giovedì 8 gennaio 2009

PRETI OMOSESSUALI? UN TABU' CHE DIFFICILMENTE POTRA' CADERE

il prof. Andreoli

Lo scrittore-psichiatra Vittorino Andreoli, che su "Avvenire", il giornale dei Vescovi, sta conducendo un'inchiesta sui preti, giunto alla 48^ puntata ha affrontato l'argomento omosessualità.
"Non mi scandalizzo - afferma Andreoli - se un’organizzazione, come è anche la Chiesa, decide di escludere dal sacerdozio ministeriale l’omosessuale. Date le mie convinzioni, potrei scandalizzarmi se lo ritenesse un malato, ma non certo se essa si dà dei criteri per la selezione del proprio personale."
Incuriosito da quest'incipit, ho letto quanto su ciò lo scienziato ha continuato a scrivere e, avendolo ritenuto di notevole interesse, ho deciso di riportare quasi integralmente il contenuto dell'articolo, togliendo soltanto un paio di periodi riempitivi che nulla aggiungono all'economia del testo

"Nel 1992 - scrive Andreoli - l’omosessualità veniva cancellata da quel Registro delle Malattie che è redatto dall’Organizzazione mondiale della Sanità, e del quale ogni quattro anni si fa una revisione, in vista di un aggiornamento. In precedenza, l’omosessualità era inclusa tra le malattie, e da allora non vi figura più, venendo scientificamente considerata invece «una caratteristica della personalità».
Come tale non rientra più né in una diagnosi né in una cura medica. Io sono un medico e uno psichiatra, e anche da questo solo punto di vista non considero l’omosessualità una malattia; seppure non posso dimenticare che prima di quella data c’erano schemi di cura sia organica (per la modificazione cioè dei parametri biochimici) sia psicoterapica. E neppure posso dimenticare che non pochi di quei cosiddetti malati venivano ricoverati addirittura in manicomio: ricordo ancora le cartelle cliniche con indicata la diagnosi di omosessualità.
È appena il caso tuttavia di segnalare che qui ci stiamo riferendo a quello che comunemente viene chiamato orientamento omosessuale, che è connesso alla persona, prima dunque che essa si esplichi in determinati comportamenti. Mi pare si possa dire anche che l’omosessualità è una diversità, seppure la persona omosessuale non è definibile solo rispetto ad una propensione sessuale: essa è connotata da un insieme più ampio di caratteristiche e di abilità. Sarebbe insomma un errore circoscrivere e qualificare un uomo per l’uso di un suo organo, come altrettanto stravagante sarebbe ridurre tutte le variazioni dell’eterosessuale a questo solo comportamento.
Quanto dicevo prima non significa però che l’omosessualità possa ridursi a qualcosa di irrilevante. E faccio un esempio. Fino al 1992 il regolamento che normava il Servizio militare di leva, allora obbligatorio, prevedeva l’esclusione dell’omosessuale come persona non idonea al servizio stesso. Questo comma decadde, e ricordo che ci fu una commissione , incaricata di rivedere la faccenda, a cui anch’io partecipai.

Su un piano forse fin troppo pragmatico taluno arriva a dire che un ragionamento simile potrebbe valere anche nelle scelte che la Chiesa deve fare circa il proprio personale. Chi le impedisce infatti di riscontrare che determinate caratteristiche mettono l’aspirante al sacerdozio in particolare difficoltà, e per questo di decidere che l’omosessuale non verrà ammesso?

Voglio dire che non mi scandalizzo se un’organizzazione, come in fondo è la Chiesa, decide di escludere dal sacerdozio ministeriale l’omosessuale. Date le mie convinzioni, potrei scandalizzarmi se lo ritenesse un malato, ma non certo se essa si dà dei criteri per la selezione del proprio personale. Anche se questo lascia, a mio avviso, aperta la questione sul perché debbano essere per forza escluse oggi dalla vita sacerdotale le persone di orientamento omosessuale.
Riconosco che è un argomento difficile, almeno per me, e ¿ ripeto ¿ ho rispetto per la Chiesa, che in questo campo fa valere un criterio di somma prudenza.
In ragione della mia professione, qualche prete omosessuale l’ho conosciuto: o che desiderava superare da questa tendenza comportamentale, o che - casto - voleva saper contenere l’urgenza che gli si presentava. Posso solo dire che in genere si è trattato di persone provate dal confronto tra la loro personale inclinazione e una vocazione, quella del prete, che ti induce ad ascoltare gli altri, e a mettere sé in secondo piano così che sia Dio in quel rapporto a prevalere. Erano cioè persone non prive di un desiderio di autenticità, ma che certo sentivano e vivevano drammaticamente la loro fragilità. Che poi è una fragilità che il costume vigente bolla in modo marcato. La sensibilità popolare infatti ha in genere una reazione differenziata di fronte a uno scandalo eterosessuale oppure omosessuale, nel senso che considera un male minore per un prete la relazione con una donna piuttosto che con un uomo.
Va da sé che l’omosessualità si distanzia anni luce dalla pedofilia: questa infatti, per la medicina, rientra clinicamente tra le malattie sessuali, legate alla difformità dell’"oggetto" di attrazione. E anche dal punto di vista sociale la pedofilia resta un delitto avvertito come abominevole, in quanto non solo non rispetta l’altro, più piccolo, ma lo violenta in una fase per di più delicatissima della sua esistenza.
Per quanti poi si incamminano nella strada che porta al sacerdozio è importante svolgere un sapiente discernimento, che non disdegni all’occorrenza le competenze professionali. Torno a ripetere qualcosa che già dissi all’inizio di questo viaggio, e cioè che non bisogna aver paura di rivolgersi agli esperti di psicologia. Meglio una disamina chiara dei problemi che ci sono oggi che un fallimento domani.
Arrivato al termine di questa puntata, non posso tuttavia esimermi dall’inviare un pensiero di riguardo ai sacerdoti che si sono scoperti omosessuali, e che in questa declinazione affettiva soffrono per restare fedeli alla loro vocazione: a costoro vorrei dire ¿ io non credente ¿ di rivolgersi a Dio per chiedergli l’aiuto a far sì che anche questa "caratteristica" diventi una ricchezza a servizio della missione cui stanno dedicando la loro vita."
Vittorino Andreoli

4 commenti:

Anonimo ha detto...

good start

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Informazioni personali

La mia foto
barcellona pg, messina, Italy
Questo blog non va considerato testata giornalistica: poichè i suoi post non vengono aggiornati con cadenza periodica e preordinata, non può costituire prodotto editoriale, ai sensi della legge n.62 del 7.3.2001. L'autore si dichiara non responsabile per i commenti ai vari post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze non vanno addebitati all'autore, neppure quando vengono formulati da anonimi o criptati. Le immagini pubblicate, quando non sono di proprietà dell'autore, sono procurate con licenza di pubblico dominio o prese liberamente dalla rete. Nell’eventualità che qualcuna violasse i diritti di produzione, si pregano gli interessati di darne comunicazione a questo blog perché si provveda prontamente alla cancellazione.