MILANO - L'associazione Libertà e Giustizia lancia un appello contro la costruzione del Ponte sullo Stretto. "Le polemiche sulla costruzione del Ponte sullo stretto di Messina sono note. Come le contrarietà espresse dalla comunità scientifica, da amministratori locali e autorità statali. Intanto, frana la Calabria e frana la Sicilia. Proprio le due regioni sulle cui spalle dovrà appoggiarsi il Ponte. Che fare? L'unica decisione, in questa fase storica, sarebbe quella di bloccare quell'informe cantiere che il 23 dicembre è stato aperto in sordina (forse per vergogna) nei pressi di Cannitello, sul versante calabrese, spacciandolo per la "prima pietra" del Ponte. È la proposta che 'Libertà e Giustizia' si sente di avanzare al mondo politico, alla comunità scientifica, agli amministratori, agli imprenditori, al mondo accademico e culturale dell?intero Paese.
"Si dia vita, non al Ponte, ma a quel Piano urgente di prevenzione e difesa del suolo di cui il Paese ha bisogno. Quel Ponte, altrimenti, crescerebbe sui "piedi di argilla" ricordati da Bertolaso. Anche ammettendo che possa essere una delle meraviglie del mondo (ipotesi, peraltro, discutibile), il Ponte esalterebbe il disastro del famoso "sfasciume pendolo" di cui scrisse Giustino Fortunato. La prima pietra del Ponte gettiamola in mare prima che ci cada sulla testa".
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CHI E' L'ASSOCIAZIONE LIBERTA' E GIUSTIZIA
Nata su proposta di note personalità della cultura italiana, come Gae Aulenti, Giovanni Bachelet, Enzo Biagi, Umberto Eco, Alessandro Galante Garrone, Claudio Magris, Guido Rossi, Giovanni Sartori e Umberto Veronesi, ha come scopi dichiarati nel suo Manifesto quelli di "dare un senso positivo all’insoddisfazione che cresce verso la politica, trasformandola in partecipazione e proposta"[1] e di "essere l’anello mancante fra i migliori fermenti della società e lo spazio ufficiale della politica" Tra gli obiettivi: la laicità dello Stato, l'efficacia e la correttezza del'agire politico, l'equilibrio tra i poteri.
L'associazione è stata inaugurata il 17 novembre 2002, al Piccolo Teatro Studio di Milano, davanti a un migliaio di partecipanti.[2]
La sua attività si basa su pubblicazioni, convegni, seminari, proposte di legge[3]
14 commenti:
Ripeto quanto commentato in un precedente post:
"Il ponte dovrebbe essere realizzato con capitali privati,mentre il risanamento idrogeologico del territorio necessita di capitali pubblici.
E' ora di finirla con la solita solfa che ad ogni calamità bisogna utilizzare i fondi per la costruzione del ponte per riparare quel che la natura distrugge.E' già successo con il terremoto in Abruzzo.
Chissà come mai nessuno chiede di stornare i fondi della TAV o delle altre numerose e necessarie opere che servono per dotare il nostro paese di una moderna rete infrastrutturale di trasporti.
La costruzione del Ponte sullo stretto è una importante opera necessaria per superare l'isolamento geografico, territoriale e culturale della nostra regione.
La mia paura è che purtroppo non se ne farà niente,come al solito.
Infatti manca ancora il progetto esecutivo."
Sarebbe opportuno forse lanciare un appello per abbattere i costi della politica cominciando con l'abolizione delle provincie e di tutti gli enti inutili che affollano la nostra "serva Italia"
e che la fanno assomigliare sempre più ad un vero "bordello",come ama ripetere spesso l'autore di questo interessante blog.
Ci sono calcoli abbastanza realistici che quantificano i risparmi dello "sperpero" in circa
40 miliardi di euro l'anno,altro che ponte.
Potrebbero liberarsi le risorse necessarie per fare di questo paese (corruzione permettendo) un paese civile.
Domanda: quanti sono i soldi che lo Stato mette per il ponte e che dovrebbero per alcuni essere destinati altrove?
Per quanto riguarda il finanziamento dei lavori 27,6 miliardi sono quelli che il Cipe ha approvato, ma solo 2,8 miliardi sono della legge Obiettivo, soldi dello Stato: cioè di noi contribuenti.
«Altri 7,3 miliardi, secondo Matteoli, verrebbero prelevati da fondi Fas europei per realizzare infrastrutture, nel Meridione per un 85% e un 15% nel Centro Nord, mentre oltre 8 miliardi verrebbero da project financing», ossia «dai privati».
Di diverso avviso è Lega Ambiente secondo cui non esiste ancora né un progetto definitivo né un piano finanziario per il ponte. S'è finto di mettere la prima pietra, in un cantiere che riguarda solo lo spostamento d'una linea ferroviaria progettato e pagato (30 milioni di euro) dalle Ferrovie dello Stato in località Cannitello. È questa l´unica certezza, assieme al fatto che sono stati immobilizzati dal Cipe 1,3 miliardi per il progetto del Ponte quando interventi ben più urgenti in quella parte d’Italia sono rinviati. A partire dalla messa in sicurezza del territorio fino al raddoppio della linea ferroviaria Palermo-Messina».
Non credo sia giusto stornare i soldi per il ponte sullo stretto per il risanamento del territorio. O per altre iniziative, siano pure importantissime. Se non si farà il ponte, i soldi devono essere ritornati all'Europa, allo Stato e ai cittadini.
Comunque dire che "la costruzione del Ponte sullo stretto è una importante opera necessaria per superare l'isolamento geografico, territoriale e culturale della nostra regione" è un'enormità. Ci stanno collegando alla Calabria, mica alla Lombardia...
andrea
Quindi lo Stato contribuisce con circa il 10% del totale necessario. Sarebbe bene ricordarlo ogni tanto, visto che molti credono che il ponte verrebbe finanziato interamente con soldi dello Stato.
I soldi Fas servono per le infrastrutture che mancano in Sicilia e Calabria, e non per essere stornati su un'unica struttura, che poi non si sa se si farà.
costruendo il ponte si dovrà per forza fare interventi idrogeologici del territorio, i lavori dovranno camminare pari passo.
Per Anonimo delle 23,42 ,il ponte ci collega alla rimanente parte dell'italia non solo alla Calabria.
mi scusi,sig. vanni zagara, ma la Sicilia è davvero "indietro culturalmente" rispetto al resto d'Italia?
anonino delle 23,42 ora delle 17,12
La questione sollevata dall'anonimo
delle 17,12 è di grande rilevanza e credo che abbia bisogno di essere approfondita.
Io non ho affermato "indietro culturalmente" ho parlato di isolamento culturale.
Infatti la mancanza di una adeguata rete infrastrutturale di trasporti(strade , ferrovie,porti etc.) è un marcatore forte “dell'isolamento” di una comunità.
L'isolamento culturale della nostra Sicilia ha radici antiche e nasce già con l'Unità d'Italia
quando i “Piemontesi” spostarono le risorse economiche e finanziarie nel Nord Italia
favorendo in quelle regioni un forte sviluppo economico e culturale che segnò inevitabilmente un forte Gap socioeconomico tra Nord e Sud.
I grandi investimenti infrastrutturali che ci furono in quelle regioni aumentarono notevolmente il gap tra nord e sud che si misura in:
-Arretratezza delle grandi reti
infrastrutturali e di trasporto;
-Fragilità del sistema formativo
nella nostra regione(scolastico e
professionale) con carenza di
adeguate strutture formative
(Scuole ed università);
- Economia debole con conseguente
forte disoccupazione;
-Servizi sanitari scadenti che
hanno costretto i Siciliani a
curarsi al Nord.
-Ambiente urbano degradato con
scarsa cura dei nostri “beni
culturali”che sono tanti, a
testimonianza della nostra ricca
storia.
-Servizi sociali carenti (asili
nido, case di riposo per anziani
etc,).
La cultura comunicativa nasce al Nord che è sede dei grandi network nazionali,della grande stampa , ed è anche sede delle grandi banche ,che aprono sportelli al
sud per drenare denaro da investire nelle grandi aziende del Nord con garanzie sul capitale irrisorie.(Parmalat insegna).
Se questo non è isolamento culturale qualcuno sa dirmi cos'è?
secondo me è la Storia... finchè il bacino del Mediterraneo nel quale insistiamo sarà povero, hai voglia a costruire i ponti... la mia battuta delle 23,42 aveva questo senso... la Sicilia è nel Mediterraneo, che oggi come oggi è povero, se il ponte ci collegase al centro europa- laddove si fa la Storia attuale e quindi l'economia- avrebbe un senso; siccome ci collega con la parte più povera e indietro culturalmente del Mediterraneo (il Sud Italia, la Calabria in particolare)non può avere nessuna funzione. Questo non vuol dire che non debba essere costruito, cmq... il ponte avrebbe una sua funzione estetica, darebbe qualche posto di lavoro per molto tempo e poi snellirebbe la vita dei pendolari dello Stretto... non vi bastano queste motivazioni?
"anonimo a tot ore"
Ma nessuno pensa che al mondo avvengono terremoti della durata di un minuto e mezzo con onde anomale capaci di superare in altezza un grattacielo? E che le sponde dove si dovrebbe appoggiare il fantomatico ponte sono in una zona sismica di tale portata, oltre ad essere fatte di pastafrolla?
Rendiamoci conto, una volta per sempre, dell'escamotage che i nostri cari amici stanno tentando, la cui finalità è rivolta piuttosto al presente (miliardi da spendere subito per lavori propedeutici con conseguente lucro)anzicché al risultato futuro (ponte mai realizzato).
Credo che gli studi di fattibilità sul ponte abbiano affrontato il problema posto da Agapito.
Credo non basta: anzi non c'è neppure possibilità di credere che siano stati affrontati i reali problemi di fondo, che sono appunto qurelli collegati alla sismicità del territorio e alla sua fragilità idrogeologica. Tant'è vero che ci siamo resi conto della realtà non presagendo ma subendo eventi disastrosi: quali il terremoto e i recenti cedimenti che hanno sconquassato Sicilia e Calabria.
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