"Caliti juncu chi passa la china"("piegati giunco perchè passa la piena"). Tu, giungo, che sei flessibile, potrai così uscire indenne dalla furia delle acque.
Sembra che sia questa la filosofia che sta animando il duetto Berlusconi-Tremonti di fronte alla crescente crisi, che ogni giorno che passa diventa sempre più intrattabile.
Mentre in tutto il mondo, a partire dall'America e dagli altri Stati a noi più vicini, si sta cercando di affrontare questa specie di tsumani economico con gli strumenti possibilmente più adeguati, la bella Italia affascinata dall'accattivante sorriso a 32 denti del suo premier, è invitata dal maghetto dell'economia Tremonti a chinarsi come il giunco e attendere che la buriana passi. Si alzerà dopo più fresca e più bella di prima. Solo che questa nostra bella Patria non ha la stessa flessibilità di un giunco, anzi è piuttosto fragile e ingessata, fragilissima per una serie di fattori, non ultime l'ingordiga insensibiltà dei padroni della barca (industrialoni e banchieri) e l'insipiente ingordigia dei nostri uomini politici.
Come scrive Eugenio Scalfari nel suo lungo pezzo domenicale, apparso oggi su "La Repubblica" : "Il governo - di questo bisogna esser consapevoli - la bacchetta magica non ce l'ha. Ma qualche cosa potrebbe e dovrebbe pur fare. L'ha fatto? Lo sta facendo? Lo farà? Quanto, come, quando?
Questa ormai imperiosa domanda gli viene posta ogni giorno dalle categorie interessate, dai sindacati, dall'opposizione, dagli enti locali. Ma una risposta vera e completa non è ancora venuta. Il governo naviga a vista in un mare tempestoso e irto di scogli. Perciò la paura aumenta e con essa cresce la fragilità delle aspettative."
Insomma, altro che giunco che si piega di fronte alla furia delle acque, l'Italia, e con essa il suo Governo, è tutt'al più un fuscello in mezzo alla tempestosa crisi. Un fuscello che chissà dove sarà finito, una volta calmatesi le acque.
Eppure, ancora si è forse in tempo per fare qualcosa di consistente per metterci al riparo. Ecco perchè, incalzando, osserva lo stesso petulante Scalfari, rivolgendosi direttamente al Ministro dell'Economia: "Caro Tremonti, la realtà è questa.... La verità è che lei spera che la nottata passi e che il sistema Italia ne esca vivo. A quel punto lei potrà rivendicare il merito di non aver fatto niente. Un temporeggiatore lungimirante come lo fu il console Fabio Massimo che sfiancò Annibale. Ma la tempesta perfetta che si è abbattuta sul mondo intero non ha niente a che vedere con gli elefanti cartaginesi. Qui il temporeggiatore non serve, ci vorrebbe piuttosto uno Scipione al quale però - mi scusi - lei non somiglia né tanto né poco."
Sembra che sia questa la filosofia che sta animando il duetto Berlusconi-Tremonti di fronte alla crescente crisi, che ogni giorno che passa diventa sempre più intrattabile.
Mentre in tutto il mondo, a partire dall'America e dagli altri Stati a noi più vicini, si sta cercando di affrontare questa specie di tsumani economico con gli strumenti possibilmente più adeguati, la bella Italia affascinata dall'accattivante sorriso a 32 denti del suo premier, è invitata dal maghetto dell'economia Tremonti a chinarsi come il giunco e attendere che la buriana passi. Si alzerà dopo più fresca e più bella di prima. Solo che questa nostra bella Patria non ha la stessa flessibilità di un giunco, anzi è piuttosto fragile e ingessata, fragilissima per una serie di fattori, non ultime l'ingordiga insensibiltà dei padroni della barca (industrialoni e banchieri) e l'insipiente ingordigia dei nostri uomini politici.
Come scrive Eugenio Scalfari nel suo lungo pezzo domenicale, apparso oggi su "La Repubblica" : "Il governo - di questo bisogna esser consapevoli - la bacchetta magica non ce l'ha. Ma qualche cosa potrebbe e dovrebbe pur fare. L'ha fatto? Lo sta facendo? Lo farà? Quanto, come, quando?
Questa ormai imperiosa domanda gli viene posta ogni giorno dalle categorie interessate, dai sindacati, dall'opposizione, dagli enti locali. Ma una risposta vera e completa non è ancora venuta. Il governo naviga a vista in un mare tempestoso e irto di scogli. Perciò la paura aumenta e con essa cresce la fragilità delle aspettative."
Insomma, altro che giunco che si piega di fronte alla furia delle acque, l'Italia, e con essa il suo Governo, è tutt'al più un fuscello in mezzo alla tempestosa crisi. Un fuscello che chissà dove sarà finito, una volta calmatesi le acque.
Eppure, ancora si è forse in tempo per fare qualcosa di consistente per metterci al riparo. Ecco perchè, incalzando, osserva lo stesso petulante Scalfari, rivolgendosi direttamente al Ministro dell'Economia: "Caro Tremonti, la realtà è questa.... La verità è che lei spera che la nottata passi e che il sistema Italia ne esca vivo. A quel punto lei potrà rivendicare il merito di non aver fatto niente. Un temporeggiatore lungimirante come lo fu il console Fabio Massimo che sfiancò Annibale. Ma la tempesta perfetta che si è abbattuta sul mondo intero non ha niente a che vedere con gli elefanti cartaginesi. Qui il temporeggiatore non serve, ci vorrebbe piuttosto uno Scipione al quale però - mi scusi - lei non somiglia né tanto né poco."
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