Nata a Barcellona, si chiamava Giuseppa Bolognani (Calcagno ? ) e visse in un periodo che precedette e seguì la spedizione dei Mille in Sicilia.
Per
la storia, essa fu una figura eroica, che lasciò un’indelebile impronta
nella lotta contro l’oppressione borbonica, fulgendo per il suo
coraggio e la sua astuzia, particolarmente durante l’insurrezione del 31
maggio 1860, a Catania, contro il colpo di coda della resistenza
borbonica.
In
quella giornata di lotta, le squadre catanesi, male armate, ed in
inferiorità numerica rispetto al nemico, per ben sette ore tennero
fronte a circa duemila borbonici. Giuseppina Bolognani, che praticamente
era da supporto come vivandiera ai giovani siciliani, partecipò con
molto ardore e grande intelligenza allo scontro, così da diventare il
deus ex machina della difficile situazione.
Due
furono gli episodi che la resero memorabile: ed entrambi caratterizzati
da stratagemmi per l’utilizzo di pesanti pezzi d’artiglieria.
Unitasi
ai rivoltosi, una prima volta li aiutò a trasportare un cannone,
nascosto dal 6 aprile 1849 in un pozzo, e a trasferirlo nell’atrio di un
palazzo.
Aperto
all’improvviso il portone, Giuseppina scaricò una cannonata contro i
borbonici in transito, che colti di sorpresa furono costretti rifugiarsi
dietro alcune barricate, lasciando sulla strada diversi caduti e un
pezzo di artiglieria. Non essendo possibile avvicinarsi al cannone per
impossessarsene, a causa del fuoco dei soldati, Peppa escogitò uno
stratagemma: usando una corda a mo’ di lazos riuscì ad imbrigliare e,
con l’aiuto dei giovani, a tirare l'affusto fino ad impossessarsene.
Verso mezzogiorno, Peppa, aiutata da alcuni popolani, trascinò il
mortaio fino alla Marina, dove però si vide fronteggiare da due
squadroni di lancieri. Gli insorti per non essere sopraffatti
scapparono, lasciando sola la donna che, rimasta dietro l’affusto,
ricorse all’astuzia di far credere che il cannone non funzionasse. Pose
sulla bocca della canna un po’ di polvere e le diede fuoco, per fare
sembrare che il colpo avesse fatto cilecca. I lancieri abboccarono e,
sicuri d’avere già in mano la preda, si gettarono all’assalto. Fu allora
che Peppa accese la miccia, l’arma sparò veramente e investì in pieno
gli assalitori. Ciò consentì all’eroina di fuggire e mettersi in salvo.
Dalla Sicilia alle Alpi, anzi addirittura alla Svizzera.
Giulia Calame Modena |
Tra
le tante figure di donne che generosamente entrarono nella storia del
nostro Risorgimento, spicca pure quella di una giovane ginevrina, Giulia
Calame, una collegiale sedicenne che innamoratasi, nonostante il
divieto dei genitori, si unì all'attore veneto Gustavo Modena, fervente
mazziniano, profugo in Svizzera dopo il fallimento dei moti
risorgimentali del 1830/31.
Avendo
condiviso la vita di esule col marito, espulso dopo due anni dalla
Svizzera, lo seguì prima in Francia e poi a Londra, dove incontrarono
Giuseppe Mazzini. Quando la situazione politica si fece più favorevole,
Giulia e Gustavo decisero di rientrare in Italia, dove l’attore poté
riprendere con successo l’attività teatrale in molte città. Ma nella
primavera del 1848, quando scoppiarono i moti insurrezionali a Venezia,
città d’origine di Gustavo, la coppia si unì agli insorti, combattendo
sulle barricate, dove una pallottola ferì Giulia alla spalla. Dopo una
breve prigionia Gustavo, espulso dal restaurato Regno lombardo-veneto,
riprese la sua carriera teatrale a Torino, ma nel 1849 Mazzini e la
Repubblica Romana li chiamarono a nuove prove. Qui Giulia si unì ad
altre donne che hanno lasciato una traccia luminosissima nella nostra
storia, dedicando anima e corpo ad assistere e curare i feriti in uno
degli ospedali militari, che Cristina di Belgiojoso aveva finanziato e
organizzato, insieme a Enrichetta di Lorenzo Pisacane e a Giulia Bovio
Paulucci.
Negli anni tormentati del nostro Risorgimento molte donne si sacrificarono per il raggiungimento dell’indipendenza italiana, al fianco di ben più noti illustri personaggi della nostra storia. L’oscurità e il silenzio che sono calati su molte di esse, che hanno messo la propria vita a disposizione della lotta risorgimentale, rappresentano uno di quei buchi neri della storia d'Italia.
FRA' GALDINO
Negli anni tormentati del nostro Risorgimento molte donne si sacrificarono per il raggiungimento dell’indipendenza italiana, al fianco di ben più noti illustri personaggi della nostra storia. L’oscurità e il silenzio che sono calati su molte di esse, che hanno messo la propria vita a disposizione della lotta risorgimentale, rappresentano uno di quei buchi neri della storia d'Italia.
FRA' GALDINO
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