascono i primi litigi; le piccole o grandi incomprensioni."
Bisognerebbe partire da qui, per avviare quel dialogo che ridia al ragazzo quella fiducia che sta cominciando a perdere su chi ancora dovrebbe essere il suo maggiore amico. Ma questa è la parte più difficile nel rapporto generazionale.

Francesco Cilona

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro blogger, siamo d'accordo che si tratta di un blog cittadino, e che parli della città, ma credo che in italia (volutamente in minuscolo) in queste ore si stia vivendo un drammatito scempio della civiltà, la civiltà di poter dire basta a cure disumane, invadenti, ossessive, che non lasciano spazio alla libertà di poter dire "lasciatemi andare". Mi riferisco allo scempio della povera Eluana Englaro, ragazza morta 17 anni fa, che viene tra l'altro definita dallo psiconano una possibile fattrice di figli... L'italia è un paese che nella sua storia ha commesso un gravissimo errore, quello di fermarsi a Porta Pia. Che paese di merda.

Anonimo ha detto...

E hai ragione. Ma mi piacerebbe che vi soffermaste per un momento di riflessione sull'importante argomento dei giovani che scorazzano nelle nostre città e dei quali vorremmo un avvenire migliore.
Sull'infelice caso della cara Eluana, purtroppo si sta tessendo una tela schifosissima, che la bava di quel ricco lumacone di cui tu hai parlato sta talmente politicizzando da farci spoetizzare. Saluti carissimi Francesco

Claudio Tomassini ha detto...

Te invito a visitar mi blog en el podrás encontrar mis últimos trabajos en arte la dirección es la siguiente:

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Te saluda atentamente Claudio Tomassini

Anonimo ha detto...

Bello questo intervento, ottimo spunto di riflessione. Sono daccordo con te quando parli di genitori eccessivamente fiduciosi e permissivi, sulla superficialità spero che tu ti stia sbagliando. Ma a mio avviso i problemi di oggi non sono causa del "disagio" ma dell'Agio giovanile dettato anche dal cambiamento di mode usi e costumi.
Ti lascio un link sullo stereotipo barcellonese figlio dell'agio giovanile

http://www.youtube.com/watch?v=Guewy7RuG5M

video abbastanza popolare in "paese" valido dai 12 ai 40 anni, e forse anche di più!

Anonimo ha detto...

E' ovvio, il mondo è cambiato.I genitori,pure.I giovani,sale della terra, se visti in prospettiva e in generale,dovrebbero essere quelli che cambiano di più.In questo caso, il loro rapporto con genitori matusa non può essere buono.Secodo me i genitori non sono sempre all'altezza del loro compito.In una società aperta informatizzata multimediata, i genitori non ce la fanno a tenere il passo.E la scuola non è da meno.Infine,l'amministrazione comunale:che fa per i giovani?Quale educazione civica impartisce loro?Quali limiti,quali regole?Quale esempio?Oggigiorno l'intera società deve essere educante.Le singole agenzie educative non ce la fanno.Ma il comune potrebbe fare molto nel campo dell'educazione civica,e non lo fa.GIANLUCA,questo è governare con lungimiranza.Puntare sull'educazione, in senso lato, dei giovani.

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

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