lunedì 30 giugno 2008

LEGGETEMI FINO ALL'ULTIMA PAROLA: NE VALE LA PENA

Trenta giugno duemilaotto: è l'ultimo giorno di un mese distintosi per il suo clima sfibrante, un caldo umido che pesa più dei gradi segnati dal termometro. Non si ha voglia di far niente, e mancano persino gli argomenti per potere scrivere qualcosa, mettiamo che spuntasse la voglia. E allora che faccio? Cerco d'ingannare, più che il tempo, il caldo, rovistando nei cassetti. Così forse riuscirò a trarre in inganno anche me stesso, facendomi credere che to facendo qualcosa.
Ma che trovo, in un cassetto? Addirittura un paio di "reperti"storici: le copie di due giornalini locali cui, parecchio tempo fa, tra amici appassionati di "stampa", si cercò di dare vita. Uno - se non ricordo male rimasto poi numero primo ed unico - si chiamava Horae subsicivae, e prometteva di essere una "quasi rassegna di letteratura, poesia, arte, cultura e varia sintesi". Una rivista modesta ed ambiziosetta fondata e diretta da Anton Maria Vito Todaro. Una rivista che avrebbe potuto avere il suo seguito, se non fosse successo allora, come avviene adesso, un improvviso abbassarsi dell'entusiasmo, un po' per mancanza di incoraggiamento, un pochino di più per difetto di frasca. Evidentemente era valso poco il ringraziamento anticipato del "Direttore, dei Redattori e dei collaboratori tutti al Sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto, all'Amministrazione Comunale e a coloro, Stampa compresa, che hanno contribuito alla realizzazione della presente rassegna". Purtroppo dev'essersi trattato di un incoraggiamento "una tantum", per cui adesso c'è rimasto un unico numero che ha davvero il valore di un cimelio.
L'altro giornalino - venuto alla luce una decina d'anni dopo - ebbe la possibilità di durare più a lungo, forse perchè aveva minori pretese, maggiore collaborazione spontanea e nessuna intenzione di ringraziare pubblici amministratori.
Sfogliando quest'altro reperto, noto tra l'altro d'avere siglato un articolo sulla "Galleria della morte", quella di SantAntonio, dove il 15 giugno 1969 , avvenne la "sciagura ferroviaria", di cui sarebbe giusto, umano e sacrosanto che qualcuno si ricordasse. E siccome mi pare che, in questo trentanovesimo anniversario di quel luttuoso evento, come già in anni precedenti, nessuno abbia più sentore, mi scuso con la signora afa e doverosamente continuo a pigiare sulla tastiera per ricopiare quanto scrissi in occasione del decimo anniversario, proprio nel giornalino di cui sopra, denominato L'Eco del Tirreno.
Eccomi:"Quindici giugno 1969, ore 3,05, due treni lanciati a forte velocità si scontrano nella galleria di S.Antonio, sulla linea ferrata Messina-Palermo, nel tratto compreso tra le stazioni ferroviarie di Castroreale Terme e Barcellona. L'assurdo impatto semina morte, costernazione, allarme. E' un disastro mai registrato sulle linee ferrate della nostra Isola, con un bilancio raccapricciante: otto morti, decine di feriti, due convogli ridotti in ammassi di rottami incandescenti, per l'inattesa esplosione di un incendio che trasforma il tunnel della morte in un immane rogo. La lotta disperata dei soccorritori viene resa più difficile dall'accavallarsi di circostanze negative; e ciò non può che contribuire a infondere sgomento e rabbia. Con i soccorsi, in gran parte frustrati dall'inaccessibilità del tunnel maledetto, giungono pure le autorità politiche e amministrative, ma la loro presenza non è certo di conforto ai parenti delle vittime, che hanno dovuto assistere, con raccapriccio, alla pietosa opera di ricerca dei dilaniati resti dei loro cari.
Sono trascorsi dieci anni da quella tristissima notte ( adesso sono trentanove) ed è stato un anniversario che nessuno ha pensato di commemorare , tranne i parenti delle otto creature umane che un'assurda sciagura accomunò in un'oscura galleria di appena duecento metri, trasformata in un imprevisto e tragico capolinea, prima, e in una bolgia infernale, dopo.
Antonino Saglimbeni, Salvatore Santamaria, Francesco Cardile, Francesco Di Salvo, Filadelfio Di Leo, Claudio Fisauli, Biagio Bonifacio, Pasquale Pugliatti: sicuramente i Vostri cari piangono ancora lacrime di sangue per la vostra sciagurata fine; ed è anche certo che, con essi, continuano a ricordarsi di Voi e della Vostra tragedia i modesti abitanti della frazione di S.Antonio, svegliati in quella notte infame dallo svonvolgente boato sinistramente emesso dal tunnel della morte.
Se le autorità non si sono ricordate di questo decimo anniversario, se nessuna corona di fiori è stata ordinata per essere deposta "ufficialmente" presso la lapide attaccata , nove anni fa, all'imbocco ovest della tragica galleria, se nessun discorso commemorativo è stato pronunciato da qualche storico cittadino, in questa decennale ricorrenza, se insomma è venuta meno la farisaica retorica ufficiale, Voi, che tutto vedete adesso nella giusta dimensione, non potete che essere contenti."
Se in questo mio sfogo, scritto a dieci anni da quella sciagura, rilevate l'insistere di alcuni aggettivi , Vi prego di non ritenerli retorici o esagerati, perchè - anche se adesso dovessi scriverlo di sana pianta - l'articolo non sfuggerebbe ugualmente ad essi, avendo io seguito lo sviluppo dell'evento, passo passo, notte e giorno, per rifererirlo di ora in ora, di momento in momento, al Giornale di Sicilia, usando persino una stazione trasmittente da campo, improvvisata sul posto dalle forze soccorritrici. Allora non c'erano nè cellulari, nè videotelefoni e tutto si trasmetteva con grandi sacrifici.
Francesco Cilona

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