Mentre a livello nazionale, si è ancora in alto mare e non sembra ancora prossimo l'ingresso in porto di accordi auspicati dalla "
teoria dell'amore" inventata dal cavaliere, scioccato dal "colpo" subito in piazza Duomo, in Sicilia pare che qualcosa di concreto si stia profilando sul piano dell'accordo tra il governo minoritario della Regione ed il PD.
In questo laboratorio politico che è la nostra Isola, (forse perchè la situazione non è perfettamente speculare con quella di Roma, forse perchè si è cominciato a trattare molto prima ed in tempi non sospetti) potrebbe essere possibile un accordo tra governo e vecchia opposizione, senza che si gridi all
'inciucio, e senza che si turbi la coscienza di chi ancora crede nell'art.3 della Costituzione.
Nei giorni scorsi, subito dopo la presenza di Pierluigi Bersani a Palermo , s'è svolto il congresso regionale del PD e, a conclusione, dopo una laboriosa discussione, s'è stabilita la linea da seguire di fronte all'attuale situazione governativa in Sicilia.
Raffaele Lombardo aveva chiesto collaborazione per le riforme a chi ci stesse: Il Pd, praticamente ha deciso che ci sta, essendo disposto a contribuire all'attuazione di riforme che verranno proposte dal Governo e insieme concordate.
Niente partecipazione al governo della Regione, niente appoggio esterno, ma solo partecipazione concordata all'attuazione delle "riforme" riguardanti un ben preciso piano di sviluppo, con un pacchetto di priorità sulle effettive esigenze e urgenze dell'Isola. E ce ne sono diverse: a partire dal problema dello smaltimento dei rifiuti, che ormai assilla ogni angolo della Sicilia.
Ad altri problemi man mano identificati, appunto come impellenti.
Quanto stabilito non dovrebbe avere nessun carattere d'
inciucio, ma solo e soprattutto essere segno di responsabilità civica e politica, che nulla avrebbe a che vedere con le proposte suggerite in sede nazionale, dove per un eventuale accordo non si dovrebbe scartare un
escamotage per salvaguardare la "
serenità" del premier.