venerdì 25 febbraio 2011

SI SGRETOLA IL MURO DI SOSTEGNO DEL REGIME LIBICO


MINISTRI E QUALCHE FIGLIO DI MUAMMAR GHEDDAFI NON TOLLERANO IL BAGNO DI SANGUE VOLUTO DAL RAISS PER REPRIMERE L'INSURREZIONE POPOLARE


Secondo l'agenzia ufficiale iraniana Irna, il figlio minore del leader libico, Saif al Arab, si sarebbe unito ai rivoltosi e starebbe combattendo contro le truppe che difendono il padre a Bengasi. Il giovane era stato inviato Gheddafi nella zona orientale del Paese per unirsi alle forze di sicurezza libiche e contrastare la rivolta. Un altro dei sette figli del leader libico sarebbe invece fuggito in Venezuela, nell'isola Margarita. .
Kadhaf al-Dam, cugino e stretto consigliere del leader libico Muammar Gheddafi, si è dimesso ieri «da tutti i suoi incarichi in seno al regime per protestare contro la gestione della crisi» in atto nel Paese. Lo ha fatto sapere tramite un comunicato diffuso oggi dal suo ufficio al Cairo e riportato dall'agenzia di stampa egiziana Mena. Kadhaf al-Dam, responsabile delle relazioni tra Egitto e Libia, residente al Cairo, ha lasciato la Libia una settimana fa, stando a quanto si precisa nella nota. Nel presentare le sue dimissioni, il cugino di Gheddafi ha lanciato un appello perchè si metta fine "al bagno di sangue e si torni alla ragione per garantire l'unità e il futuro della Libia".
Ma se i familiari lo abbandonano Gheddafi incassa la solidarietà di un altro dittatore africano
Robert Mugabe. Il presidente dello Zimbabwe avrebbe inviato dei combattenti per dare man forte al colonnello Gheddafi che tenta disperatamente di reprimere la rivolta popolare in Libia. Un aereo di fabbricazione russa con a bordo truppe dell'unità di commando dello Zimbabwe sarebbe decollato martedì con destinazione Libia, secondo lo "Zimbabwe Mail", che cita fonti dei servizi segreti. Mugabe avrebbe anche offerto ospitalità al dittatore libico.

Intanto cresce la preoccupazione per le possibili mosse del dittatore. Un ex ministro ha messo in guardia che Gheddafi ha «armi chimico-batteriologiche e non esiterà ad usarle» per reprimere la rivolta in Libia. Lo scrive il sito inglese di Al Jazira sintetizzando dichiarazioni fatte alla stessa tv araba da Mustafa Abdel Galil. L'ex ministro della Giustizia ha parlato in questi termini a margine di un incontro di capi tribali e rappresentanti della Libia orientale a Baida.
All'incontro hanno partecipato anche comandanti militari che si sono rifiutati di sparare sui rivoltosi. «Vogliamo un paese unito. Non c'è alcun emirato o Al Qaida da nessuna parte», ha detto Galil aggiungendo che «il nostro unico scopo è liberare la Libia da questo regime e poi il popolo deciderà il governo che vuole»

1 commento:

Antonio ha detto...

Mercenari italiani al soldo di Gheddafi.Catturano civili, stuprano donne, compiono mutilazioni sui prigionieri e sui feriti, sparano sulla folla ammazzano a sangue freddo. Sono questi i mercenari pagati da Gheddafi.

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