mercoledì 20 aprile 2011

ATO...TIA...TARSU...PRIMA O POI TI TARTASSO



Dopo il falllimento dell'ATO, culminante nell'emergenza rifiuti di cui ancora portiamo le "stimmate", il Comune di Barcellona Pozzo di Gotto, in un momento di resipiscenza, tenta di riappropriarsi della gestione del servizio di nettezza urbana.
Con questa finalità, lunedì scorso, il Consiglio Comunale di Palazzo Longano ha ripristinato, con voto a maggioranza, la tassa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU) in sostituzione della Tariffa Igiene Ambientale (TIA) che finora l'utenza ha avuta applicata dall'ATO ME 2.
La differenza tra le due forme di pagamento è notevole, in quanto la TARSU è una tassa e la TIA una tariffa, come tale non oberata da IVA.
Ma c'è inoltre una specificità sostanziale, determinata dal fatto che la tassa comunale, per le abitazioni civili, tiene conto soltanto della misura dell'abitato, escludendo il numero degli abitanti, mentre la TIA si basa su due calcoli: la capienza della casa e il numero di chi l'occupa.
Una discriminazione numerica che renderebbe più equo il contributo, in quanto è ovvio che la produzione dei rifiuti è direttamente proporzionale al numero dei produttori.
Comunque il Consiglio comunale ha deliberato per il ritorno alla tassa, con l'astensione del gruppo misto (Marte, Puliafito, Torre), di Mario Presti (Pd) e di Messina (Udc). L'altro rappresentante del Pd (Calamuneri) ha invece creduto opportuno aggregarsi alla maggioranza, probabilmente per nostalgia del passato...
Che cosa ci guadagnerà l'utenza con questa retromarcia, non è dato ancora capirlo. Anche perchè la stessa letteratura sulla disquisizione TARSU-TIA è talmente varia e contraddittoria che difficilmente chi non è addentro alla questione riesce a raccapezzarsi.

Sarà maggiormente equa la Tarsu o la Tia?

Ma vediamo che cosa spiega l'esperto, in merito alla differenza tra la tassa e la tariffa in questione:

Tassa e tariffa
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La principale delle differenze tra Tarsu e Tia è nei criteri di commisurazione del prelievo. In particolare, mentre la tassa rifiuti è calcolata sulla base dei metri quadrati dei locali e delle aree occupate dal contribuente, senza che rilevi il numero degli occupanti, nel caso della tariffa il sistema è più complesso.
La tariffa è suddivisa in una quota fissa e in una quota variabile.
La quota fissa è rappresentativa delle spese generali sostenute per l'organizzazione del servizio, che in quanto tali non variano in funzione della quantità di rifiuti prodotti. Si tratta, per fare degli esempi, delle quote di ammortamento degli impianti, delle spese di amministrazione e dei costi di gestione dei rifiuti esterni (spazzamento strade).
La quota variabile deve tendere ad avvicinare il prelievo al grado di fruizione del servizio pubblico da parte dell'utente.
Questo avviene modulando l'ammontare da pagare in ragione di specifici parametri normativi.
A tale scopo, gli utenti del servizio vengono suddivisi in due categorie: le utenze domestiche (famiglie) e le utenze non domestiche (operatori economici).
Con riguardo alle prime, i parametri per determinare l'importo da pagare sono costituiti dai metri quadrati dei locali e dal numero dei componenti del nucleo familiare. Per gli operatori economici, invece, i criteri previsti sono costituiti dalla superficie dei locali e dalla produttività media di rifiuti per metro quadrato, individuata per ciascuna macro tipologia di attività.
Nei Comuni maggiormente efficienti i criteri sopra indicati sono sostituiti dalla pesatura individuale dei rifiuti prodotti. In questo sistema, i cittadini pagano una somma direttamente corrispondente alle quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico.
Un'ulteriore differenza tra le due tipologie di prelievo è che mentre nella Tarsu non esiste l'obbligo della copertura integrale dei costi del servizio, essendo sufficiente che il Comune assicuri una copertura minima del 50%, nella Tia invece, almeno a regime, tale obbligo sussiste.
Le spese da coprire con la tariffa, inoltre, sono superiori a quelle della Tarsu, e ciò accade perché nella Tia si tiene conto anche delle spese di amministrazione (stipendi del personale amministrativo, oneri del contenzioso, perdite su crediti), ecco perché, mediamente, gli importi da pagare a titolo di tariffa sono più elevati di quelli dovuti per la Tarsu.
Le considerazioni sopra evidenziate si riferiscono alla tariffa Ronchi, l'unica oggi applicata. La tariffa prevista dall'articolo 238 del Codice dell'ambiente, infatti, è rimasta sulla carta per mancanza del decreto attuativo. Mentre la tariffa del decreto correttivo del Codice, stante l'estrema genericità del dettato legislativo, recepisce il metodo di costruzione della tariffa Ronchi, con possibilità di apportare variazioni da parte dei Comuni.

La raccolta differenziata
In tutti i Comuni è obbligatorio attivare forme di raccolta differenziata, che possono andare dalla raccolta domiciliare delle frazioni da riciclare all'installazione di piattaforme ecologiche di "quartiere". L'attivazione della raccolta differenziata comporta riduzioni per i cittadini in Tia, mentre non è detto che abbia effetti per chi paga la Tarsu. Nell'ambito della tariffa Ronchi è infatti previsto, all'articolo 49, comma 10, Dlgs 22/97, e all'articolo 7, comma 1, Dpr 158/99, che la quota variabile debba essere ridotta in proporzione ai risultati raggiunti nella raccolta differenziata. In ambito Tarsu, invece, non esiste nessuna disposizione specifica. È tuttavia possibile per i Comuni deliberare, con regolamento, delle riduzioni correlate ai risultati della raccolta differenziata (articolo 67, Dlgs 507/93).

Abbiamo capito? Chi ci capisce è veramente bravo...

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