Non è mai mancato, nella nostra città, il desiderio di valorizzare il patrimonio folklorico ereditato dai propri avi. Centro di origini squisitamente agricole, Barcellona Pozzo di Gotto, nella ricerca delle proprie radici, non poteva che puntare alla ricerca di quel colore folk contadino che, per secoli, sia nella piana - un tempo piuttosto acquitrinosa - sia e soprattutto nelle circostanti aree collinari , caratterizzò i momenti di pausa e le ore di lavoro contadino. Lavoro spesso pesante, quando si trattava di dissodare la terra, ma a volte anche piacevole e canterino, quando era il tempo del raccolto. Chi non ricorda i mottetti e i canti durante le vendemmie, tra quanti hanno adesso una certa età? I giovani di oggi difficilmente sanno immaginare il gusto, il piacere, l'allegria delle "schiticchiate" a base di pescestocco consumate nella pausa tra un pestaggio e l'altro nel palmento del Marchese, o la "manciata" di bavalaceddi , la sera sotto un cielo carico di stelle, dopo una faticosa giornata all'Aia Scarpaci, a vagliare il grano. E i carrettieri, che all'alba, con la loro cantilena, ritmata dallo zoccolio del cavallo e dal rotolio sul selciato, chi se li ricorda?
Cercano di ricordarcele, adesso, tutte queste cose, lo zufolo ed il tamburello dei nostri Longanini, che pur non avendo mai visto nè vissuto quei momenti, sospinti dal dna ereditato dai loro avi, oggi con tanta foga e tanta passione riescono a restituirci, almeno per una sera, quell'atmosfera paesano-contadina che adesso non c'è più. Grazie, ragazze e ragazzi, siete davvero bravi.
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