“ All’indomani
dell’approvazione del cosiddetto decreto svuota carceri, continuiamo a leggere
commenti positivi che provengono da grandi settori della politica italiana. In
vero troviamo qualche difficoltà a comprendere i motivi di tanto gaudio,
giacchè le norme approvate costituiscono solo un palliativo e non incideranno
significativamente sulle criticità che affliggono il sistema carcere. Facciamo
salvo l’impegno, l’entusiasmo, la determinazione ed il coraggio del Ministro
Severino ma si abbia coscienza che per restituire civiltà e dignità al panorama
carcerario c’è ancora molto, ma proprio molto, da fare".
Ancora
una volta il Segretario Generale della UIL Penitenziari, Eugenio SARNO, non
manca di far giungere i giudizi di inidoneità sulle norme appena approvate dal
Parlamento sulla situazione carceraria
“
Mi pare di cogliere nelle dichiarazioni dei politici quel sollievo che promana
dall’aver messo a posto la propria coscienza, che non sempre significa aver
risolto i problemi. Purtroppo si continua a pensare che il male del sistema sia
solo il sovrappopolamento, che è invece solo uno degli aspetti
dell’inefficienza del sistema penitenziario. Occorrerebbe non dimenticare – sottolinea il Segretario Generale della UIL
Penitenziari – che di fatto il lavoro intramurario non esiste più e la maggior parte
dei detenuti è costretta all’ozio; che è praticamente impossibile organizzare
percorsi rieducativi e riabilitativi considerata la mancanza di operatori e di
fondi; che non è possibile garantire la sicurezza sociale, come dimostrano le
recenti evasioni, considerata l’endemica carenza di organici dei poliziotti
penitenziari; che la maggior parte degli istituti penitenziari si connota per
decadenza strutturale al punto da non poter garantire nemmeno la salvaguardia
della salute di chi vive e lavora in carcere. Pertanto bearsi della possibilità
che attraverso tali norme possano, forse, accedere alla detenzione domiciliare
circa tremila detenuti, rispetto ad un sovraccarico di presenze di circa
23mila, vuol dire accontentarsi del
nulla. Tra l’altro la farraginosità dei meccanismi e la burocrazia imperante
dilazioneranno presunti benefici in tempi incompatibili con l’attuale emergenza”
Per
la UIL Penitenziari le scelte da operare sarebbero dovute essere ben altre
“ E’
mancato il coraggio o, forse, la competenza di scelte incisive. Noi continuiamo
a pensare che piuttosto che far uscire colpevoli certi è bene salvaguardare i
presunti innocenti. Il paradosso, infatti, è tutto, qui come dimostra il 42%
della popolazione detenuta priva di una condanna definitiva, con buona pace
della civiltà giuridica del nostro Paese e di Cesare Beccaria. Tra l’altro si
continua a non voler mettere nel novero delle ipotesi la possibilità di
allocare i soggetti tossicodipendenti in Comunità, piuttosto che detenerli in
carcere. Così come – aggiunge SARNO – la soppressione degli OPG
dovrebbe aprire una discussione sulla riconversione di quelle strutture e porre
interrogativi sulla custodia e l’osservazione dei soggetti criminali, non
necessariamente pazienti, verso i quali
non è stata ancora formulata diagnosi psichiatrica. Tutto questo ci fa dire che
sarebbe il caso di rivalutare l’intero piano carceri e l’opportunità di
costruire nuovi istituti che potrebbero non essere resi funzionali per la
mancanza di personale. Di nuove assunzioni, infatti, non c’è traccia o
menzione. Forse è il caso di ricordare, a riprova delle difficoltà, che dal 1
gennaio ad oggi – chiude il Segretario della UIL Penitenziari - sono
già sei i detenuti suicidatisi ( compreso l’italiano impiccatosi martedì a
Milano Opera); 25 i detenuti salvati da morte certa per suicidio dalla polizia
penitenziaria (sui circa 90 tentati suicidi) e sono circa 50 le unità dei
baschi blu aggredite e ferite da detenuti. I detenuti ristretti superano
abbondantemente le 67mila unità. Questi sono i numeri che non ci fanno beare e
che giustificano le nostre perplessità sui pannicelli caldi adottati dal
Governo”
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