Il Fronte Nazionale Siciliano spezza una lancia in segno di solidarietà con i lavoratori - in servizio e non - dei Cantieri Navali ed auspica che a Palermo vengano rilanciati, contemporaneamente (e non in alternativa l'uno con l'altro), i settori della costruzione, della trasformazione e della riparazione navale.
"A parere degli Indipendentisti FNS - si legge inun comunicato firmato da Giuseppe Scianò e Corrado Mirto - la crisi che oggi attanaglia il settore cantieristico in Sicilia, e soprattutto a Palermo, era prevedibile nella considerazione del fatto che la classe politica ed i Partiti (e talvolta anche i Sindacati), negli ultimi cinquant'anni, hanno preferito adeguarsi ad una politica cantieristica nord-centrista. Con la conseguenza, scontata, di ridurre i Cantieri Navali Siciliani ad un ruolo marginale rispetto ai grandi progressi che il settore raggiungeva (e raggiunge) nel Mediterraneo e nel Mondo, e ad un ruolo di subordinazione rispetto agli interessi dei grandi gruppi cantieristici ed armatoriali, privati e/o pubblici, del Continente".
"Sono mancate, cioè, la fantasia e la capacità di impostare una strategia siciliana per la cantieristica siciliana. Ed è mancata, persino, la cultura del lavoro e della produttività".
"Non è, tuttavia, tutto perso. L'economia siciliana potrebbe e dovrebbe risorgere con nuove prospettive e guardando sia ai vecchi che ai nuovi "mercati".
"Ma - diciamolo francamente - occorre anche il coraggio (inteso come consapevolezza) di essere Siciliani"
"A Palermo - conclude la nota - si deve, altresì, aprire alle commesse delle navi della flotta militare italiana e della flotta NATO. Analogo discorso vale per tutta la cantieristica siciliana".
"A parere degli Indipendentisti FNS - si legge inun comunicato firmato da Giuseppe Scianò e Corrado Mirto - la crisi che oggi attanaglia il settore cantieristico in Sicilia, e soprattutto a Palermo, era prevedibile nella considerazione del fatto che la classe politica ed i Partiti (e talvolta anche i Sindacati), negli ultimi cinquant'anni, hanno preferito adeguarsi ad una politica cantieristica nord-centrista. Con la conseguenza, scontata, di ridurre i Cantieri Navali Siciliani ad un ruolo marginale rispetto ai grandi progressi che il settore raggiungeva (e raggiunge) nel Mediterraneo e nel Mondo, e ad un ruolo di subordinazione rispetto agli interessi dei grandi gruppi cantieristici ed armatoriali, privati e/o pubblici, del Continente".
"Sono mancate, cioè, la fantasia e la capacità di impostare una strategia siciliana per la cantieristica siciliana. Ed è mancata, persino, la cultura del lavoro e della produttività".
"Non è, tuttavia, tutto perso. L'economia siciliana potrebbe e dovrebbe risorgere con nuove prospettive e guardando sia ai vecchi che ai nuovi "mercati".
"Ma - diciamolo francamente - occorre anche il coraggio (inteso come consapevolezza) di essere Siciliani"
"A Palermo - conclude la nota - si deve, altresì, aprire alle commesse delle navi della flotta militare italiana e della flotta NATO. Analogo discorso vale per tutta la cantieristica siciliana".
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