Con 320 voti a favore il governo ha ottenuto la fiducia alla Camera sul decreto legge Ronchi che prevede una serie di liberalizzazioni nel settore dei servizi pubblici, tra cui l'erogazione dell'acqua. Contro il governo hanno votato 270 deputati.
La mossa del governo ha suscitato la reazione immediata di Cittadinanzattiva, che ha promesso l'inizio di una raccolta firme per chiedere un referendum. "Il governo si è bevuto la fiducia dei cittadini", ha dichiarato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. "Blindando l'acqua nel decreto Ronchi, l'esecutivo ha dimostrato di essere più preoccupato di assecondare gli interessi dei gruppi industriali privati che di regolamentare un settore vitale per la società con la costituzione di una Autorità", ha proseguito.
Secondo le associazioni dei consumatori, la liberalizzazione dell'acqua prevista dal decreto peserà sulle tasche degli italiani con aumenti a due cifre, compresi tra il 30 e il 40 per cento.
Un articolo di grande attualità, scritto da Enrico Borrelli il 1.12.2007, sembra scritto stamattina.
Ne riportiamo una larga parte, che vale la pena leggere e meditare.
L'acqua è un bene naturale e un diritto umano universale. La disponibilità e l'accesso individuale e collettivo all'acqua potabile sono garantiti in quanto diritti inalienabili ed inviolabili della persona.
In tutti i Comuni in cui c'è stata la privatizzazione dell'acqua, giustificata dalla necessità di “modernizzare” la gestione delle risorse idriche, c'è stato un aumento considerevole delle tariffe e, cosa ancor più grave, sono scattate subito le interruzioni del servizio per quanti non riuscivano a pagare le bollette.
L'acqua non può essere trattata come una merce così come altri prodotti. Siamo di fronte a un bene pubblico che non può e non deve finire in mano ai privati che hanno un unico interesse: aumentare i loro portafogli. Serve, pertanto, un'azione forte da parte dello Stato centrale, ma anche da parte dei Comuni che devono respingere ogni tentativo di privatizzazione.
L'acqua è uno dei beni più preziosi per la vita, come l'aria. Con l'acqua si sopravvive, senza non esiste cibo o sostentamento di sorta. Senza acqua pulita e sicura non esiste situazione sanitaria soddisfacente e senza questa non si puo' combattere la miseria. Eppure il 40% degli abitanti del mondo soffre la penuria d'acqua. E quando si parla del 40% ci riferisce a oltre due miliardi di persone.
Ma non bisogna credere che la mancanza d'acqua sia un problema del terzo mondo. Anche nella nostra Italia, uno dei paesi più industrializzati al mondo, nove milioni di famiglie non hanno acqua a sufficienza e, periodicamente, assistiamo a scene indegne di un Paese “normale” e la protezione civile deve intervenire con autobotti per garantire almeno le forniture minime che assicurino la sopravvivenza.
Per questo crediamo che l'acqua non possa essere considerata come un bene economico nè tantomeno una merce. L'acqua è un bene primario, un diritto per tutti gli esseri umani e come tale non può essere oggetto di alcuna privatizzazione.
Ma perchè in Italia c'è una situazione così critica? Alla base delle carenze idriche nel nostro Paese ci sono le perdite degli acquedotti che sono stimate mediamente nel 30-40% dell'acqua trasportata e circa la metà dei Comuni italiani è senza impianti di trattamento degli scarichi.
Ma siamo proprio convinti che ad occuparsene debbano essere i privati? Personalmente credo di no e credo, invece, che sia lo Stato a doversi assumere l'onere di risistemare la rete idrica riducendo gli sprechi e, quindi, i costi. Basta rinunciare a qualche faraonica e inutile opera e i soldi necessari si trovano.
Credo, per esempio, che ai siciliani interessi di più avere l'acqua per bere e lavarsi piuttosto che ridurre i tempi per raggiungere la Calabria con un ponte, per di più pericoloso perchè sarebbe costruito in una zona altamente sismica.
E poi siamo sicuri che i privati lavorano meglio? Sono tanti i casi di errori commessi dagli “efficienti” privati. Errori che hanno costretto le Amministrazionia chiudere i rubinetti, nonostante le bollette con tanti zeri inviate a casa dei cittadini. L'acqua che usciva dai rubinetti non era potabile.
La mossa del governo ha suscitato la reazione immediata di Cittadinanzattiva, che ha promesso l'inizio di una raccolta firme per chiedere un referendum. "Il governo si è bevuto la fiducia dei cittadini", ha dichiarato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. "Blindando l'acqua nel decreto Ronchi, l'esecutivo ha dimostrato di essere più preoccupato di assecondare gli interessi dei gruppi industriali privati che di regolamentare un settore vitale per la società con la costituzione di una Autorità", ha proseguito.
Secondo le associazioni dei consumatori, la liberalizzazione dell'acqua prevista dal decreto peserà sulle tasche degli italiani con aumenti a due cifre, compresi tra il 30 e il 40 per cento.
Un articolo di grande attualità, scritto da Enrico Borrelli il 1.12.2007, sembra scritto stamattina.
Ne riportiamo una larga parte, che vale la pena leggere e meditare.
L'acqua è un bene naturale e un diritto umano universale. La disponibilità e l'accesso individuale e collettivo all'acqua potabile sono garantiti in quanto diritti inalienabili ed inviolabili della persona.
In tutti i Comuni in cui c'è stata la privatizzazione dell'acqua, giustificata dalla necessità di “modernizzare” la gestione delle risorse idriche, c'è stato un aumento considerevole delle tariffe e, cosa ancor più grave, sono scattate subito le interruzioni del servizio per quanti non riuscivano a pagare le bollette.
L'acqua non può essere trattata come una merce così come altri prodotti. Siamo di fronte a un bene pubblico che non può e non deve finire in mano ai privati che hanno un unico interesse: aumentare i loro portafogli. Serve, pertanto, un'azione forte da parte dello Stato centrale, ma anche da parte dei Comuni che devono respingere ogni tentativo di privatizzazione.
L'acqua è uno dei beni più preziosi per la vita, come l'aria. Con l'acqua si sopravvive, senza non esiste cibo o sostentamento di sorta. Senza acqua pulita e sicura non esiste situazione sanitaria soddisfacente e senza questa non si puo' combattere la miseria. Eppure il 40% degli abitanti del mondo soffre la penuria d'acqua. E quando si parla del 40% ci riferisce a oltre due miliardi di persone.
Ma non bisogna credere che la mancanza d'acqua sia un problema del terzo mondo. Anche nella nostra Italia, uno dei paesi più industrializzati al mondo, nove milioni di famiglie non hanno acqua a sufficienza e, periodicamente, assistiamo a scene indegne di un Paese “normale” e la protezione civile deve intervenire con autobotti per garantire almeno le forniture minime che assicurino la sopravvivenza.
Per questo crediamo che l'acqua non possa essere considerata come un bene economico nè tantomeno una merce. L'acqua è un bene primario, un diritto per tutti gli esseri umani e come tale non può essere oggetto di alcuna privatizzazione.
Ma perchè in Italia c'è una situazione così critica? Alla base delle carenze idriche nel nostro Paese ci sono le perdite degli acquedotti che sono stimate mediamente nel 30-40% dell'acqua trasportata e circa la metà dei Comuni italiani è senza impianti di trattamento degli scarichi.
Ma siamo proprio convinti che ad occuparsene debbano essere i privati? Personalmente credo di no e credo, invece, che sia lo Stato a doversi assumere l'onere di risistemare la rete idrica riducendo gli sprechi e, quindi, i costi. Basta rinunciare a qualche faraonica e inutile opera e i soldi necessari si trovano.
Credo, per esempio, che ai siciliani interessi di più avere l'acqua per bere e lavarsi piuttosto che ridurre i tempi per raggiungere la Calabria con un ponte, per di più pericoloso perchè sarebbe costruito in una zona altamente sismica.
E poi siamo sicuri che i privati lavorano meglio? Sono tanti i casi di errori commessi dagli “efficienti” privati. Errori che hanno costretto le Amministrazionia chiudere i rubinetti, nonostante le bollette con tanti zeri inviate a casa dei cittadini. L'acqua che usciva dai rubinetti non era potabile.
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