sabato 3 ottobre 2009

MOLTEPLICI LE CAUSE DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO IN SICILIA: E QUASI TUTTE DOLOSE

Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello! – Dante Alighieri – Purgatorio – Canto VI ...



Sono rimasti ustionati tutti insieme padre, madre e figlio. E' la drammatica sorte toccata ai componenti della famiglia De Luca di Giampilieri Superiore. Nella loro abitazione, dopo la frana che ha sconvolto il paese, c'é stata un'esplosione dovuta a una fuga di gas. Il ragazzo, di una trentina d'anni, è morto, mentre i genitori sono ricoverati in gravi condizioni nel centro grandi ustionati dell'ospedale di Palermo.

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Non solo l'acqua ma anche il fuoco è stato causa del disastro "annunciato" che si è verificato nella Sicilia nord orientale. Le frane e gli smottamenti nelle zone collinari di Messina, tra le province più piovose d'Italia come dimostra l'alluvione di appena due anni fa, sono determinati infatti non solo da fenomeni come l'abusivismo edilizio, ma pure dagli scarsi interventi effettuati dopo gli incendi, spesso dolosi, che ogni anno puntualmente bruciano centinaia di ettari di bosco e macchia mediterranea, indebolendo e rendendo i terreni più "deboli". Ne sono convinti esperti, ambientalisti e sindacalisti che si occupano di forestazione. "Messina ha la superficie verde più estesa della Sicilia - dice Salvatore Lo Balbo, della segreteria nazionale della Flai-Cgil - ma è anche la provincia che ha una quantità di territorio demaniale forestale al di sotto della media regionale. Molti terreni sono privati, che non fanno opere di consolidamento". Per Lo Balbo "la carenza di prevenzione e di manutenzione provoca danni al terreno per l'assenza di alberi, vegetazione e di canali per fare defluire l'acqua". Secondo i dati diffusi dall'Ispettorato forestale di Messina, nel 2008 sono andati in fumo 1.497 ettari. "Gli unici interventi vengono fatti dal Demanio forestale - sostiene Peppino Restifo del movimento Ecologia sociale - che però si prende cura delle sommità collinari. Il resto è abbandonato, le colline messinesi un tempo famose per i terrazzamenti presidiati dagli agricoltori ormai sono ridotte a terre incolte". Restifo cita l'esempio del Burgensatico di Pezzolo, oltre 200 ettari di terra di proprietà del comune di Messina: "Gli agronomi ci spiegano che è proprio ridotto male, persino la macchia mediterranea stenta a crescere; ecco come l'amministrazione di Messina gestisce i suoi beni". E le parole più chiare sono del capo dipartimento della protezione civile, Guido Bertolaso:"O si fa una grande opera di messa in sicurezza di tutto il territorio nazionale o queste tragedie sono destinate a ripetersi.
(Da Sicilia Informazioni.com)



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

imparato molto

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