Il gatto è un animale per sua natura diffidente. Ed è per questa sua “qualità” che non riesce ad affezionarsi all’umano: a legarsi completamente al padrone che gli dà nutrimento, alloggio e spesso anche carezze affettuose. Il gatto si affeziona sempre e soltanto alla casa, e solo per questo può definirsi animale domestico (domus=casa). Quanto ho detto mi fa capire perché mai credo di potere associare, a questo felino, Natascha Kampush, la bella sfortunata ragazza tenuta prigioniera per oltre otto anni, da un maniaco austriaco, suicidatosi allorché la giovane, divenuta maggiorenne, riuscì a scappare dalla casa in cui era rimasta segregata. Mi spiego. Natascha , ora che ha vent’anni e pare abbia superato lo shock della sua lunga terribile avventura, ha fatto una cosa che nessuno si sarebbe mai atteso: ha acquistato la casa ,da lei sicuramente aborrita durante il lungo tempo della sua detenzione a stretto contatto con il suo aguzzino. Evidentemente, per quanto fosse stata una casa dell’orrore, quell’abitazione un legame con lei deve averlo stretto. Così come accade alla “gatta” che, maltrattata dal padrone, sfugge all’uomo, ma non all’attrazione della casa.
Natascha Kampusch, segregata in quella casa da quando aveva dieci anni fino all’estate di due anni fa, ha spiegato di avere acquistato quella abitazione per impedire che venga abbattuta per dare spazio ad altre costruzioni. “D’altronde – ha confessato – nulla lì dentro adesso è così minaccioso come allora”.
Francesco Cilona
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