giovedì 11 ottobre 2007

BARCELLONA E LA PUBBLICA ASSISTENZA





C'erano una volta le IPAB, istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza, nate nel 1889, con la legge Crispi. Grazie a lasciti e fondi pubblici, per oltre cent'anni, s'erano prodigate sul fronte sociale, sviluppando diverse attività, le più importanti delle quali riguardavano la gestione di strutture residenziali per anziani, minori e diversamente abili e quella di strutture scolastiche e prescolastiche. Il loro patrimonio complessivo, per tutta l'Italia, fino a qualche anno fa era stimato a quasi 20 miliardi di euro, in gran parte costituito da strutture immobili e proprietà terriere. Dicevamo c'erano, perchè recentemente , per decreto legislativo collegato alla riforma del welfare disegnata dalla legge quadro sull'assistenza, è stato deciso il loro riordino, secondo cui si devono trasformare in una delle seguenti organizzazioni: 1) AZIENDE PUBBLICHE DI SERVIZIO ALLA PERSONA (asp); 2) ONLUS e FONDAZIONI; 3) STRUTTURE AZIENDALI PRIVATE PROGRAMMATRICI SOCIO-SANITARIE. Gli istituti d'assistenza hanno due anni di tempo per trasformarsi. Trascorso invano tale termine saranno sottoposte a commissariamento. Le Ipab in Italia sono 4.226. Una di esse è quella di Barcellona che comprende i lasciti di quattro grandi famiglie: Nicolaci-Bonomo, Munafò, Perdichizzi, Picardi, prima gestiti da altrettante opere pie e successivamente conglobate appunto nell'Ipab, che per
amministrarli ha impiegato cinque dipendenti . Come tutte le altre Ipab, anche quella di Barcellona ha subìto, negli ultimi anni, una vera e propria crisi gestionale, e molti dei possedimenti sono stati lasciati in stato di semi abbandono .
Il decreto nazionale trasferisce alle Regioni il compito di provvedere al riassetto delle Ipab,
e la Regione Siciliana si sta muovendo, rivolgendosi in particolare ai Comuni perchè si prendano
carico del passaggio.
Recentemente il competente assessorato regionale ha inviato una comunicazione all'amministrazione di Palazzo Longano per specificare le direttive in proposito ed invitare il Consiglio Comunale a riunirsi per esprimere un proprio parere sulla eventualità di un passaggio del patrimonio Ipab al Comune.
Si tratta di un patrimonio immobiliare e terriero di notevole valore, ancorchè in condizioni parzialmente trascurate, non privo anche di qualche situazione debitoria, tra cui il tardato pagamento degli stipendi ai cinque impiegati. Secondo il collegio di revisione dei conti, intanto il Comune non eccelle in fatto di finanze e, non conoscendo la reale situazione debitoria dell'Ipab, l'esatto valore del pur ingente patrimonio, non facilmente potrebbe sostenere un'impresa di tale portata. Pertanto si chiederebbe tempo per un'esame ponderato dell'intera situazione patrimoniale dell'Ipab prima di potere dare una risposta decisiva all'invito della Regione.

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