"Il presidente della Camera sarebbe in grossa difficoltà se la fiducia non fosse posta su un testo che esce dalla commissione ma su un maxiemendamento del governo", ha detto Fini parlando con i giornalisti a Montecitorio.
Una mossa del genere significherebbe "per il Parlamento non poter svolgere il suo compito. Non tutte le fiducie hanno lo stesso impatto politico, in questo caso si tratterebbe di una questione di rispetto del governo nei confronti del Parlamento".
E' la seconda volta in meno di un mese che l'ex leader di Alleanza nazionale e cofondatore del Pdl lamenta una scarsa attenzione del governo nei confronti delle prerogative del Parlamento.
Non sempre le ciambelle riescono col buco.
L'avere "sistemato" Gianfranco Fini sullo scanno della Presidenza, evidentemente, era parsa a Berlusconi e alla sua truppa una mossa strategica in grado di collocare in mobing il secondo "vertice" del PDL, ponendolo in condizione di non intrigarsi politicamente per non uscire dai ranghi del suo compito istituzionale.
Ma Gianfranco Fini - politico di professione, come catalogato dallo stesso Berlusconi - ha atteso, ha studiato la situazione, ha cercato la via d'uscita e adesso, forte delle sue approfondite cognizioni cotituzionali, è riuscito a svicolare, ponendosi a difesa della funzione del Parlamento e mettendo così il collega di partito in difficoltà.
E' il caso di dire: Chi la fa l'aspetti.
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