lunedì 10 novembre 2008

LA GELMINI DIETRO LE QUINTE



A me quell'uomo non è mai sembrato innocuo, anche se ha la faccia dell'insignificante. Se il retroscena raccontato da "Il messaggero.it" non è una bufala, e non c'è motivo di credere che lo sia, a fare diventare disumana la Gelmini, o per lo meno a farla apparire tale, è stato lui.
In un lucido resoconto, il collega Vasco Pirri Ardizzone, racconta che "nella Finanziaria, quella approvata in 9 minuti e mezzo il 18 giugno dal Consiglio dei ministri, all’articolo 64 e nella relazione tecnica, era contenuta l'entità dei tagli che la scuola avrebbe dovuto subire nel prossimo triennio.
Le modalità di realizzazione dei risparmi dovevano essere contenute in un apposito "piano programmatico Scuola'’ che Mef (ministero Economia e Finanze) e Miur (ministero Istruzione, Università e Ricerca) dovevano predisporre entro poche settimane". Un piano fatto di tagli, in cui. "è previsto che in tre anni a circa centomila persone tra supplenti e personale Ata non verrà riconfermato il contratto. Ovvero che se ne torneranno a casa".
"Misure dunque già note a giugno. Eppure la ministra bresciana pare essersene accorta solo dopo l’estate. Forse perché, ritenendo lei stessa abnorme la cacciata in soli tre anni di centomila persone, ha sperato che la norma potesse venire accantonata. O diluita nel tempo".
"Si arriva così ai primi di settembre quando in un incontro-scontro con Tremonti lei prova a spiegare al ministro che mandando a casa quasi centomila persone in tre anni non si diventa certo popolari. Tremonti, durante la discussione a Montecitorio, le ribatte: «Cara Gelmini, sei diventata ministro per volontà di Berlusconi e non grazie a voti presi tra la gente». Come a dire che del consenso non se ne deve occupare".
"Al titolare di via XX settembre non passa nemmeno per l'anticamera del cervello di rinunciare ai tagli sul personale della scuola. Perché? Semplice: con i tagli agli insegnanti precari e al personale Ata copre quasi i 2/3 della manovra, 8 mld circa".
"La Gelmini si fa insistente. Cerca di mediare e chiede almeno di diluire la cacciata dei precari in cinque anni e non in tre, come viceversa previsto dalla manovra. E’ a quel punto che Giulio sbotta: «Gelmini, mi hai rrrrotto... (come nella parodia tv di Corrado Guzzanti, ndr) i coglioni. La questione è politica. Se proprio insisti - minaccia - allora andiamo da Berlusconi e gli diciamo ‘o io o te’...». Lasciando ammutolita la povera Gelmini, che non reagisce e non replica. E soprattutto, cede. Per poi scoppiare in un pianto davanti al ministro dell’Economia, che però non mostra alcun ripensamento, né si intenerisce".
Da ciò si arguisce che il disumano è lui, nei confronti della Gelmini e dei centomila "tagliati fuori", e che la ministra Maria Stella è una vittima, che però, abbozzando per non perdere il posto, s'è assunta in pieno la parte della responsabile,rigida e disumana, che doveva essere tutta di quell'insensibile che l'ha umiliata. A questo punto mi chiedo: Montalbano, per quanto abile commissario, era obbligato a conoscere tutto il pieno della raviola?

FRA' GALDINO

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