
Oggi, sul quotidiano "la Repubblica", nel suo lungo articolo intitolato "Quanti devoti nel giardino del Papa", Eugenio Scalfari, parlando del Cardinale Ruini, dice: "Fossi nei panni del Vicario del
 Vicario  (ndr.RUINI), farei discretamente e con mitezza sapere a Mastella, a Cuffaro, a Berlusconi, a Casini, che i loro comportamenti  sono  a dir poco imbarazzanti per la Chiesa e forse farebbero bene a non presenziare manifestazioni di testimonianza cristiana. Ma se poi si  venisse a sapere che Camillo Ruini è un ateo devoto?"E qui il biancobarbuto fondatore de "la Repubblica" mostra d'avere le idee un po' confuse: perchè Camillo Ruini non potrà mai essere un ateo devoto, caso mai potrebbe essere un devoto ateo.
E non mi dica il collega decano giornalista che cambiando l'ordine dei fattori il prodotto non cambia. Perchè, se ben si riflette, è molto più grave essere un devoto miscredente che un miscredente devoto. Nel primo caso si tradisce Dio, nell'altro soltanto la buonafede degli uomini. E fra Dio e gli uomini c'è un abisso, per qualità e importanza.
Fra' Galdino

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