
Mentre la Cina protesta per la "madornale ingerenza degli Stati Uniti negli affari interni degli altri Paesi (in questo caso della Cina stessa) , per avere Bush ricevuto in visita privata il Dalai Lama, c'è ancora chi soffre dietro le sbarre per avere protestato contro un governo oppressore. La Cina non tollera l'accoglienza fatta in America a colui che rappresenta la "massima espressione" di quei Burma che poche settimane fa furono messi in silenzio con la forza nell'ex Birmania, perchè lo considera non un capo religioso, ma un attivista politico, che predica in giro per il mondo la separazione del Tibet, come se tale rivendicazione non nascesse dal fatto che l'indipendenza al Tibet era stata tolta dall'invasione dell'esercito popolare di Mao Tze Tung. Il Dalai Lama, dopo la visita al presidente degli Stati Uniti, oggi, è stato ospite del Congresso, che gli ha conferito la medaglia d'oro, massima onorificenza nella Nazione nordamericana. Non sappiamo se il Dalai Lama e i politici abbiano toccato il problema della rivolta silenziosa dei monaci buddisti. La stampa e gli altri media non ne hanno fatto neppure cenno. Ed è questo il segno peggiore. Perchè finchè il fatto eclatante è in fase esplosiva tutti ne parlano e si riempiono teleschermi e pagine intere. Passata la bufera, tutto cade nel dimenticatoio, anche se ci sono ancora tanti che marciscono nel fondo di una cella e altri che piangono per la perdita o la scomparsa di persone care. Ree soltanto d'avere sognato uno spiraglio di libertà.
Fra' Galdino
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