“ Per comprendere appieno la reale portata delle deficienze organiche in seno al Corpo di Polizia Penitenziaria occorre ricordare che nel 2001, quando ne fu decretata la pianta organica, erano in servizio circa 42mila unità, con una popolazione detenuta attestata intorno alle 45mila presenze. Dieci anni dopo con una popolazione detenuta che ha sfondato quota 68mila, con molti istituti penitenziari nuovi e qualche decina di nuovi padiglioni attivati, la polizia penitenziaria conta 37.784 unità. In sintesi negli ultimi dieci anni la popolazione detenuta è aumentata del 51% mentre l’organico della polizia penitenziaria ha subito un decremento di circa il 9%. Ogni ulteriore commento ci pare davvero inutile”
E’ quanto dichiara Eugenio SARNO, Segretario Generale della UIL Penitenziari, che illustra i risultati di uno studio effettuato sulle vacanze organiche del personale rilevate dal DAP al 31 ottobre 2011.
“ Quelle delle carenze organiche costituisce una delle più gravi criticità, ed è evidente che questa situazione è di grave nocumento al raggiungimento degli obiettivi di rieducazione e risocializzazione che la Costituzione affida al sistema penitenziario e determina anche un grave vulnus alla sicurezza sociale. A scorrere bene i dati – prosegue SARNO – si appalesano forti vacanze organiche anche nei profili degli operatori demandati al trattamento intramoenia. All’appello, infatti, mancano 93 dirigenti, 318 contabili, 494 assistenti sociali e 325 educatori. Questi numeri sono parte integrante della deriva dell’universo penitenziario che, nel solo 2011, conta 65 suicidi, 945 tentati suicidi, oltre 5000 atti di autolesionismo grave e circa 400 agenti penitenziari feriti per aggressioni subite da detenuti ”
Ma è soprattutto la situazione organica della polizia penitenziaria a finire sotto la lente di ingrandimento della UIL Penitenziari
“ Al dato complessivo delle circa 3.800 unità mancanti all’organico decretato (comunque inattuale rispetto alla situazione attuale) occorre sottolineare come siano ben 3.105 i baschi blu che operano in strutture non penitenziarie ( di cui circa 750 nei PRAP, circa 300 nelle Scuole, circa 160 negli UEPE, 45 al magazzino Vestiario e circa 1100 al DAP), a cui occorre sommare le 231 unità che operano in altre Amministrazioni o Enti. Noi riteniamo che di fronte alla desertificazione dei contingenti operativi tutto ciò sia insostenibile e pertanto auspichiamo che il Capo del DAP ma lo stesso Ministro Severino vogliano aprire un confronto sulla questione. Di certo il prossimo 23 dicembre quando incontreremo il Ministro della Giustizia questo sarà uno degli argomenti che vorremmo affrontare. Non è possibile che circa il 10% dell’intero organico della polizia penitenziaria sia destinato a strutture non operative. Sono circa 150 i poliziotti penitenziari – elenca il Segretario Generale della UIL Penitenziari - applicati presso sedi giudiziarie, 37 quelli distaccati presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, 13 al Ministero dell’Interno, 3 alla Corte dei Conti e così via. Qualcuno ci dica perché alcune unità di polizia penitenziaria sono distaccate nei posti più disparati : al Ministero della Salute, alla regione Molise, alla regione Sicilia, al Consiglio di Stato piuttosto che alla CONSOB o addirittura alla Commissione di garanzie per gli scioperi! Allo stato, tra l’altro, è praticamente impossibile conoscere il numero esatto del contingente di polizia penitenziaria in servizio negli uffici del Ministero di Via Arenula. Occorre fare chiarezza e razionalizzare l’impiego del personale. Noi vorremmo qualche usciere in meno e qualche poliziotto in più nelle carceri. A tal proposito ci pare eclatante il dato che emerge nel Lazio : a fronte di 5044 poliziotti penitenziari in regione, solo 3275 operano in carcere. Ben 1769 sono quelli impiegati in strutture amministrative. E – chiosa SARNO - se non si può certo continuare ad aprire nuove strutture senza assumere personale è anche vero che qualche unità in meno nei palazzi del potere potrebbe alleviare i sacrifici di quel personale che per garantire la funzionalità delle carceri spesso è costretto a rinunciare ai propri diritti elementari come risposi settimanali e ferie”.
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