Il pentalogo del cambiamento
Questa legislatura è finita malissimo.
Ma la marcia che conduce al voto poteva cominciare peggio. Promette, almeno, una competizione elettorale e un sistema partitico diversi dal passato.
Una novità introdotta dal Partito democratico. Segno di ricomposizione, dopo anni di frantumazione.
La spinta impressa dal Pd ha prodotto effetti più rapidi e profondi del previsto. Dentro la coalizione. Ha emarginato i frammenti opportunisti. Ha indotto i partiti di sinistra ad aggregarsi, per "legittima difesa".
Ha, inoltre, contagiato il centrodestra. Spingendo Berlusconi a promuovere, senza indugi, il PdL. Il suo partito personale, allargato ad An e alle schegge politiche localiste e individuali, diffuse nel Paese. Mentre Casini, per ora, tituba. Teme che il suo partito si perda. E di perdere il partito. Ma alla fine, pensiamo, aderirà anche lui. Come sempre.
È, d'altronde, significativo che Berlusconi abbia scelto, a sua volta, di cambiare. Di seguire l'esempio del Pd, a centrosinistra. Segno che anch'egli considera definitivamente conclusa la transizione. Oppure - se si preferisce - la seconda Repubblica. Quella sorta di "bipersonalismo di coalizione", che ha opposto, per oltre dieci anni, il Cavaliere a Prodi.
Il cambiamento sarà la leva del voto, l'innovazione la sua misura".
Berlusconi non ha voluto lasciare al Pd e a Veltroni questo vantaggio competitivo. Temendo di apparire "vecchio". A capo di un'armata Brancaleone, affollata di sigle medie, piccole e minuscole.
Tuttavia, il vento del "nuovo" si respira dovunque. Fra i cittadini prima ancora che nei palazzi.
Non basterà a sopirlo un semplice cambio di sigle o, magari, di maggioranza. Ogni opera di mimetismo potrebbe, al contrario, sollevarlo di nuovo, in modo più violento di prima.
Il cambiamento si misurerà, semmai, nella capacità dei partiti di tradurre l'antipolitica in politica. Di rispondere alle domande espresse, ad alta voce, dalle proteste degli ultimi mesi; ma implicite anche nel diffuso clima di sfiducia sociale, rilevato dai sondaggi.
Nei mesi che separano dal voto, cinque aspetti, a nostro avviso, risultano importanti, più degli altri, per valutare quanto il cambiamento annunciato rifletta una volontà reale, oppure un'operazione cosmetica.
1) L'affermazione di soggetti politici "personalizzati", ma non "personali".
2) La definizione di programmi veri, alternativi. Con poche priorità. Chiare. Condivise.
3) La formulazione di liste veramente "nuove". Caratterizzate dalla presenza di alcune figure autorevoli, per quanto possibile esterne alle oligarchie di partito della seconda Repubblica.
4) Il grado di trasparenza nella scelta dei candidati. In base a criteri di competenza e moralità.
5) Infine, lo stile della campagna elettorale. Che sia civile, a differenza del passato. E tratti gli elettori da cittadini,
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