Quello che sta accadendo nell'ex Birmania ( adesso rinnovata nel nome - Myanmar - ma non nei metodi di conduzione politica) è davvero tremendo e non può non ricordarci fatti già avvenuti nella vicina Cina, nella stessa Birmania, nel 1988, e meno recentemente in Ungheria. Eppure c'è qualcosa di straordinariamente nuovo adesso: decine di migliaia di monaci buddisti, da settimane, sfilano per le strade di Rangoon , appoggiati, dal popolo birmano ormai stanco del regime dittatoriale che l'opprime. Nelle ultime ore, la manifestazione nata per una protesta pacifica, nonostante il permanere del comportamento mite dei monaci e ordinato della popolazione al seguito, è stata insanguinata dall'intervento repressivo di un regime militare che da anni ha instaurato un clima di paura, antidemocratico, liberticida. Già si registrerebbero una decina di morti, tra cui una paio di monaci, una ventina di feriti, centinaia di arresti. Negli ultimi giorni, alla protesta si sono aggiunti moltissimi studenti universitari, che assieme al popolo sfilano sventolando bandiere rosse con lo stemma della Lega Democratica,:un pavone giallo. Chiedono che gli arrestati e tutti i prigionieri politici, tra cui la leader della Lega per la Democrazia, Suu Kyi, vengano liberati. Per questi gravissimi fatti, che potrebbero avere rovinose conseguenze per i manifestanti e l'intero paese, si è riunito d'urgenza il Consiglio delle Nazioni Unite, nella speranza di potere fermare lo "zunamy"di un nuovo massacro, forse peggiore di quello perpetrato diciannove anni fa, quando scattò la brutale repressione della cosiddetta "primavera democratica birmana". Adesso una considerazione: noi che viviamo, in una democrazia - anche se imperfetta e forse anche malata - se dovessimo perdere la libertà , come già è avvenuto 85 anni fa, troveremmo tanta gente e tanti religiosi pronti a scendere in piazza per farcela riacquistare? Da qualche ora mi arrovella un dubbio, ma non ho il coraggio di esprimerlo.
(Nella foto: una veduta della pacifica sfilata dei monaci buddisti)
Fra' Galdino
2 commenti:
in un vecchio interessante film di Gainsbourg, il fu Serge (nell'aiutare la figlia a fare i compiti) sosteneva come sicuro indice di povertà la mancanza di carta igienica. ecco, quando ci mancherà la carta igienica, o il piatto di pasta con la salsa a pranzo, decideremo che è l'ora di iniziare una rivolta. ma sarà già tardi.
Non sapevo che abbiamo un filosofo di nome Lucio
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