domenica 17 giugno 2007

Lettera aperta al Sindaco


Caro Candeloro,
scusa, intanto, se ti do del "Tu", ma lo faccio per evitare di darti del "Voi", visto che non eri ancora nato quando c'era il divieto di darsi del "Lei".
Comunque permettimi di parlarti confidenzialmente, come ho sempre fatto, sin dall'era santalchiana, quando tu, seduto su uno scranno consiliare di Palazzo Longano, tra Peppino Buzzanca e lo sgangherato tavolo della "Stampa", cercavi di fare sentire la voce dei tuoi elettori, in una sorda assemblea, quasi tutta "biancofiore".
Questo preambolo ho ritenuto opportuno perchè intendo parlare spassionatamente e non alla "Pietro Aretino", cui una volta , tra il serio ed il faceto, mi paragonasti, dicendo "d'avere io sempre parlato male di tutti fuorchè di Cristo".
Ebbene, sinceramente ti dico, per quanto continui a volerle bene, questa città comincia a non piacermi più, nonostante la ricostruzione delle sue vie interne e il massiccio ringiovanimento del Consiglio Comunale.
Non mi piace perchè, non solo ha perso la sua identità di paese laborioso, ma anche e soprattutto perchè è diventata sciatta, sporca, incontrollata e quindi poco attraente, nonostante il proliferare di nuovi negozi.
Parecchi dei quali persino vistosi, seppur spesso meteore o meno stabili di quelli cinesi.
Finita la baraonda dell'imbrattatura elettorale, che ha reso la città ancora più sporca, ora con l'arrivo dell'estate ci assaliranno zanzare e pappataci, cui neppure l'annunciata disinfestazione è riuscita a porre rimedio. Probabilmente perchè non c'è stata un'opportuna, tempestiva azione preventiva.
In Piazza San Sebastiano, sotto i pini, intanto è impossibile sostare, per le cacate dei piccioni e , da qualche giorno, per l'invasione di miriadi di moscerini, che ti assaltano e si appiccicano ai vestiti.
Sarà, questo un fenomeno passeggero, ma intanto preannuncia che altri insetti, più noiosi di loro, verranno a pungerci e a succhiarci il sangue, lasciando sulla nostra pelle pruriginosi pomfi. Scusami se ho parlato di cose fatue ed insignificanti.
Ma per la gente comune sono sempre seccature. FRA' GALDINO

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