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Ieri, a Piazza Navona, si sono incontrati in centomila, tutti per protestare contro il comportamento tracotante del nuovo governo nazionale, fantoccio d'un Berlusconi perseguitato dal timore d'essere messo in croce dalla magistratura rossa e alla gogna da un'ondata d'intercettazioni telefoniche dal contenuto grasso. Non tutti hanno creduto di potere far valere la loro disapprovazione ricorrendo a rabbiosi insulti, ad accuse da gossip, a biliose zaffate di odio contro il capo della Chiesa, a battute irrispettose verso il presidente Napolitano. Come invece hanno spocchiosamente insistito i vari Grillo, Travaglio, Guzzante. Moltissimi - e sicuramente in larghissima maggioranza - si sono radunati in quella piazza romana perchè non ce la fanno più ad assistere all'ingorda imposizione di leggi e decreti a proprio uso e consumo. E, aggiungendo la loro presenza, i loro slogan, le loro bandiere in quella manifestazione di piazza onde esprimere tale insofferenza, non hanno certo inteso incoraggiare le sceneggiate che avrebbero trasformato la piazza in una sarabanda incontrollata e populista, capace solo di snaturare il significato poltico della manifestazione, con grande sconcerto degli organizzatori. E come sempre, anche stavolta, a parlare male di Berlusconi non s'è fatto altro che far male a chi crede di avere il diritto ed il dovere politico di contrastarlo. Evidentemente non dev'essere bastata la lezione subita dall'ala radicale di sinistra per avere troppo demonizzato quel povero diavolo d'un cavaliere. Il quale ha un solo torto: quello di volere sempre e solo farsi radere, prima di tutti, la propria barba.
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